8862225342-guida-alle-piu-belle-case-diI luoghi abitati da artist* possono accrescerne la conoscenza, “svelarci particolari che non erano presenti o che non abbiamo saputo cogliere nelle loro opere. (…) Passeggiare nelle stanze dove hanno trascorso la vita può aiutarci a trovare il pezzo mancante per comporre il ritratto di colui o di colei di cui abbiamo amato il libro, il quadro o la partitura musicale”.

Con queste delicate parole, quasi sottovoce, Consuelo Valenzuela motiva la scelta di visitare e narrare in modo approfondito e accattivante l’ennesima perla, sovente ignorata, del nostro paese: le dimore d’artist*, “da quelle sfarzose e ricche, nate a volte con l’intento di stupire o di erigere un proclama alla posterità (…) a quelle più modeste o volutamente semplici, non meno care e piene di significato”.

La Guida alle più belle case di artisti in Italia (Stampa Alternativa, 2016), opera prima, è un “libro utile e prezioso” afferma Cinzia Tani nella prefazione. Ci conduce, di stanza in stanza, con eleganza ed empatìa, nel mondo più intimo dell’artist*, quello in cui crea, in solitudine, grazie ai suoi talenti, tra i suoi pensieri.

“Soli lo si è solo in casa, non fuori ma dentro di essa” scrisse Marguerite Duras e seguendo “una guida di talento, sensibile e preparata come l’Autrice, che parla quattro lingue e collabora a riviste” (C. Tani), si giunge “al laghetto dove Guido Gozzano andava a riposarsi ne il Meleto, la sua casa di villeggiatura ad Agliè e nel salotto di Nonna Speranza zeppo di buone cose di pessimo gusto!”; alla villa caprese di Curzio Malaparte, “nave omerica finita a secco” (B. Chatwin); a Palazzo Recanati, con un derisorio Giacomo Leopardi che in una lettera alla marchesa Volumnia Roberti la definisce “la Befana”; all’ombroso giardino della casa natale, nuorese, di Grazia Deledda – la seconda donna al mondo a vincere il Nobel per la letteratura e la prima in Italia (1926) – che v’ambientò il romanzo autobiografico Cosima.

Nel “florilegio di aneddoti sorprendenti, in gran parte sconosciuti” ( C. Tani), nella descrizione puntuale che intreccia informazioni turistiche alla ricostruzione delle vicende storiche di ogni luogo, s’incontrano rarità come il Castello-Museo di Torrella del Sannio le cui rotonde torri angioine svettano sui tetti quasi puntellando un cielo denso di nuvole. Lì visse Elena Ciamarra (1894-1981), pianista apprezzata, pittrice eccellente, il cui ritratto di anonima contadina molisana entrò nella collezione di Vittorio Emanuele III.

Di quella donna “schiva e contraria a ogni forma di mondanità e ostentazione” ma dalla cultura, vissuto, frequentazioni, attività artistica e musicale, internazionale, il poderoso e austero castello rimanda il carattere ferreo: afflitta da cecità e da malattia deformante, “si ostinò a suonare il piano con dei guanti speciali, che avevano dei tiranti di stoffa e delle piccole stecche in legno, costruiti da suo figlio appositamente per lei”.

Un grazie particolare all’Autrice per le belle pagine, in bello stile, piene anche di fotografie e di versi, tra quali, celeberrimi, quelli della poeta lucana Isabella Morra, il cui dramma si consumò nell’apicale castello-museo di Valsinni (già Favale): I fieri assalti di crudel fortuna scrivo, / piangendo la mia verde etate, me che’ n si / vili e orride contrate spendo il mio tempo / senza lode alcuna…

Un libro che stimola la curiosità, la voglia di aprire le porte che l’Autrice suggerisce, con tocco sapiente e sicuro sguardo; pagine da tenere vicino e leggere attentamente.