“Camicette nere”, edito da Mursia, scritto della giornalista del Secolo
d’Italia Annalisa Terranova, sottotitolo “donne di lotta e di governo da
Salò ad Alleanza Nazionale” è solo un libro. Marta Vincenzi, sindaca di Genova, città medaglia d’oro della Resistenza partecipa, come sindaca, alla presentazione del libro su invito del capogruppo regionale di An insieme a tre esponenti della destra fascista.Con un titolo furbo, ben studiato per colpire il sonnacchioso mercato
editoriale, e puntare ad una reazione emotiva da parte di chi è
anagraficamente sopra i trenta, quando ancora la scuola qualcosa di storia insegnava; gli altri non si sa, forse penseranno si parli di moda,
escludendo quindi la linea di Laura Biagiotti, visto che la nota stilista
predilige il bianco.

Comunque sia il libro si presenterà a Genova, sabato pomeriggio, con
l’autrice, con {{Isabella Rauti}}, consigliera nazionale di parità, con gli
interventi annunciati di Luisa Porta, Alfio Barbagallo, Gianni Plinio,
Gianni Barnabò Brea e Giorgio Bornacin, questi ultimi {{tre noti esponenti della destra locale con chiarissime simpatie fasciste dichiarate}}.
_ Fin qui tutto bene, dove sta la notizia? In democrazia è proprio nella
produzione di libri e prodotti della cultura che traggono alimento
principale la dialettica e la crescita collettiva di coscienza e saperi, nel
continuo esercizio civile del conflitto e della ricerca di consenso
condiviso.

La notizia però c’è, ed è che {{accanto ai nomi citati sul manifesto campeggia anche quello di Marta Vincenzi}}, sindaca di Genova, città medaglia d’oro della Resistenza. Quindi la {{prima cittadina ha accolto in *questa *veste l’invito}} del capogruppo regionale di An a presentare il libro. Eccola la notizia.

Quando sono arrivate le prime reazioni negative da parte di alcuni dei
partiti della coalizione di centro sinistra che governa la città, (il
Pcdi chiede che Vincenzi non si presenti, Rifondazione (commissariata) si divide tra chi pensa che la sindaca non debba partecipare e chi sostiene che il dialogo debba vincere), lei dichiara all’Ansa:“Penso che introdurre un sano contraddittorio su un tema così spinoso per la storia del nostro Paese sia espressione di democrazia. Probabilmente il presidente della Camera Fausto Bertinotti non la pensava come i rappresentanti liguri del suo partito quando ha partecipato alla festa dei giovani di Alleanza Nazionale. Io porterò la mia opinione, la mia storia e i miei valori, che non possono essere messi in discussione da questa mia partecipazione”.

Tutto legittimo, solo un appunto a margine: {{chi può spiegare alla sindaca che c’è differenza tra partecipare in veste istituzionale}} (di parte) ad una manifestazione di partito, {{e andare in veste istituzionale, come rappresentante di una collettività intera, in un salotto letterario}}?
_ In tempi dove è l’apparire (in tv, sui giornali) che vince sull’essere la vera scelta di rottura, se proprio Vincenzi riteneva di dover partecipare a
questo ‘evento’, sarebbe stata quella di portare la lezione di “valori e
storia” intervenendovi senza nome e carica sui manifesti, senza
legittimazione dell’operazione e ribalta mediatica. Anche la forma, e i
modi, delle scelte, sindaca, danno contenuto alle azioni della propria
politica.