imageC’erano una volta le principesse delle fiabe che abitavano in
grandi castelli, costrette a baciare rospi aspettando si tramutassero
in principi di dubbia simpatia e bellezza, vestite con abiti
ingombranti che ne limitavano i movimenti ed i giochi, adornate da
gioielli che perdevano e con acconciature troppo scomode per
addormentarsi su grandi elefanti azzurri.
> Raccontate come sempre gentili e troppo delicate, non potevano
andare a caccia di draghi, non potevano “viaggiare, giocare,
correre, saltare” perché ai principi azzurri, si sa, piacciono le
principesse sempre composte, perfette, meglio ancora se da salvare,
rinchiuse in una torre e con vestiti rosa senza macchie di torta alla
marmellata, per essere proprio sicuri di riconoscerle e non salvare
per errore quella sbagliata. Come la principessa Carlotta, che invece
spera in un finale alternativo della fiaba, che odia il rosa, i rospi
e del principe azzurro con “il suo vestito azzurro, il suo lavoro
azzurro e la sua vita azzurra” non ne vuole proprio sapere e
insieme alle altre principesse del reame, decide che d’ora in poi
potranno baciare chi vogliono, vestirsi di rosso, verde, blu e
violetto, dormire come ghiri “andare a caccia di draghi, cercare
tesori perduti, e addestrare farfalle”, “costruire aerei di
carta, nuotare a cavallo di un delfino, seguire i piccioni
viaggiatori” e “mettere un nome a tutte le stelle
dell’universo”.
E solo dopo aver fatto tutto questo, solcato i mari, cercato
avventure e scoperto “i confini della Terra viaggiando in
mongolfiera”, forse decideranno se vorranno liberare anche
“i principi azzurri dalle fauci di un lupo feroce” oppure
no, perché come a tutte le bambine del mondo anche alle principesse
piace giocare e come ci suggerisce l’Autrice, per una volta il
finale non è scontato ed è tutto ancora da inventare.
Un piccola fiaba per grandi e piccole principesse alternative in
viaggio, e in crescita.
Scritta e illustrata da Raquel Diaz Reguera, tradotta da Monica
Martinelli con la revisione del testo di Adele Tomassini.
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