A un mese di distanza dall’assassinio della difensora dei diritti umani Marisela
Escobado, un altro femminicidio ha insanguinato la citta di Juarez : il brutale
omicidio della poeta e attivista Susana Chávez, ideatrice negli anni ’90 del
progetto “Ni una muerta más”, in difesa delle donne di Ciudad Júarez.Il femminicidio di Susana Chávez, il primo dell’inizio dell’anno si aggiunge ai 466
omicidi di donne del 2010, in questa città di confine che è stata definita la
regione più violenta con il 69% della totalità degli omicidi di donne registrati
nello Stato di Chihuahua.

Lo stesso giorno dell’uccisione dell’attivista e poeta Chávez, alcuni parlamentari
messicani hanno votato contro la realizzazione di un’indagine formale contro le
autorità dello Stato messicano per i 900 femminicidi avvenuti negli ultimi cinque
anni.

A conferma di ciò che da anni le attiviste e gli attivisti delle organizzazioni
civili denunciano: politica fallimentare dello Stato del Messico nel perseguire e
punire i responsabili dei femminicidi e della sparizione delle donne di Juarez.

L’UDI – Unione Donne in Italia esprime solidarietà a tutti i familiari delle
vittime, delle donne e ragazze “sparite per forza” e tutto il nostro sdegno per
questo ennesimo atto nella guerra nascosta chiamata “femminicidio” dove l’unico
soggetto in guerra portatore di morte è il genere maschile.

Chiediamo che lo Stato messicano adempia agli obblighi derivanti dalla sentenza di
condanna della Corte Interamericana per i Diritti Umani (femminicidi di “Campo
Aldonegro) per essersi reso responsabile per “la violazione del diritto alla vita,
all’integrità personale e alla libertà personale nei confronti delle vittime di
femminicidio”

Chiediamo che lo Stato italiano nella persona del Ministro degli Esteri Frattini,
condanni pubblicamente il femminicidio e la tratta a Ciudad Juarez.
_ Lo stesso
ministro che si dice convinto dell’utilità della presenza dei soldati italiani in
Afghanistan per aiutare le donne di quel paese a liberarsi dal giogo
dell’oppressione talebana, che ha denunciato più volte la discriminazione di genere,
gli stupri e le acidificazioni che patiscono le donne afghane a causa di un regime
opprimente e maschilista, dovrebbe sentire il dovere di spendere anche nel caso del
femminicidio messicano, parole pubbliche di sdegno e di condanna nei confronti dello
Stato messicano, il quale ha dimostrato con la sua negligenza, le sue carenti
indagini, le inadempienze, e la crescente impunità di essere uno Stato che “odia le
donne”.

Chiediamo che le Parlamentari italiane, incluse quelle che siedono in Europa, si
pronuncino su tutto questo, perché è un dovere civile e politico farlo, perché il
femminicidio non ha confini, perché i diritti umani “non sono affare interno di ogni
Stato” come purtroppo sentiamo dire anche all’Onu, dove stanno per prevalere
posizioni di opportunismo economico e politico sulla pelle delle donne, delle
bambine e dei bambini e di quanti finora, ovunque nel mondo, restano soggetti
inascoltati e senza diritti.