Tira un sospiro di sollievo Aldo Grasso nel suo commento all’ennesimo sviluppo della vicenda Materazzi-Zidane: “niente razzismo, termini da campo da calcio”, “uno immaginava chissà cosa […] poi si scopre che l’onore da difendere era solo parentale”, “cade così l’idea del grande complotto con sospetto di venature razziste, tutto torna ad una dimensione umana, fin troppo umana”. Insomma, sembrerebbe di poter concludere, davvero nulla di rilevate.E invece no. Qui di rilevante c’è tutto: dalle parole di Materazzi a quelle di Aldo Grasso, amplificate le une e le altre da vetrine di primo piano: la finale dei mondiali e le pagine del Corriere della Sera.
_ Colpisce la totale incapacità di vedere il sessismo laddove ci si felicita di non aver riscontrato razzismo.
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Colpisce l’ottusità}} nel non vedere che qui quell’onore parentale cui Grasso dà mostra di attribuire così poca importanza è il simbolo di una mentalità becera e intollerabile per cui {{la rispettabilità delle donne di famiglia è un affare di uomini}}: è un uomo che infanga, è un uomo che lava la macchia dell’offesa.

Colpisce infine il sollievo di fronte alla natura “umana” dell’episodio e la leggera constatazione che “in campo si sente ben di peggio”: la teoria del “c’è di peggio” è in effetti un metodo comodo e praticamente infallibile (purtroppo c’è sempre di peggio) per accontentarsi di lasciare tutto com’è, senza rimorsi di coscienza.

Quanto poi alla “dimensione umana” della vicenda, non ritengo di darmi un orizzonte limitato credendo che è proprio nella dimensione umana che siamo chiamati ad agire i cambiamenti, a spendere il nostro tempo e le nostre parole. Non è forse nella dimensione umana che viviamo tutti i giorni?

{{Quello che assolve Materazzi}} nella mentalità comune è quindi il fatto di aver detto qualcosa che chiunque avrebbe potuto dire, e anzi che chiunque dice durante qualunque partita di calcio, quasi che faccia parte del gioco. Una regola tra le altre.

Quello che si fa finta di non vedere è{{ l’humus culturale nel quale affondano queste parole}}, il significato che hanno (e che Materazzi o i suoi commentatori questo significato non lo colgano è l’ennesima conferma di un automatismo “sessista” che impregna di sé i diversi livelli della vita in comune) e i frutti che producono.

Ci si ostina a riconoscere la violenza solo nell’aggressione fisica. A non voler vedere quanto spesso stia nelle parole.