Dibattito sempre più acceso sulla legge.

Il ministro Costa si tira indietro: “Se c’è la fiducia lascio”. L’appello del Movimento Italian* senza cittadinanza: “Esca dai palazzi, venga a conoscere quest* bambin*. Si parla del presente e del futuro di chi già è italiano, cresciut* in Italia. Legge sullo ius soli non più rinviabile.

Il rischio è che il voto sulla riforma possa slittare. Ma questa volta potrebbe non esserci una seconda possibilità: se non si va in aula entro al fine di luglio, il rinvio a settembre e il futuro sempre più incerto sulla durata del governo, potrebbe decretare la fine per la riforma della cittadinanza. Sul tema, infatti, il dibattito in queste ore si fa sempre più accesso, col segretario del Partito democratico, Matteo Renzi, che parla di una “legge di civiltà” non più rinviabile. E con, dall’altra parte, con il ministro degli Affari regionali Enrico Costa, che si dice pronto a lasciare l’esecutivo nel caso si decida, come più volte ipotizzato, di andare al voto di fiducia.

Un tira e molla che non piace alle associazioni che si battono perché diventino operative le nuove regole sull’acquisizione della cittadinanza italiana. “Non possiamo più aspettare – sottolinea Paula Baudet Vivanco del movimento Italiani senza cittadinanza-. A forza di rinvii io sono diventata madre e rischiamo di diventare nonni. Qui si parla del presente e del futuro di chi già è italiano, cresciuto in Italia. Noi diretti interessati continuiamo a mobilitarci andando in Senato e portando i senatori fuori da Palazzo Madama. Da quando la riforma è arrivata in aula abbiamo inviato una nostra delegazione in tribuna ogni settimana, perché aspettiamo da troppo tempo, e quindi per noi ogni giorno è quello necessario a votare una riforma che riguarda migliaia di bambini, e assolutamente non riguarda chi arriva oggi in Italia”. Nei prossimi giorni il movimento consegnerà a senatori e ministri le 43 mila firme della petizione a favore dello ius culturae e ius soli temperato.

“Vorremmo incontrare e consegnare la petizione e le firme anche al ministro Costa – aggiunge Vivanco -. Gli diremo che gli vogliamo bene comunque ma che in cambio deve cercare di uscire dai grandi palazzi e venire a trovarci o accompagnarci nelle scuole d’Italia dove quotidianamente si fa l’Italia”. Per questo continuano le mobilitazioni. “Siamo stat* con le nostre magliette al sit-in di Modena e a Modena torneremo per una iniziativa che stiamo organizzando con il Comune – spiega ancora Vivanco -. Dobbiamo valorizzare che vede e crede nell’Italia di oggi, come i consigli comunali di Modena e Reggio Emilia, che hanno approvato una mozione a favore del voto subito della riforma e di appoggio al nostro movimento di diretti interessati. Inoltre saremo a Padova lunedì 17 sempre a manifestare a favore di bambini e bambine. E stiamo organizzando una iniziativa su Roma dove porteremo con noi chi le scuole le vive quotidianamente: alunni e alunne. Troviamo vergognosa la campagna mediatica dove per parlare di figli e figlie dell’immigrazione si usano foto di sbarchi di adult* che vivono tutto un altro percorso – aggiunge -. Fotografino chi è veramente interessato dalla riforma: un milione di italian* senza cittadinanza. Insomma ampissima scelta. E facciano un esame di coscienza anche i politici che sanno perfettamente che questa riforma riguarda bambin* e adolescenti delle scuole italiane. Altrimenti il dubbio gigantesco è che il testo non lo abbiano proprio letto”.

Anche le associazioni della campagna l’Italia sono anch’io esprime la sua più forte preoccupazione per l’ennesimo rinvio della discussione e chiede con forza l’approvazione della legge nel mese di luglio. Altrimenti – sottolinea – si avrà la “definitiva archiviazione di una legge che più di un milione di bambin* e ragazz* nati e/o cresciut* in Italia aspettano da lunghissimo tempo. La campagna elettorale alle porte e l’apertura della sessione di bilancio renderebbero sempre più difficile una definitiva approvazione della legge in autunno”. “La recente scelta del Governo di porre la questione di fiducia su altri due decreti-legge (per il salvataggio delle Banche Venete e sul Mezzogiorno), ma non sul disegno di legge sulla cittadinanza, rende sempre più probabile un ulteriore slittamento della discussione”.

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ANSA  –   E’ da tredici anni anni che in Parlamento si discute di una riforma in materia di cittadinanza.

LE TAPPE DEL PROVVEDIMENTO – Tra il 2003 e il 2004 la commissione Affari Costituzionali della Camera esamina diverse proposte parlamentari ed elabora un testo unificato che, dopo l’esame in commissione, approda in Aula ma viene rimandato in commissione il 16 maggio 2004. Nella XIV legislatura la Camera ci riprova. Se ne riparla a partire dal 3 agosto 2006 con una indagine conoscitiva. Nel gennaio 2008 per il testo sembrerebbe la ‘volta buona’ dopo una discussione in commissione ma la legislatura si interrompe e l’iter deve ricominciare da capo. Anche la successiva legislatura mette all’ordine del giorno la questione ma il 12 gennaio 2010 il testo approda nuovamente in Aula e nuovamente viene rimandato in commissione per approfondimenti. Dal 14 giugno 2012 è partito un nuovo tentativo in commissione con l’esame di alcune proposte. Il 31 luglio 2012 si è concluso l’esame preliminare delle proposte di legge ma la commissione non è riuscita a elaborare un testo base e l’esame è stato interrotto l‘8 novembre 2012. Dal 27 giugno del 2013 si riprende l’esame alla Camera ed è stato approvato a metà ottobre del 2015. Il provvedimento è stato da allora in discussione in commissione Affari Costituzionali in Senato ed è approdato in Aula il 15 giugno 2017 per essere incardinato.

Il testo sulla cittadinanza contiene lo “Ius soli soft” che consentirà ai figli degli immigrati nati in Italia di ottenere la cittadinanza nel rispetto di alcuni paletti. In base alle nuove regole, i minori stranieri nati in Italia o residenti da anni nel Paese potranno ottenere la cittadinanza italiana, purché rispettino alcune condizioni come la frequenza scolastica o la residenza nel Paese da più anni da parte di uno dei genitori.

Rispetto allo ius soli classico (quello adottato negli Usa e in molti paesi del Sudamerica che attribuisce la cittadinanza del Paese a chiunque nasce sul suolo nazionale), lo “Ius soli soft” pone alcune condizioni all’ottenimento della cittadinanza. I bambini figli di stranieri che nascono in Italia acquisiscono la cittadinanza se almeno uno dei due genitori “è residente legalmente in Italia, senza interruzioni, da almeno cinque anni, antecedenti alla nascita” o anche se uno dei due genitori, benché straniero, “è nato in Italia e ivi risiede legalmente, senza interruzioni, da almeno un anno”.

La cittadinanza italiana verrebbe assegnata automaticamente al momento dell’iscrizione alla anagrafe. I minori nati in Italia senza questi requisiti, e quelli arrivati in Italia sotto i 12 anni – in base al testo – potranno ottenere la cittadinanza se avranno “frequentato regolarmente, per almeno cinque anni nel territorio nazionale istituti scolastici appartenenti al sistema nazionale di istruzione o percorsi di istruzione e formazione professionale idonei al conseguimento di una qualifica professionale”. I ragazzi arrivati in Italia tra i 12 e i 18 anni, infine, potranno avere la cittadinanza dopo aver risieduto legalmente in Italia per almeno sei anni e aver frequentato “un ciclo scolastico, con il conseguimento del titolo conclusivo”.

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 Rai News – LO IUS SOLI IN EUROPA E NEL MONDO –  Come funziona lo ‘Ius Soli’ nel resto del mondo? La maggior parte dei Paesi europei regola il diritto di cittadinanza con lo ‘ius sanguinis’.

GERMANIA – Vige il ‘diritto di sangue’ ma le procedure per ottenere la cittadinanza sono più semplici e rapide che in Italia: dal 2000 basta che uno dei due genitori abbia il permesso di soggiorno permanente da almeno tre anni e viva nel Paese da almeno otto anni per concedere al minore straniero la cittadinanza.

FRANCIA – Esiste lo ‘ius soli’ dal lontano 1515, con la variante doppio ‘ius soli’: è più facile ottenere la cittadinanza per uno straniero nato nel Paese da genitori stranieri a loro volta nati nel Paese.

GRAN BRETAGNA – Acquista la cittadinanza chi nasce in territorio britannico anche da un solo genitore cittadino britannico o che è legalmente residente nel Paese a certe condizioni (si deve possedere l”Indefinite leave to remain’ (Ilr), oppure ‘Right of Abode’). IRLANDA Esiste lo ‘ius sanguinis’ ma se uno dei due genitori risiede regolarmente nel Paese da almeno tre anni prima la nascita del figlio allora il minore ottiene la cittadinanza.

SPAGNA – Vige una versione morbida dello ‘ius sanguinis’: diventa cittadino spagnolo chi nasce da padre o madre spagnola oppure chi nasce nel Paese da genitori stranieri di cui almeno uno deve essere nato in Spagna. PORTOGALLO La cittadinanza è regolata dallo ‘ius sanguinis’.

BELGIO – La cittadinanza si ottiene automaticamente se si é nati sul territorio nazionale, ma quando si compiono 18 anni o 12 se i genitori sono residenti da almeno dieci anni.

In OLANDA la nascita sul territorio non garantisce la cittadinanza. Chi invece è nato dopo il 1985 da un padre o madre olandesi e sposati, o da madre olandese non sposata, acquista automaticamente la nazionalità olandese, anche se nasce fuori dal territorio.

SVIZZERA – Anche nella confederazione lo ‘ius soli’ non conferisce il diritto di cittadinanza che si ottiene se si è figli di padre o madre svizzeri, se sposati, o di madre svizzera se non sono sposati.

STATI UNITI – Chi nasce negli Usa è cittadino americano, tranne i figli di diplomatici stranieri. E lo è anche chi non nasce in territorio nazionale ma da genitori americani e almeno uno è stato residente negli Stati Uniti. E’ sufficiente anche un solo genitore americano se è vissuto almeno cinque anni nel paese prima della nascita di cui almeno due dopo il quattordicesimo anno d’età. –