Toglimi un dubbio, ultimo lungometraggio di Carine Tardieu presentato alla Quinzaine des Réalisateurs di Cannes (2017), racconta una storia che parla di paternità con ironia e intelligenza. Motore della storia è il quarantenne Erwan (François Damiens), un pragmatico e coraggioso sminatore che per caso scopre una “bomba” che può mandare in aria l’intera vita: l’uomo che lo ha cresciuto non è il suo vero padre. È una detective queer -dai modi psicoanalitici- ad indagare nel passato genitoriale di Erwan, rivelargli nome e indirizzo del padre biologico e presentargli una fotografia che rivela il presunto legame  di questi con sua madre, ormai defunta.

La regista trasforma questo cammino di svelamento della figura paterna in una pirotecnica commedia degli affetti che intreccia i destini di tutti i protagonisti. C’è Bastien (Guy Marchand), il “padre” di Erwan, un uomo dolce e affettivo; Juliette (Alice De Lencquesaing), dinamitarda figlia di Erwan, che si rifiuta di riconoscere la paternità del bambino che sta per nascere. C’è poi Joseph (André Wilms) – padre biologico di Erwan- un vecchio intellettuale che conduce una vita solitaria con il cane Pinochet; sua figlia Anna (Cécile De France), una dottoressa single che s’innamora di Erwan prima di conoscere il destino “incestuoso” che li lega. Sullo sfondo, la Bretagna con le spiagge improvvisamente ventose e le dune di sabbia, le scogliere ancestrali e i piccoli ristoranti sul mare dove mangiare ostriche o aragoste. “Un luogo in cui coesistono una miniera di metafore sentimentali”dice Carine Tardieu.

La musica accompagna tutto il film scrivendo una partitura di emozioni: dal pa pa pa  di Papageno e Papagena (Flauto Magico di Mozart) – che, come una gioiosa lallazione di bambino, inizia il cammino di Erwan alla ricerca del padre, dalle tenebre della “ignoranza” verso la luce della verità – al Father and Son di Cat Stevens che segna la maturità di un figlio pronto a vivere la sua vita.

François Damiens è bravissimo nel ruolo di Erwan e conferisce al suo personaggio un’affettività piena di sfumature. Eccellenti anche tutti gli altri attori.

Carine Tardieu, regista di cinema e televisione sceneggiatrice e scrittrice, abbandona con questo ultimo lungometraggio le storie che indagano il rapporto madre/figlio – La tête de maman e Du vent dans mes mollets – e si addentra nel tema della paternità ai tempi fluidi del terzo millennio. Un tema molto dibattuto in ambito psicologico e rappresentato nelle cinematografie di tutto il mondo; valga per tutti, il poetico Father and son di Hirokazu Koreeda, un film in cui la paternità biologica cede il passo a una paternità senza radici, generata esclusivamente dall’amore.

Toglimi un dubbio non percorre il cammino semplice della certezza. Carine Tardieu utilizza l’esplosione dell’ordigno patriarcale per interrogarsi e interrogare con leggerezza lo spettatore sui percorsi individuali della paternità, la sua gestazione oltre i modelli, le leggi, lo “zoccolo duro” della biologia e il potere inconscio dell’immaginario collettivo. E, alla fine, ricompone il dubbio come si addice all’infinità del padre.

Mater semper certa est, pater numquam