La Confluencia De Mujeres por la Acción Publica denuncia che l’aggressione di cui è stata vittima Rosa Elvira, si inquadra nel modello di violenza contro le donne che si vive in Colombia, si tratta di fatti sistematici, invisibili, circondati da assoluta impunità e sottoposti al disconoscimento totale da parte dello Stato e della Società colombiana.{Neanche un’altra donna assassinata per il fatto di essere donna; dignità!
_ Che vergogna i femminicidi che non addolorano il potere
_ Che vergogna la violenza sessuale resa invisibile dalla società
_ Che vergogna, la violenza contro le donne viene silenziata…
_ Però noi donne gridiamo!!
_ Gridiamo per l’indignazione!!!
_ Nessun’altra donna violentata o assassinata!
_ Nessun’altra donna aggredita per il fatto di essere donna!
_ Per la giustizia e la dignita’ per le donne, avanti!!!}

Così inizia il volantino delle donne colombiane che fanno parte dellaConfluencia de Mujeres por la Acción Pública – Regional Bogotá D.C. Del 30 di Maggio 2012.

Protestano contro l’ennesimo attacco contro una donna Rosa Elvira Cely, imprenditrice di 35 anni; è stata brutalmente colpita, violentata e torturata il 23 maggio verso l’una di notte quando è arrivata una chiamata alla linea di emergenza123 con cui Rosa Elvira sollecitava aiuto, “Sono nel Parco Nazionale mi stanno violentando, mi stanno violentando!” Sono state queste le parole di aiuto che è riuscita a pronunciare. Sfortunatamente è stata ritrovata solo alle 7 del mattino nel Parco nazionale della Città di Bogotà.

Sul suo corpo tutti i segni della violenza storica sulle donne, era incosciente, nuda, colpita, accoltellata e impalata. Trasportata all’ospedale Santa Clara hanno tentato di ricostruire i suoi organi distrutti dalle sevizie e dalla violenza con cui il suo corpo è stato attraversato da un palo. Sin embargo,proprio per gli sforzi dei medici e la forza con cui le donne sempre lottano contro la morte, ha resistito ancora fino al 28 maggio, giorno in cui ha cessato di vivere.

La Confluencia De Mujeres por la Acción Publica denuncia che l’aggressione di cui è stata vittima Rosa Elvira, si inquadra nel modello di violenza contro le donne che si vive in Colombia, si tratta di fatti sistematici, invisibili, circondati da assoluta impunità e sottoposti al disconoscimento totale da parte dello Stato e della Società colombiana.

Ricordano anche Carolina de la Cruz Acosta, una bimba di 4 anni violentata e sgozzata nel quartiere di Chinita a Barranquilla il 10 maggio del 2012, Hilda Navarro de Quintero, di 78 años violentata, picchiata e assassinata nella sua casa per mano di sconosciuti nel municipio di Guamal, Magdalena nel marzo del 2012, Ana Clara Sucerquia, di 84 anni, violentata e assassinata il 15 maggio del 2012 da pa da aggressori che si sono introdotti nella sua casa nel municipio di Sabanalarga, Antioquia, Lady Amaranto, di 19 anni che il 6 novembre del 2010 fu violentata e assassinata da tre uomini entrati nella sua casa nel Quartiere Alonso Ramírez della città di Santa Marta, casi emblematici ed estremamente brutali ma non certo unici.

Ricorderanno tutte le donne che sono state vittime di femminicidio, dicono, la loro memoria vivrà, le donne continueranno a camminare sui loro passi e finché loro vivranno nel loro ricordo e nelle lotte delle donne e di tutto il popolo colombiano, non moriranno mai.

Non permetteranno che il patriarcato continui a distruggere la vita delle donne, non permetteranno che la violenza sessuale continui ad essere un tema di minor valore e continui ad essere il metodo attraverso il quale si stabilisce il dominio sui loro corpi e le loro vite. Esigono giustizia e dignità per le donne e che i responsabili paghino per i loro crimini.

Questa è la situazione del femminicidio in Colombia che va inserita dentro un quadro molto grave di conflitto armato che vede vari attori armati coinvolti, dai paramilitari alla guerriglia, alla polizia, all’esercito, ai narcotrafficanti; questo aggrava la violenza contro le donne, il militarismo e la militarizzazione del territorio come sempre esaltano nella popolazione maschile un ruolo violento e machista e i corpi delle donne diventano campo di battaglia e bottino di guerra per colpire il nemico; stupri, gravidanze o aborti forzati, uccisioni, sono le armi cui ricorrono gli attori armati.

Tutto questo nel quadro di uno stato e una società che considera di così poco valore la vita e la dignità delle donne da non prendere misure sufficienti per proteggerne l’incolumità e anche per cambiare la cultura vigente nelle relazioni fra i sessi.
_ Insomma non c’è nessuna condanna sociale per la violenza contro le donne anzi il patriarcato vigente la tollera proprio perché essa garantisce un maggior controllo sulla vita e sul corpo delle donne e un conseguente maggior controllo sociale.

Tutto questo ci è noto non solo come Donne in Nero che manteniamo relazioni con le donne colombiane della Ruta Pacifica che lottano per una uscita negoziata dal conflitto armato ma anche come donne, femministe che condividono con le donne di tutto il mondo la lotta contro la violenza machista e patriarcale che sacrifica la libertà, la salute fisica e mentale, la vita, le intelligenze delle donne in nome di un potere che pur annaspando sotto il peso delle lotte delle donne in tutto il mondo ancora mostra i suoi artigli letali.

E’ importante e decisiva l’unità delle donne di tutto il mondo in questa lotta e l’appoggio internazionale in tutte le situazioni più gravi come è quella della Colombia dove le donne con molta forza, coraggio e determinazione lottano contro il femminicidio pur subendo vari e brutali contraccolpi.

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