Lo scorso 27 settembre a Montecitorio la presentazione del libro “Nascere e morire. Quando decido io? Italia e Europa a confronto” , presenti gli autori Monica Soldano e Gianni Baldini, è stata occasione di riflessione né provinciale, né ideologica su questioni fondamentali quali: il fine vita e la procreazione assistita.L’argomento evocato continuamente dai vari relatori, Stefano Rodotà, Livia Turco, Benedetto della Vedova, Alfredo Zuppiroli, coordinati da Rosa Maria Calipari, Vice Presidente del gruppo dei deputati del partito democratico, è stato il principio dell’autodeterminazione, che secondo Stefano Rodotà si aggira per l’Italia come uno spettro.

Gli chiedono infatti continuamente perché in Italia non sia tutelato e Rodotà risponde che purtroppo oggi in Italia la Corte costituzionale è un nemico e l’attuale governo su certi argomenti usa una formula preoccupante, parla di “agenda etica”.

Bisognerebbe invece parlare di diritti garantiti dalla Costituzione. Infatti anche riconoscendo che su vita e morte esistono e sono legittimi culture, religioni, usi diversi , quando esiste una costituzione democratica, esistono diritti da rispettare perché costituzionali. Bisognerebbe leggere i lavori preparatori della nostra Costituzione per capire da dove sono scaturiti.

Per esempio sul testamento biologico sarebbe stato sufficiente considerare l’art 32 della Costituzione e conclude: ”la legge non può assolutamente violare i diritti della persona riconosciti dalla Costituzione. Ciò segna i limiti dell’intervento del Parlamento.”

Invece nella legge sul testamento biologico, il consenso della persona viene annullato, la persona diviene oggetto, l’autodeterminazione negata.
_ L’autodeterminazione infatti, malgrado l’importante evoluzione giurisprudenziale avuta recentemente nel nostro ordinamento, in realtà ha bisogno dell’Europa per essere efficace nelle concrete scelte quotidiane delle persone.

Ne abbiamo avuto un esempio recente, a suo tempo riferito dal nostro giornale:
la Corte europea dei diritti dell’uomo, qualche mese fa, ha accettato di esaminare il ricorso di una coppia di Italiani, Rosetta Costa e Walter Pavan, contro la legge 40/2004.
_ La coppia infatti, poiché è fertile, secondo questa legge non può accedere alla procreazione assistita per evitare il rischio di trasmettere una grave malattia genetica, la fibrosi cistica, di cui è portatrice.
_ I coniugi chiedono equità di trattamento rispetto agli altri cittadini europei che già oggi in 15 paesi possono evitare ciò che in Italia richiederebbe una modifica legislativa o una sentenza abrogativa della Corte Costituzionale.

Ciò che ribadiscono i relatori e il libro presentato, è la necessità di promuovere una cultura veramente laica, scevra delle ideologie che hanno determinato gravi violazioni dei diritti delle persone sia nella legge sulla procreazione che sul testamento biologico.

A questo proposito Benedetto della Vedova, Presidente del gruppo dei deputati di Futuro e Libertà, proprio in un confronto europeo con due religiosi tedeschi, un rappresentante della chiesa cattolica e uno della chiesa protestante, ha misurato quanto l’ideologia confonda i legislatori che si occupano di bioetica.
_ A lui che riferiva su “l’indisponibilità a decidere sul fine vita” dei legislatori cattolici italiani invitavano a volare più basso e a partire dal diritto, universalmente riconosciuto in Europa, dell’inviolabilità della persona cosciente, dovrebbero semplicemente chiedersi come trasferirlo alla persona incapace di intendere e di volere.

_ Quindi la questione sarebbe più facile da sciogliere, anche perché, secondo loro, le volontà presunte, desumibili dal contesto biografico e sociale dell’incapace, devono valere quanto le volontà espresse.

D’accordo anche Livia Turco circa le ambiguità e la confusione dovute all’ideologia dominante nella legislazione bioetica e cita l’esempio della legge sulla procreazione assistita, già di per sé discutibile fin dal primo articolo ma la cui interpretazione ideologica restrittiva ne ha reso l’applicazione quasi impossibile.
_ E’ infatti dovuta intervenire la Corte Costituzionale con la sentenza n.151del 15 maggio 2009 che ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art 14 ( comma 2 e 3).
_ Da qui la necessità di nuove linee guida a cui lei stessa, come componente della commissione Affari Sociali della Camera dei deputati, presterà particolare attenzione.

Gli autori sono intervenuti alla fine ringraziando e in particolare ricordando che l’opera ripercorre l’ìter delle questioni bioetiche così come sono emerse nella società civile e come essi stessi le hanno vissute con gli interessati, lottando con loro per il riconoscimento dei diritti inviolabili della persona.
_ Monica Soldano in particolare afferma di aver percepito, in questo lungo percorso, interessi e valori di una società in profonda evoluzione democratica, cosa che troppo spesso non è presa in considerazione dai legislatori.