Oggi giovedì 2 novembre 2017 alle ore 18,30 nell’Aula magna di santa Cristina si terrà la conferenza su Carla Lonzi. Il Centro Donne    propone una lettura trasversale dei testi di Carla Lonzi (1931-1982), storica dell’arte e figura preminente del femminismo italiano negli anni ’70.

In apertura i saluti dell’Associazione Orlando  Ingresso gratuito

Da circa un decennio l’avventura teorica di Carla Lonzi, figura preminente del neofemminismo italiano degli anni Settanta, è oggetto di riscoperta, non solo in Italia: dapprima con la ripubblicazione di molti dei suoi scritti, tra i quali il famosissimo “Sputiamo su Hegel”, poi con convegni, incontri e studi specifici a lei dedicati. Riemerge così il lavoro di riflessione, complesso e anticipatore, di un’autrice affascinante che ha saputo pensare il femminismo e il mondo dell’arte, il potere e le forme dell’emancipazione delle donne e non solo. La ricerca di

Giovanna Zapperi

Giovanna Zapperi si interessa alla traiettoria di Carla Lonzi e ai rapporti tra arte e femminismo nell’Italia tra gli anni Sessanta e Settanta.

Attingendo a fonti di archivio in gran parte inedite, questo libro dimostra che i due periodi che sembrano scandire la biografia di Carla Lonzi – prima la critica d’arte, poi il femminismo – segnano in realtà un percorso che intreccia l’intera espressione teorica di questa importante autrice.

 Giovanna Zapperi, nell’introduzione del libro CARLA LONZI: UN’ARTE DELLA VITA, edito da Derive-APPRODI ,  scrive:

“Carla Lonzi è stata una critica d’arte, femminista, scrittrice e poetessa italiana. Scrivo queste parole e già mi rendo conto quanto queste definizioni rischino di essere inadeguate a descrivere il percorso di una donna che non ha mai smesso di lottare perché la sua vita non fosse ridotta a un insieme di ruoli, di categorie e di identità”.

Disfare, perciò, ruoli “che collegava alla sua oppressione, nel tentativo di connettere la sua impresa soggettiva a un’impresa collettiva”. Rendersi autentica, distaccandosi dal proprio contesto professionale e culturale per elaborare “una propria personale versione del femminismo”.

Ci racconta, Zapperi, della doppia vita di Carla che nel 1969 abbandona il mondo dell’arte e della critica d’arte dopo la stesura del testo Autoritratto, nel quale aveva raccolto 14 conversazioni con artisti dell’epoca (una sola donna tra loro, Carla Accardi). Il lavoro su Autoritratto, nota Zapperi, già mette in luce una sensibilità che passa attraverso “l’invenzione di una scrittura basata sulla soggettività, sulla partecipazione”, e da un desiderio “anti-disciplinare e indisciplinato”, “antiaccademico”, desiderio di “una pagina che non sia una pagina” “di un testo che porti traccia dell’immediatezza della condivisione”. In realtà, Lonzi va perfezionando, pur tra contraddizioni, la convinzione che l’arte sia implicata in un rapporto sociale dove è impossibile creare relazioni autentiche e sperimentare forme di vita basate sul riconoscimento reciproco. Da lì comincia a spostare la sua ricerca politica di autenticità e autonomia verso il pensiero e la pratica delle donne, verso l’emergere di una nuova soggettività femminista.

Tra le sue numerose pubblicazioni di  Giovanna Zapperi in altre lingue, in italiano figurano: L’artista è una donna e, con Alessandra Gribaldo, Lo schermo del potere. Vive e lavora in Francia