Migliaia di persone ieri hanno sfilato in molte città per  il Gay Pride, la manifestazione per l’orgoglio e i diritti del mondo omosessuale, quest’anno nel segno della “liberazione continua”, ispirata dai valori della Resistenza e della Costituzione. A Roma erano presenti anche il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, Emma Bonino, la segretaria della Cgil, Susanna Camusso, e il segretario reggente del Pd, Maurizio Martina.

 E di resistenza parla il  libro “Davanti alla porta. Testimonianza di vita quotidiana nel quartiere catanese San Berillo” di Francesco Grasso

L’autore è un transessuale, che vive nel martoriato quartiere di San Berillo, conosciuto a Catania come il quartiere a luci rosse, ormai semivuoto, ma  in un tempo non lontano abitato da artigiani e sede di fabbriche. San Berillo ha le sue origini storiche  nel  lontano 600, un quartiere un tempo cresciuto fuori dalle mura della città ed ora circondato dal centro cittadino.  La storia di questo luogo  è lunga e viene raccontata, grazie ad una certosina ricerca storica, da una mostra allestita a Catania  da Trame di quartiere sotto la direzione artistica di Maria Arena, il coordinamento allestimento di Federica Castiglione  “ Narrazioni- Riflessi di San Berillo. Trame, memorie  e storia di un quartiere che non si lascia cancellare”.

L’autore,  nello scrivere questo libro, narra oltre la sua storia personale anche quella degli  altri abitanti, descrivendo come era e come è oggi la vita a San Berillo. Ci porta ad ammirare  la sua gente per la purezza e l’umanità del sentire. A San Berillo hanno trovato accoglienza, amore e comprensione oltre agli avventori clienti, gente di tutti i ceti sociali e di tutte le professioni, anche tutti coloro che sono stati respinti dalla società e dalle famiglie ipocrite e cosiddette benpensanti o semplicemente succubi della società.  E così a San Berillo trovano rifugio  giovani ragazze madri, che hanno voluto tenersi il figlio, lasciate sole da fidanzati e famiglie, giovani con tendenze sessuali  conclamate diverse da quelle comunemente accettate dalla società, respinti anche essi dalle famiglie, entrambi  esercitano la prostituzione,  immigrati che pagano a caro prezzo la loro clandestinità o gente di colore che non trovano altro alloggio, in genere venditori ambulanti senza  alcuna licenza, ragazze di colore  importate con inganno, io dico, non si sa con quale complicità, nigeriane , colombiane, schiavizzate e costrette a prostituirsi. I guadagni derivanti da tale attività sono notevoli, ma dice l’autore, le prostitute e i travestiti muoiono sempre poveri, perché spendaccioni, non sono persone che risparmiano per il domani e poi fanno a gara a chi fa i regali migliori al protettore bello ed aitante, di cui tutti sono innamorati, gli affitti delle case sono carissimi, si pagano cifre iperboliche per dei luoghi fatiscenti, si approfitta dell’illegalità della posizione degli abitanti. Molti, se non usano le precauzioni dovute, si ammalano e non possono lavorare e non hanno diritto a pensione. L’autore stila  una carta dei diritti e dei doveri delle prostitute e dei travestiti che esercitano tale professione e ne propone la legalizzazione  e la regolarizzazione; In caso di necessità, infatti, non avendo alcuna dichiarazione dei redditi da esibire, non possono accedere ad alcun mutuo.  A prostitute e travestiti è negato l’amore, chi si avvicina a loro lo fa per fini egoistici o addirittura per sfruttarli. Sono persone religiose, si sentono accettate dalla chiesa e in essa trovano conforto ed in un certo senso aiuto ed amore, Gesù le ha accettate e non condannate. Anche se spesso anche alcuni preti di nascosto vanno da loro, così come i malavitosi, dopo il pranzo domenicale. L’autore descrive le  alleanze, le invidie , l’accettazione reciproca, gli aiuti, ma anche le lotte di potere delle locali con gli stranieri, le loro usanze e la superstizione, le incursioni  di giovani malavitosi e della polizia nelle varie case e la devastazione delle stesse, che ha portato le prostitute a spostarsi in altre parti della città, fuori dal quartiere per strada.

Il libro mette in luce la grande sensibilità di questa parte di umanità che vive fuori dagli schemi sociali, accettando tutti e non meravigliandosi senza giudicare alcuno, ed il grande bisogno d’amore.

Il libro, senza volerlo da parte dell’autore, mette in luce le colpe di questa nostra società che rinnega, emargina e violenta i suoi figl*, non riconoscendol* e anzi l* sfrutta.

Sono sempre i vinti a pagare e non chi da tutto questo   ne trae un guadagno.

Il libro è un atto di amore e di gratitudine dell’autore per questo quartiere, che non vuole morire ed una richiesta di aiuto per esso, un ringraziamento  a chi lo ha aiutato e sostenuto  nella sua opera .

Francesco dice “da soli non è mai bello realizzare qualcosa, la comunione realizza l’amore e rende soddisfatti del proprio lavoro”.

Io personalmente  penso che dobbiamo noi tutti ringraziare Francesco per i suoi insegnamenti e chiedergli umilmente perdono.

Il libro scritto da Francesco Grasso, edito da Museo Civico Etneo Antropologico  ed Archivio storico Mario De Mauro di Scordia, finanziato interamente dall’autore e  dalla Comunità parrocchiale del Crocifisso della Buona Morte di Catania, proprietà letteraria ed artistica riservata all’autore.