Pubblichiamo il testo di una lettera aperta che Assolei sportello donna
Onlus vuole far arrivare a tutte le donne per sollecitare la fine del
conflitto Israelo/Palestinese, facendo leva sull’appartenenza al genere
femminile. Cara Tzipi Livni,
_ ti scriviamo da Roma, da una delle tante Associazioni di donne che nel
mondo sono nate per darsi sostegno e che lottano contro la violenza e le
molestie sessuali, che danno supporto a coloro che hanno affrontato viaggi
travagliati da altri Paesi e che in Italia cercano un modo migliore di
vivere per se stesse e per i loro figli lasciando il proprio paese
d’origine, spesso poverissimo o in guerra. Una piccola goccia nel mare di
sofferenza, un modo per aiutare le più sole e per restituire loro un
sorriso.

Certamente saprai che attraverso la ricerca della diversità femminile,
molte donne nel mondo hanno stigmatizzato i modelli patriarcali attraverso
i quali si perpetuano nel tempo guerre ed eccidi a danno dei deboli.
_ Con una lettura nuova e critica della società dominata dal potere maschile, le donne in vari paesi del mondo hanno studiato alternative possibili
contrapponendo la vita alla morte, la dialettica all’aggressività, la
mediazione alla legge del più forte.

Eppure mentre ti scriviamo nel mondo si sta uccidendo, e quella civiltà
femminile che era fatta di trasversalità, che andava oltre la
contrapposizione etnica, partitica, e religiosa sta naufragando, riceve
ancora una volta un colpo, e viene ricacciata indietro, affogata nel
sangue di donne e bambini.

Vedi, cara Tzipi, quando tu hai ricevuto l’incarico di fare il Ministro
degli esteri di quel paese martoriato che è Israele, in molte abbiamo
pensato che una donna avrebbe rappresentato una garanzia per la
salvaguardia della pace.
_ Con tutti i limiti che la parola pace ha assunto
in quei territori. E poi ci sei sembrata una convinta sostenitrice del
principio “due popoli, due stati”, quindi, ci siamo dette, ce la farà.

Oggi, di fronte alle centinaia di morti e a migliaia di feriti non riusciamo a credere a quanto si legge.
_ Che tu possa aver pensato davvero che “Israele non abbia avuto alternative” e che l’unica cosa da fare fosse
quella di bombardare cercando di evitare vittime civili. Come potevi
ignorare che invece quella zona, così brutalmente posta sotto attacco, è
densamente abitata da donne e bambini?

Perché ti sei piegata di fronte alla logica di morte che gli uomini si
portano dentro, perché non ti sei interrogata come donna?
_ Perché non hai
cercato di superare la cultura vendicativa del patriarcato che da sempre
condiziona le nostre vite, e uccide i nostri figli?
_ Perché non hai sentito
primario quel senso materno che protegge tutti i bambini, tutti, a
prescindere da dove sia nato il loro primo vagito?

Ci rifiutiamo di credere che il tuo interesse elettorale abbia la meglio
sul tuo essere donna, attenta alla cura, al benessere e alla salvaguardia
del genere umano.
_ Noi donne siamo forti, intelligenti, e diamo la vita.

Come puoi pensare
che la morte di bimbe e bimbi israeliani possa essere ripagata dalla morte
di altre centinaia di bambine e bambini nati in un territorio limitrofo e
che sono classificati come palestinesi, quindi nemici?
_ Ci sembra molto più urgente educare gli uomini al rispetto della vita, al
superamento delle vendette, a non dare il sopravvento alla paura. Certo,
la morte è in agguato, i razzi di Hamas vogliono gettare nell’angoscia un
intero Paese. Capiamo il terrore che vi attanaglia.
_ Ogni volta la reazione
di fronte a tutto questo genera le conseguenze più gravi.
_ Così è stato per
l’Afghanistan, così è stato per l’Iraq, così per la Somalia. Ma lì non ci
sono donne Ministro degli esteri ad offrire un punto di vista femminile.

In Israele ci sei tu. E tu sei la speranza anche per noi che vogliamo
credere di essere fuori della barbarie primitiva dell’istinto maschile,
fatto di paure e di muscoli.
_ Noi siamo accoglienza, siamo cura, siamo
vita. Non ci deludere, poni fine al massacro.

Un abbraccio da donne a donna

Assolei Sportello donna Onlus, Roma