Nella seduta del 6 febbraio la prima sezione del del Tribunale amministrativo della Campania ha respinto il ricorso della “parrocchia per la vita” che tendeva al ripristino della convenzione che consentiva l’ingresso degli attivisti pro-vita nei reparti di IVG e nei consultori pubblici.
Il ritiro della delibera è stato deciso in seguito a una fortissima reazione delle donne: sapevamo di aver ragione e la nostra ragione è stata riconosciuta.
Non sempre, però, la legge e i giudici sono dalla nostra parte dato che la libertà femminile è considerata un elemento di disordine e di cambiamento pericoloso delle prospettive politiche e sociali. Alcune leggi (la 194, la legge 75 e soprattutto la Convenzione di Istanbul), lo sono dalla nostra parte, ma non sempre chi dovrebbe applicarle è, appunto, dalla nostra parte. Sono ormai leggi dello Stato, patrimonio di tutti, eppure come l’autodeterminazione e la libertà delle donne vengono considerate con fastidio e dispetto, fino a scatenare la violenza e l’abuso.
Le così dette leggi delle donne, continuano ad essere nominate così perché si vuole indicare non il merito delle lotte femministe, ma una presunta parzialità che privilegerebbe “i diritti femminili”, nominati anche questi con sempre maggior sufficienza esattamente da chi ha assunto come programma di governo la cancellazione del progresso civile voluto, promosso e proposto da intere generazioni di donne in lotta permanente per affrancarsi dal comando patriarcale.
La determinazione a ristabilire il comando dei padri non è mai stata tanto organizzata e forte,  e sottomettere le donne per sottomettere tutti è la strategia di sempre. Le donne “devono” essere il premio e la soddisfazione, le fattrici e amministratrici silenti dei beni dei sudditi. 
Mentre gli attivisti della reazione si adoperano nei consigli comunali, in Parlamento e in tutti i poteri dello stato a smontare le ragioni della convivenza tra noi donne e gli uomini, siamo proprio noi ad essere il vero ostacolo alla demolizione. 
Non la denuncia degli effetti ridicoli e della grossolana ignoranza è lo strumento utile ad arginare i disastri che presto o tardi si faranno in ogni campo, ma è l’uso degli strumenti voluti e costruiti nel nostro paese e dalla comunità internazionale a poter ostacolare la prepotenza del governo attuale. 
Ci chiediamo quindi quale oscura complicità possa determinare l’inerzia dei democratici oppositori ad avversare sul piano concreto gli abusi e le infrazioni alle leggi vigenti, prime fra tutte quelle per il contrasto alle violenze su donne e bambini, abusi e infrazioni che sono il vero cuore delle politiche contro le persone immigrate.
Sappiamo che il disorientamento e la confusione che caratterizza le “politiche egualitarie”, di molti che si definiscono progressisti, ha condotto ad abbandonare l’idea che il femminismo sia la risorsa cruciale di ogni vero progresso: ma noi continueremo a fare la nostra parte come oggi abbiamo fatto, e contiamo che si uniscano altre donne non disposte a farsi confondere.