Le tavole di Simona Bassano di Tufillo tratte dal libro Burka! saranno in mostra a Roma presso la libreria Feltrinelli di Viale Libia, dal 7 maggio al 3 giugno, a Napoli dal 15 al 31 maggio alla libreria Feltrinelli di P.zza dei Martiri e alla libreria Feltrinelli di Bari dall’11 giugno al 2 luglio.
Un bimbo si guarda intorno con gli occhioni grandi e lo sguardo spaurito. Cerca la madre ma non la riconosce tra i tanti volti di madri prive di identità. Il burka nasconde il loro viso di donne afgane, di donne. Questa è la descrizione di una delle 24 tavole a fumetti che l’artista {{Simona Bassano di Tufillo}} ha raccolto nel suo libro “Burka!”, edito da Donzelli e con il patrocinio di Amnesty International, che sarà in vendita nelle librerie dal 27 aprile.

Simona è un’autrice di fumetti napoletana, in arte Sbadituf, laureata in Arti Visive al D.A.M.S. di Bologna e in Grafica presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli, che riesce a comunicare con toccante ironia quell’identità negata attraverso una grande sensibilità.
_ Come sarebbe la Gioconda privata del suo sorriso e coperta da un velo nero? O una carta d’identità con la foto di una donna che indossa il burka? Fare le cose più semplici come mangiare, bere e baciare con un burka addosso? L’artista nei suoi fumetti si è posta queste domande e ha scelto di accompagnare i suoi disegni alla testimonianza scritta della giornalista afgana {{Jamila Mujahed}}, che nel libro descrive la vita quotidiana a Kabul durante il governo dei Mujahiden e la presa del potere dei Talebani.

Jamila è presidente di [The Voice of Afghan Women’s Association and Radio->http://portal.unesco.org/ci/en/ev.php-URL_ID=18781&URL_DO=DO_TOPIC&URL_SECTION=201.html], organizzazione non governativa di donne professioniste in ambito di mass-media, oltre che fondatrice dell’unica rivista femminile afgana, “Malalai” (dal nome di una donna combattente), di cui è editrice.
_ Da questo confronto nasce un contributo lontano dalla retorica e forte dell’immediatezza delle immagini e del racconto. “Il fumetto era già pronto quando Jamila Mujahed ha scritto il suo contributo per il libro” spiega Simona Bassano di Tufillo “Ha letto le vignette e si è divertita. Le ha trovate adatte ad interpretare le difficoltà di interazione sociale che il burka comporta, e di cui lei ha fatto esperienza diretta in maniera traumatica, come racconta nel libro.

In “Burka!”, la sua testimonianza e i miei disegni scorrono fianco a fianco, pagina dopo pagina. E si avverte una certa complementarità, un’affinità tra i due lavori, che pure sono stati realizzati in momenti diversi da persone appartenenti a culture lontanissime”.

{{Come mai ha scelto di affrontare il tema delle donne afgane nella sua opera?}}

“Nonostante l’attualità del tema, in realtà l’ispirazione per “Burka!” mi è venuta 5 anni fa, quando, dopo l’attentato alle Twin Towers, tv e giornali diffusero improvvisamente le immagini delle donne afgane con i loro burka. E’ stato inevitabile immedesimarmi e pormi una serie di quesiti, che poi ho tradotto in vignette. I miei disegni non costituiscono una denuncia: quella afgana è una realtà troppo lontana dalla mia perché io possa permettermi di giudicarla. Ogni vignetta vuole porsi piuttosto come un interrogativo: come si riconoscono per strada le donne? Come fanno i bambini a riconoscere le madri coperte dal burka? E così via”.

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E’ impegnata in altri progetti a scopo sociale?}}

“Ho creato un movimento artistico, Direzione Obbligatoria, basato sull’impegno socio-culturale, portato avanti attraverso l’ironia e la pluralità di voci. Organizzo collettive tematiche che affrontano questioni sociali scottanti al fine di solleticare le coscienze di tutti noi, sedate da ritmi sociali frenetici e ipnotici che producono perdita di aderenza al reale. Il prossimo appuntamento è una collettiva al femminile dal titolo “Una donna non sgancerebbe mai l’atomica: fa disordine (Luciana Littizzetto)”, che quest’estate sarà ospitata dal Premio Massimo Troisi e in autunno dovrebbe andare al Fondo Sociale per l’Arte Contemporanea (FRAC) di Baronissi”.

{{Il suo prossimo lavoro a fumetti?}}

“Da un paio d’anni sto lavorando ad un progetto dal titolo “Paradiso fittasi”. Si tratta di un genere completamente diverso da “Burka!”, sia come grafica che per il tema, ma lo scopo è sempre lo stesso: stimolare il pensiero e la coscienza attraverso il sorriso”.