Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea

Vi proponiamo la lettura dell’articolo di Antonella Penati  “Io, come Antonietta, orfane dei figli. E ora tutti voi cominciate ad ascoltarci” uscito sulla  27 ora/ corriere in seguito al nostro comunicato

Per la prima volta l’UDI ha chiesto alla Cedu -Corte Europea dei Diritti dell’Uomo- di intervenire come terzo a sostegno del ricorso di Antonella Penati presentato contro lo Stato Italiano, per non aver tutelato il diritto alla vita del proprio figlio Federico Barakat ucciso dal padre. La Penati, infatti, aveva più volte denunciato la violenza e pericolosità dell’uomo, culminata nell’omicidio del figlio di soli otto anni, avvenuto durante un incontro protetto presso i servizi sociali il 25 febbraio 2009. In questo caso, sul diritto alla vita del bambino ha prevalso il diritto alla genitorialità di un padre violento.

Il nostro intervento, si basa sulla profonda convinzione che “tragedie annunciate” come questa, o come quella del recentissimo caso di Cisterna di Latina, siano tali anche a causa dell’inadempienza di uno Stato troppo lento e troppo superficiale nel gestire situazioni di pericolo e di emergenza delle donne e dei loro figli, vittime di violenza domestica. Ci auguriamo, pertanto, che la nostra partecipazione al processo instaurato innanzi alla Corte Europea possa essere utile a perorare la causa della madre del piccolo Federico, e che anche in questo caso la CEDU riconosca l’inefficienza dello Stato italiano nell’affrontare la violenza maschile contro le donne, contribuendo dunque a realizzare gli auspicati interventi di tutte le istituzioni statali più volte richiesti nelle piazze e nelle sedi istituzionali in cui ci siamo espresse, in osservanza della Convenzione di Istanbul.

 

La storia di Federico, ucciso dal padre a otto anni, e la battaglia di Antonella, che prima non fu ascoltata e poi fu trattata come una visionaria, la pubblicammo qualche anno fa. La sua battaglia è continuata e approderà a Strasburgo alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Antonella Penati, che si definisce ”testimone di violenza di genere”, è attivista sociale e ha fondato l’Associazione Federico nel cuore Onlus con cu ha trasformato la vicenda personale nel paradigma di tante altre storie e in una battaglia per i diritti . Le cronache di questi giorni le hanno fatto ripercorre il proprio dolore. E, a modo suo, lo ha voluto condividere con noi.  Assistiamo quasi inermi a Femminicidi e violenze inaudite su donne e bambini. È forse questo un Paese civile? Dal giorno dell’uccisione delle due sorelline di Cisterna di Latina e del tentato Femminicidio della loro mamma, sono caduta in un profondo stato di depressione e di dolore a stento riesco a riprendermi. Questo doppio figlicidio è stata la goccia che ha fatto tracimare il vaso dopo 9 anni di lotta per dare giustizia a Federico, ucciso dal padre in ambito protetto a soli 8 anni , nonostante ben 8 denunce , segnalazioni e indicatori di rischio tutti ben evidenti.

Cosa aspettiamo a fermare tutto questo?  Troppe donne e bambini vengono uccisi in Italia ogni dannatissimo giorno. In pochi riconoscono il fatto che il femminicidio e il figlicidio siano strettamente collegati tra loro. Alessia e Martina sono state uccise per colpire la loro mamma. Mi rivedo in lei e il mio quotidiano dolore aumenta sempre più, avrei voglia di fuggire, ma dove? E dove può andare una donna in questo Paese per essere protetta e difesa in modo serio ed efficace? Dove può andare una donna dopo un trauma del genere? Pensate forse che lo Stato la aiuti, la supporti, le dia giustizia? La risposta è no: non è così. So che la vita di Antonietta come la mia non sarà mai più come prima, un lutto derivato ad un uccisione di un figlio per mano del compagno con cui lo hai generato non ti darà mai scampo, è impossibile da superare.

Come Antonietta, ho vissuto il trauma della perdita di un figlio per mano dell’ex partner. È un’esperienza devastante che ti sconvolge l’esistenza. Quello che mi ha fatto ancora più male è costatare che nulla è cambiato dal 2009 , che c’è chi prova – anche in questo caso – a giustificare l’ingiustificabile (e sto parlando dei servizi territoriali che avrebbero dovuto capire, prevenire, aiutare). La morte di queste bambine, come quella di Federico, era annunciata, morti che si potevano e si dovevano evitare.. Il mio pensiero va ad Antonietta Gargiulo e alle sue bambine vorrei poterla abbracciare e dirle di non crollare, di andare avanti per loro che attendono come Federico giustizia, perché lo Stato aveva ed ha l’obbligo di tutelare e difendere i sui cittadini e dovrà risponderne per non averlo fatto sia nel caso di Federico sia in quello di Alessia, di Martina e di centinai di figlicidi.

E qui mi permetto di dire che si parla poco del fatto che in un gran numero di figlicidi vi sono casi mal seguiti dai servizi sociali e un mancato riconoscimento degli indicatori di rischio. Spero che Antonietta troverà la forza di lottare e che non permetterà a nessuno di essere definita vittima: spero che pretenderà di essere considerata una «testimone di violenza di genere, testimone di cosa non ha funzionato e di cosa si dovrebbe cambiare per fare in modo che ciò che è accaduto ai nostri bambini non capiti mai più». Il mio pensiero ed il mio cuore saranno con lei sempre e con tutte le mamme che stanno vivendo quest’orribile esperienza, spero un giorno di poterla abbracciare. Dobbiamo, noi tutte testimoni di violenza di genere, alzare la voce e farci sentire perché noi sappiamo la verità , noi abbiamo vissuto sulla nostra pelle lo strazio di non essere ascoltate e credute, noi sappiamo cosa si prova quando vai a chiedere protezione per te e per i tuoi figli e invece ti esortano a ritirare le denunce invitandoti a tornare al “focolare domestico” ovvero dal padre padrone. Quel padre padrone che qualche parlamentare vorrebbe tutelare facendo diventare la PAS legge di stato, mettendo così il bavaglio definitivamente alle donne che denunciano il padre maltrattante e abusante..

Federico , Alessia, Martina e altri centinaia di bambin* sono mort* per questa ideologia spazzatura che nega la veridicità della donna che denuncia. Che paese siamo diventati se non proteggiamo i nostri bambini? Come possiamo continuare ad accettare che in Italia più o meno ogni due giorni venga uccisa una donna? E’ fin troppo evidente e comune la falsa convinzione che questo sia sempre accaduto, invece non è vero!! La violenza in Italia sta assumendo dimensioni pericolose come è in aumento l’inefficacia e l’inadeguatezza delle misure che lo Stato ha fin qui attivato per debellare questo fenomeno. Eppure i segnali di pericolo anche nel caso di Cisterna di latina vi erano tutti, le richieste di aiuto fatte da Antonietta Gargiulo, identiche quasi sovrapponibili a quelle che feci io ai servizi territoriali e ai carabinieri, non sono state ascoltate da nessuno e quei padri che hanno ucciso Federico, Alessia e Martina e purtroppo molti altri bambini non sono stati fermati.

In questi giorni fiumi di parole si sono spese per cercare di trovare “giustificazione” ad un gesto così crudele, ma non esiste alcuna “giustificazione” ad esso, la violenza per essere fermata deve essere riconosciuta da coloro che ti devono proteggere. Quando, mi chiedo, inizieremo ad ammettere che siamo difronte ad una vera e propria pandemia sociale? Quando cominceremo ad avere ascolto, quello vero? L’ascolto è fondamentale soprattutto se vi sono figli minori che spesso diventano vittime perché il lui di turno vuole punire la madre attraverso loro. Facciamo rete contro la violenza su donne e bambini! E’ notizia di pochi giorni fa che l’ UDI è intervenuto presso la Corte dei Diritti umani a sostegno del mio ricorso che sarà importante per tutti i bambini italiani non solo per Federico.