Articolo di Alessandro Cori, Eleonora Capelli e Ilaria Venturi 

Gli attivisti a presidio di Làbas (foto Gianluca Perticoni)

Di prima mattina la polizia in tenuta antisommossa è arrivata in via Orfeo, dove c’è l’ex caserma occupata da cinque anni. Negli anni all’interno è stato creato un dormitorio sociale, gli orti e il mercato bio. Gli attivisti: “Vigliacchi”. I residenti del quartiere: “Un lutto, perdiamo una realtà unica”. Sigilli anche al Crash

La polizia ha invaso  via Orfeo, nel cuore di Bologna, in una mattina di agosto. E l’ex caserma Masini è sotto sgombero. Sono cominciate alle sette le operazioni per liberare l’immobile occupato cinque anni fa, nel novembre del 2012, dal collettivo Làbas. Una trentina di attivisti si è schierata davanti al cancello d’ingresso, tutti seduti per terra e con in mano caschi da cantiere. C’erano anche delle rotoballe a difesa dell’ingresso principale di via Orfeo.

 

Gli agenti hanno prima provato a trascinare via gli attivisti, poi hanno usato i manganelli. Sono partite le cariche mentre si sprigionava del fumo all’interno, perchè nel cortile gli esponenti del collettivo avevano dato alle fiamme alcune balle di paglia. La zona è stata tutta bloccata, in via Castiglione i vigili della municipale non hanno fatto passare le auto per alcune ore, sono arrivati i vigili del fuoco.

Alcuni residenti sono scesi in strada sgomenti per lo sgombero: “Ma che fastidio davano?”. Altri, svegliati in mattinata dai lacrimogeni, scuotono la testa: “E’ un lutto, il quartiere perde una realtà sociale unica”. “Hanno sgomberato Làbas dopo tre ore di resistenza e barricate incendiarie. Lo hanno fatto in pieno agosto, da vigliacchi quali sono e saranno per sempre”, la reazione degli attivisti via Facebook. “Violenza inaudita della polizia. Il Comune ora dovrà risponderne, chiederemo conto all’amministrazione Merola”. Lo stesso sindaco, Virginio Merola, a poche ore dallo sgombero aveva detto: “Auspico una soluzione alternativa”. Mentre è scoppiata la polemica in città.

I tafferugli sono poi proseguiti nella vicina piazza del Baraccano. Gli attivisti sgomberati denunciano una decina di feriti, di cui due colpiti in maniera seria. Dopo gli scontri, si sono riuniti nel giardino della sede del quartiere, lì a fianco, e poi sono andati in piazza Maggiore dove è stato fatto un applauso. Davanti al palazzo comunale c’era la polizia in tenuta antisommossa. In tanti hanno gridato: “Giù le mani da Làbas”. “E’ possibile che dal basso si riscriva un altro tipo di città, più sostenibile, fatto di diritti e accessibilità ai servizi – dice Tommaso di Làbas – noi oggi qua siamo tanti”. Gli attivisti danno tempo un mese al Comune per trovare un nuovo posto. E annunciano: domani il mercatino biologico al Baraccano e il 30 agosto un’assemblea pubblica in preparazione di un corteo del 9 settembre per riprendersi Làbas e via Orfeo 46.

Intanto a Bologna, sempre in mattinata, è stato eseguito un secondo sgombero, che riguarda un altro centro sociale, il laboratorio Crash di via della Cooperazione, nella periferia. Nella struttura sono stati posti i sigilli, al momento dell’intervento non c’era nessuno. “Gravissimo: la procura ordina la questura esegue. Stanno sgomberando ora il lab Crash!”, la reazione del collettivo via Facebook.

La storia di Làbas. L’ex caserma Masini, di proprietà della Cassa depositi e prestiti, era già stata sgomberata alla fine del 2012 e poi subito rioccupata dai ragazzi del centro sociale legato al Tpo. Nel dicembre del 2015 il Pm Antonello Gustapane ha emesso un decreto di sequestro per l’immobile, dando il via libera allo sgombero. In questi anni l’edificio è diventato un punto di riferimento per molti residenti del quartiere e non solo. Al suo interno il collettivo Làbas aveva creato un dormitorio sociale autogestito, “Accoglienza Degna”, con 15 posti letto, realizzava tanti laboratori tra cui “Labimbi”, pensato per i più piccoli, la scuola di italiano per immigrati. Ed era stata aperta una pizzeria biologica. Ogni mercoledì poi si teneva il mercato biologico di “Campi Aperti”.

Gli attivisti di Làbas hanno riqualificato gli spazi della caserma, abbandonata per tanti anni, con campagne di finanziamento popolari. Lo scorso anno in occasione di un convegno sull’edilizia sociale la proprietà dell’immobile si era detta disponibile a incontrare i ragazzi del collettivo per discutere del futuro della caserma. La giunta comunale, per bocca dell’assessore Riccardo Malagoli si era detta “piacevolmente stupita” dell’apertura di Cdp.