Da 10 marzo 2019 partiranno una serie di incontri per conoscere Oreste.

Oreste non era un collettivo, non era un sindacato ma, come spesso hanno ribadito i suoi ideatori, era “un insieme variabile di persone”, di artisti che si sono scelti e trovati per un determinato tempo per condividere una certa maniera di vedere il mondo. Oreste ha agito da precursore, ha sperimentato e anticipato un modus operandi indipendente, alternativo a quello istituzionale, totalmente orizzontale e non gerarchico, ponendo l’accento sul processo e anticipando tendenze oggi date per scontate come la ricerca in spazi non profit e le residenze d’artista.

Alla base del progetto vi erano le relazioni, il dialogo e le interconnessioni nella cornice di un “spazio” libero in cui stimolare l’incontro, la discussione, l’aggregazione, l’esplorazione di nuovi territori sentendosi parte di una comunità multiforme accomunata dal linguaggio condiviso dell’arte.

Così, nello spazio espositivo della Project Room, dedicato alla riscoperta di alcuni degli episodi artistici più stimolanti e innovativi originati in ambito bolognese e regionale, il MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna presenta No, Oreste, No! Diari da un archivio impossibile, progetto espositivo a cura di Serena Carbone incentrato sull’esperienza artistico-relazionale di Progetto Oreste, nata nel 1997 e conclusasi nel 2001, con particolare attenzione alle vicende bolognesi.

No, Oreste, No! Diari da un archivio impossibile ha come fulcro ciò che resta oggi di Oreste: gli artisti con le loro vite e le loro ricerche, l’archivio composto da materiale audio-video e cartaceo, il materiale sulle pagine ancora navigabili di UnDo.Net e la vitalità che ne animava gli incontri e i dialoghi. In mostra vengono esposti testi, fotografie, libri, cataloghi, riviste, flyers, locandine, lettere, e-mail, per ricostruire il grande network che l’invisibile Oreste, in pochi anni, ha intrecciato con il mondo dell’arte.

Particolare attenzione viene riservata ai momenti e alle relazioni intessute a Bologna, città scelta a caso dal momento che molti degli artisti che gravitavano intorno al progetto avevano frequentato l’Accademia di Belle Arti locale e qui continuavano a risiedere. Nell’ambito dell’esposizione sono visibili inoltre diversi video di documentazione sulle residenze e la partecipazione alla Biennale e due installazioni.

La mostra è accompagnata da una pubblicazione in distribuzione gratuita al MAMbo con un testo istituzionale di Lorenzo Balbi, l’introduzione di Serena Carbone e una serie di interviste a: a.titolo (Francesca Comisso e Luisa Perlo), Caroline Bachmann, Fabrizio Basso, Pino Boresta, Zefferina Castoldi, Annalisa Cattani, Silvia Cini, Salvatore Falci, Emilio Fantin, Daniele Gasparinetti, Mario Gorni, Meri Gorni, Viviana Gravano, Ferdinando Mazzitelli, Fabiola Naldi, Luigi Negro, Giancarlo Norese, Laura Palmieri, Mario Pieroni e Dora Stiefelmeier, Cesare Pietroiusti, Alessandra Pioselli, Premiata Ditta (Anna Stuart Tovini e Vincenzo Chiarandà), Anteo Radovan.

Durante il periodo dell’esposizione, la Project Room, ricreando la capacità di fare rete propria di Oreste, si trasformerà in spazio di relazioni che incoraggerà anche fisicamente – con l’allestimento di tavoli e sedute – l’incontro e il dialogo. Una serie di appuntamenti aperti al pubblico prenderà avvio da domenica 10 marzo.