L’assemblea della Casa Internazionale delle Donne di Roma ha deciso di sottoscrivere la lettera di Differenza Donna sulla vicenda del prete processato per stupro e ora nominato assessore dal sindaco di Cosenza. La Segreteria della Casa si è fatta carico di diffondere e far far sottoscrivere la lettera che qui riportiamo.
Al Sindaco di Cosenza

Mario Occhiuto

Apprendiamo la notizia che Fedele Bisceglia, condannato in primo grado nel 2011 a nove anni e tre mesi per lo stupro di una suora, dopo l’assoluzione nel secondo processo d’Appello dalla Corte di Catanzaro del 9 giugno 2015, confermata dalla Cassazione il 9 giugno 2016, è stato chiamato dal sindaco di Cosenza Mario Occhiuto a far parte della sua Giunta, in qualità di Assessore al “contrasto alle povertà, al disagio, alla miseria umana e materiale, al pregiudizio razziale e religioso, alla discriminazione sociale; ambasciatore degli invisibili e degli ultimi”.

Premiare l’ex frate francescano, che la Chiesa in ragione dei gravi fatti che lo hanno coinvolto ha sospeso a divinis, con un ruolo istituzionale di rappresentanza sociale, è azione politica del tutto inopportuna, tanto quanto l’accoglierla da parte di un uomo che il rigore dell’ordine cui dovrebbe appartenere suggerirebbe semmai il rifiuto e il silenzio.

Lo scandalo di violenza sessuale che lo ha coinvolto con una pesante accusa, la testimonianza di tante donne che hanno subito violenze all’interno della struttura da lui diretta, una serie di ingombranti intercettazioni a dir poco compromettenti, tutto ciò oggi non risulta meno grave.

Nell’evidenziare come la mancanza di scelta etica non si addica alla dimensione istituzionale e di governo, esprimiamo tutta la nostra contrarietà ed anzi la condanna di un gesto tanto grave. Pericoloso a livello simbolico come fattuale.

Ma chi è Fedele Biscaglia? Un ex frate francescano che dopo aver ricoperto, tra le altre cose, il ruolo di presidente del Cosenza calcio,  ora passa ad essere assessore. A  Fedele Biscaglia potrebbe presto aggiungersi in Giunta anche il critico Vittorio Sgarbi.  Una giunta con due persone che sono state inquisite, l’uno -Biscaglia- prosciolto, l’altro -Sgarbi-  condannato.