A Firenze oggi 13 gennaio 2011 viene presentata – tra gli altri da Marina Ripa di Meana, Paolo Crepet, Vittorio Sgarbi – nell’ambito di “Pitti-uomo 2011” una campagna pubblicitaria del “Consorzio Pelle Italiana Conciata al Naturale” pellami che consiste in un un calendario (foto di Oliviero Toscani) con dodici ritratti di “triangoli pubici femminili”. Titolo della presentazione: {{Dibattito sulla forza della naura/incontro sulla femmina.}}

Mi fa piacere che una delle prime reazioni alla pubblicazione [sul sito dell’Udi ->http://unionedonne.altervista.org/index.php/comunicati/2011/366-vera-pelle-conciata.html] di questo oltraggio alla dignità delle donne venga dal {{sito delle suore comboniane}}, donne come noi. Femministe come noi. Ecco il loro commento:

{{da Combonifem, Newsletter 02/11}}
“Ancora e solo corpo. Questa volta però, se è possibile, è andata peggio delle precedenti. Questa volta infatti non siamo un corpo intero, ma un pube. «L’essenziale» a sentire chi questa campagna pubblicitaria l’ha ideata. «Non i soliti volgari calendari delle pin up» aggiunge il famoso creatore, avvezzo alle trovate che facciano parlare di sé, «ma scatti naturali e onesti».
«Naturali e onesti», così sono definiti i dodici pubi femminili ritratti in un calendario ideato per sponsorizzare un consorzio di concerie toscane che utilizza per i propri prodotti solo «vera pelle conciata al naturale». E fotografare da vicino la parte più intima del nostro corpo «voleva essere (pensate che originalità!) una provocazione», ammettono dal Consorzio.
E non provate a dire che sono immagini volgari, offensive per le donne. È arte! Il creatore di questa pubblicità così anomala nel nostro Paese, ha già fatto sapere che chi critica dà sfogo alla «solita visione vetero femminista».

Femminista. Ecco di cosa si è tacciate se si vuole difendere la propria dignità, la mercificazione continua che si fa del nostro corpo, l’immagine di donna che mostrano ai nostri figli e figlie. Femminista, perché non rispondente a quel che da oltre trent’anni propongono le televisioni, scelgono gli imperatori della pubblicità e delle istituzioni. Corpi nudi in vetrina, oggi diventati pezzi di pelle da conceria.
E non importa il messaggio badate, non importa il livello di degrado che questa pubblicità ancora una volta ci sbatte in faccia. Non importa il fatto che si rafforzi uno stereotipo, né che si insinui – ancora – che è la nostra nudità quella che “fa muovere il mercato”. Un messaggio quanto mai pericoloso in tempi in cui la mercificazione del corpo femminile riguarda anche le adolescenti che si fotografano nude per ottenere le ricariche dei telefonini.

Il nome del pubblicitario di cui abbiamo parlato lo troverete sul sito, nel comunicato stampa dell’Unione donne italiane che, da marzo 2010, ha promosso la {{Campagna nazionale Immagini amiche}} un’iniziativa per contrastare con una azione politica puntuale, organizzata e condivisa le immagini lesive e gli stereotipi femminili ovunque, non solo nella pubblicità. Per quel che riguarda noi tutti, donne e uomini, rimane solo una cosa da fare: boicottare quei marchi che sfoggiano una pubblicità lesiva dell’immagine femminile. La nudità delle donne non farà muovere il nostro mercato.”