La sindaca sorridente e svelta ci stringe la mano e ci invita prontamente ad andarla a trovare a Decollatura, in provincia di Catanzaro. Per me calabrese d’origine di cuore e di carne, ogni possibilità di incontrare e conoscere paesi, situati non proprio vicino a quello in cui sono nata, mi dà un senso di gioia e di scoperta emozionante. Non vi è calabrese – si dice – che riesca a dimenticare la sua terra dopo l’emigrazione. Anzi quella terra, luogo delle radici, madre rocciosa e dolce, afferra l’anima, la stringe a se, arriva a farla soffrire purché non la si dimentichi, non la si abbandoni mai definitivamente. Così prontamente diciamo che si, certo, andremo a trovarla. È una vita che non desidero altro, ogni anno il ritorno, in una Calabria sempre uguale e sempre definitivamente diversa che mi riempie spesso di tristezza. Ritorno, inspiegabilmente, come se tra le fiumare asciutte, le colline brulle punteggiate da ginestre e fichi d’india dovessi ad un certo punto scorgere il tesoro, quel punto di luce che giustificherebbe ogni infinito ritorno.

Ci sono di quei casi nella vita che, piuttosto che cercare di spiegare conviene ascoltare. Così arriva anche l’invito del prof. {{Francesco Cuteri }} , archeologo, docente presso l’Università di Reggio Calabria ed autore di numerosi tra libri ed articoli sul medioevo, che sta scavando da quattordici anni presso l’antica Kaulon, sulla splendida spiaggia di Monasterace. [[ Il prof. Francesco Cuteri ha condotto molte ricerche anche in Grecia, dove tutt’ora insegna e in Toscana]] Lavora con un gruppo di giovani archeologhe ed archeologi volontari provenienti da varie università, accampati all’interno di una scuola dismessa, a poche centinaia di metri dagli scavi. Dobbiamo fare delle riprese agli scavi ed al Museo che conserva ritrovamenti di grande importanza.

Anche {{Monasterace ha una sindaca che vive ormai sotto scorta,}} una donna, farmacista, che con coraggio ha accettato di continuare nel suo mandato nonostante le minacce e gli attentati di cui è stata oggetto. Non è un caso, mi dico, questi inviti sono la mano che la mia terra mi tende perché possa ancora e sempre tornare ad essa, con fedeltà. Arriviamo per accamparci nella scuola accolti dal prof. Cuteri dalle giovani e dai giovani, esperti e precisi nel loro paziente lavoro. L’accompagna anche la moglie, architetta con il loro bambino di due anni. La mattina dopo sveglia per tutte e tutti alle 5.30 per andare in cima a quella che era la parte più alta della città di Kaulon ed aspettare l’alba su quel mare che raccoglie l’orizzonte a perdita d’occhio.

Ci arrampichiamo letteralmente perché la strada è impervia e coperta di rovi, anche la cima, dove, ci dice il prof. se si scavasse si ritroverebbero tracce importanti per la storia della città. L’aria è frizzante e la fatica della salita ci ha ormai svegliati definitivamente su un paesaggio incredibile: davanti a noi il mare, alle nostre spalle Monasterace antico raggrumato sulla collina, più a lato Stilo che ancora dorme tra le sue chiese e la famosa Cattolica bizantina; ancora dietro, in cima ad uno sperone roccioso, tra squarci e fenditure della pietra bianca e nuda, il monastero di S. Maria di Monte Stella. Il silenzio avvolge ogni cosa e noi respiriamo lentamente in attesa dei primi raggi di sole.

Giriamo lo sguardo intorno e {{vediamo una terra che ha il sapore della storia ma che ha bisogno di continuare a vivere pienamente il suo oggi}}. Il sole sorge e quasi applaudiamo, ormai la luce ci accarezza, fra poco il gruppo dovrà recarsi ancora a scavare, per tutto il giorno, unica sosta il tempo per un panino. Stanno scavando presso il luogo che chiamano “casamatta” forse il cuore sacro dell’antica città ellenistica, molto vicino al Tempio – probabilmente dedicato a Zeus e molto vicino al mare, da cui la separa una duna che discende ripida sulla bianchissima spiaggia deserta a perdita d’occhio. “Casamatta” presenta una struttura termale, nel cuore della casa vi è una stanza quadrata ricoperta da un crollo imponente. Probabilmente un luogo riservato alle donne – {{madri simboliche delle donne di Calabria che presto incontreremo }} – ed anche di una certa importanza data la prossimità al tempio. Un luogo certamente legato ai riti sacri. Il prof. Cuteri è certo che sotto i detriti vi sia un mosaico e spera di avere ancora la possibilità di scavare, perché non ha fondi e perché intanto è cresciuto un vento molto forte e si avvicina un temporale che si scatena puntualmente proprio mentre riusciamo a rientrare nella scuola. Qualcuno non fa in tempo e si inzuppa senza scampo. Sento la sindaca di Decollatura che ci dice che da loro fa già molto freddo ed imperversa la pioggia – siamo nella seconda settimana di settembre, l’estate sembra finita ma poi sapremo che in Calabria l’estate ha sempre una seconda possibilità.

La sera riuniti per la cena si commentano i ritrovamenti e le difficoltà di una attività priva di sostegni economici significativi che possano dare respiro a chi vi lavora ed ai luoghi che potrebbero esprimere meglio le loro potenzialità. Ma la cena è sempre allegra e quasi non si sente la grande fatica degli scavi. Arriva il momento per noi di partire in una giornata nuvolosa e ventosa. Gli scavi continuano e dopo pochi giorni ci arriva la notizia del ritrovamento del mosaico . Un grande mosaico a motivi floreali e con un drago di grande suggestione, come il prof. immaginava.[[Sul mosaico si possono reperire le prime informazioni on-line attraverso i TGR e la Stampa]] Una vittoria di quel gruppo professionale e generoso. Siamo felici.

Finalmente arriva anche il momento di incontrarci con {{la sindaca di Decollatura, Anna Maria Cardamone, }} donna forte e preparata, un curriculum di tutto rispetto, che ha lasciato un lavoro economicamente gratificante per dedicarsi al benessere del suo paese. Arriva all’appuntamento gioiosa e sorridente, ci incontriamo presso la piccola chiesa di S. Maria del Ponte, sotto Squillace, un luogo fresco e silenzioso dove scorre finalmente una fiumara con acqua scrosciante. Ci racconta del {{progetto regionale “Pitagora Mundus” }} a cui Decollatura ha risposto accogliendo {{venti giovani egiziani quattordicenni, che frequenteranno corsi professionali nelle scuole del paese}}. Essendo i fondi molto limitati la popolazione si è fatta carico del completo arredamento della grande casa che li accoglierà e che permetterà loro una buona integrazione, grazie anche alle famiglie che avranno intorno; un impegno delicato e faticoso in cu lei crede fortemente. Tra noi scorrono sogni, desideri ed un sorriso che non ci abbandona mai. Ci rivedremo.

Al momento di salutarci ci dice che ha un regalo per noi, corre alla macchina e ci mostra un bel sacco di patate di Decollatura, patate famose – e davvero molto buone – ed un cesto di peperoni del suo orto; accogliamo il regalo con gratitudine mostrando le nostre mani vuote, perché pur avendo un orto non sappiamo ancora coltivare nulla. Quando ripartiamo per tornare a casa lungo la strada guardo il mare e poi via via i monti della Sila. Per quest’anno non mi importa niente dei problemi della Salerno- Reggio Calabria. Il viaggio scorre e quasi non ce ne accorgiamo. La bellezza ci ha riempito gli occhi e il cuore.