Un incontro Sabato 10 novembre 2018  alle ore  17,00 nella Sala Prof. Marco Biagi – Complesso del Baraccano in Via Santo Stefano, 119 – Bologna

È luogo comune che il Modernismo sia stato un fenomeno (letterario, sociale, politico, editoriale) creato in prevalenza dagli uomini – si conoscono infatti i nomi di Picasso, T.S Eliot, James Joyce, Pound, Fizgerald, Auden – mentre in realtà non sarebbe esistito senza il lavoro redazionale,  gli sforzi letterari e le soirées letterarie che queste donne organizzavano, senza la loro attività politica a favore della parola; la loro laboriosità economica, la loro capacità di promuovere le opere moderniste.   I loro nomi erano Gertrude Stein, Natalie Clifford Barney, Sylvia Beach, Adrienne Monnier, Colette, Djuna Barnes, Hilda Doolittle, Bryher, Janet Flanner, Edith Wharton, Solita Solano, Alice B. Toklas, Renée Vivien, Jean Rhys, Anais Nin, Mina Loy, Maria Jolas, Jane Heap, Nancy Cunard, Caresse Crosby, Kay Boyle, Margareth Anderson.

Alcune di loro furono protagoniste e artefici del Modernismo, altre ne furono le “Levatrici“, nel senso che aiutarono a mettere al mondo quel “mondo”, quasi che nella ripetizione di un antico gesto femminile fossero capaci di rinnovare in modo nuovo un ruolo tradizionale e classico.  “È interessante in questo senso l’osservazione di Sylvia Beach, quando nel tentativo di trovare all’Ulisse un editore americano, cercò di determinare quali fossero i suoi diritti come prima editrice dell’opera. A quel punto un’amica le suggerì che forse, malgrado il contratto firmato da lei e da Joyce che le assicurava certe garanzie, non aveva alcun diritto sul libro. Non si stupì, non protestò lei, che aveva corso enormi rischi per conto di Joyce, arrivando quasi a perdere la libreria per sostenere finanziariamente la sua opera. Semplicemente osservò che dopo tutto il libro era suo, di Joyce, lui era la madre dell’Ulisse. Da donna, Sylvia sapeva bene che i figli appartengono alla madre, non alla levatrice.

È un’osservazione di cui invito a cogliere la lezione di umiltà e di rigore e onestà intellettuale che contiene, e insieme la portata gnoseologica che svela riguardo alla realtà della creazione in letteratura. Ciò che entra in gioco nella creazione dell’opera – uno scrittore e una scrittrice lo sanno per esperienza – è che nell’atto della scrittura si è ‘madri’. Un uomo e una donna quando scrivono in questo si avvicinano: sono entrambi materni ed entrambi, in quanto madri, donna. Ecco dove la discriminazione di ‘genere’ dimostra appieno la stupidità e la sterilità di un pensiero che opera per tali distinzioni, laddove si dovrebbe celebrare il trionfo della maternità. Della femminilità. In entrambi i casi.” (dall’introduzione di Nadia Fusini)

Interverranno:  Nadia Fusini, Barbara Lanati, Margherita Giacobino, Sara De Simone

L’incontro è organizzato dall’Associazione Culturale Sentieri Sterrati

INFO info@sentieriseterrati.org    www.sentieristerrati.org