Rita, sfruttata in Grecia, era riuscita a sottrarsi alla schiavitù ed era arrivata nel Veneto, dove si era rivolta ad uno degli enti che operano interventi a favore delle persone gravemente sfruttate. Adesso è stata deportata e imbarcata su normale aereo di linea e si trova presso un centro d’accoglienza di Lagos. BeFree, cooperativa sociale contro la tratta, violenza e discriminazioni denuncia le “deportazioni forzate” e le continue e sistematiche violazioni dei diritti umani che avvengono nei C.I.ERita, nigeriana, ventiseienne, è una delle migliaia di giovani donne condotte in Europa con false promesse e poi costrette a vendersi sulle strade. A Rita era capitato di essere sfruttata in Grecia, con molto coraggio e molta determinazione era riuscita a sottrarsi alla schiavitù, ed in maniera avventurosa e pericolosa era arrivata nel Veneto, dove si era rivolta ad uno degli enti che operano interventi a favore delle persone gravemente sfruttate-

Sfortunatamente però nell’iter si era imbattuta in una pattuglia di polizia che aveva visto in lei solo una “clandestina”. Ovvero, una persona non in regola con la normativa impenetrabile dettata dalla Bossi-Fini.
E così l’aveva portata in un Centro di Identificazione e di Espulsione. Quello romano di Ponte Galeria, dove Be Free cooperativa sociale contro tratta violenze e discriminazioni opera da anni per assicurare alle vittime di tratta l’inserimento nei progetti di protezione sociale previsti dalla legge Turco-Napolitano del 1998.

Negli ultimi tempi il lavoro di BeFree si è fatto sempre più difficile. Sempre più arduo è il compito di assicurare l’eleggibilità di diritti sanciti dalla legislazione italiana e dal diritto internazionale.

Nazioni Unite, Parlamento Europeo, Consiglio d’Europa, altri organismi internazionali, attraverso convenzioni, trattati, dichiarazioni, raccomandazioni, stabiliscono la necessità di identificare le persone vittime di traffico di essere umani a scopo di sfruttamento e di sostenerle in maniera adeguata.

Perché il traffico di esseri umani è un fenomeno di dimensioni analoghe a quello di armi e di droghe, ma con un impatto molto più devastante sulla vita delle persone. Per la maggioranza donne e ragazze minorenni, che vengono torturate, violentate, private della libertà.

Ma i C.I.E. sono sordi a questi richiami, e, fedeli alla loro denominazione, appaiono sempre più attenti ad identificare le persone semplicemente in senso poliziesco-burocratico, e ad espellerle.

In questo meccanismo perverso, BeFree è da tempo il granello di sabbia che riesce a bloccare l’ingranaggio, attraverso un lavoro di consulenza a favore delle persone trattenute nel Centro che facilita l’emersione dei casi che presentano i requisiti richiesti dalla legge italiana, e che determinano l’ineluttabilità della protezione sociale.
Così doveva accadere per Rita.

{{L’ente antitratta al quale si era rivolta in Veneto}}, sapendola a Ponte Galeria, si era rivolto alla cooperativa romana perché intervenisse. BeFree aveva avuto diversi colloqui con la giovane, avviando le procedure previste dalla legge, presentando con lei denuncia-querela per il reato di traffico di esseri umani a scopo di sfruttamento sessuale presso la Procura di Roma e avvisando l’Ufficio Immigrazione presso il Cie di Ponte Galeria della presa in carico della ragazza.

{{La Squadra Mobile di Roma}} – II sezione – informata dall’Ufficio Immigrazione, ha poi ascoltato la ragazza e ha ritenuto che, {{poiché i fatti non erano avvenuti sul territorio italiano, non erano di pertinenza delle Autorità italiane}}, contravvenendo alle {{Convenzioni internazionali che riconoscono questo crimine come transnazionale}}, ovvero come “ serie di attività criminali che si estendono in diversi Paesi e che violano le leggi di diversi Paesi”.

Nonostante si fosse ancora in attesa di un provvedimento da parte della Procura di Roma relativo al rilascio o meno di un permesso di soggiorno, Rita è stata deportata e imbarcata su normale aereo di linea, con sole due persone provenienti dal CIE di Ponte Galeria, tra i passeggeri.

Adesso la ragazza, grazie all’intervento dell’USMI, diretto da Suor Eugenia Bonetti, – ormai da anni figura di riferimento nella lotta contra la tratta di esseri umani a scopo di sfruttamento sessuale–si trova presso un centro d’accoglienza di Lagos, che accompagna le ragazze deportate dall’Italia nel difficile percorso di reinserimento sociale e lavorativo.

Be free cooperativa, oltre alla denuncia di questa grave violazione dei diritti umani presso tutte le sedi possibili, istituzionali, della società civile, del privato sociale, non smetterà di seguire Rita e si impegnerà attraverso azioni legali mirate affinché possa rientrare in Italia e trovare la protezione e il riconoscimento di diritti che le sono stati negati.

Befree proseguirà la sua battaglia affinché vittime di un reato così grave e capillarmente organizzato a livello mondiale non siano più deportate dal Paese che dovrebbe tutelarle. Per legge, ma anche per sensibilità politica ed umana.