Un nuovo rapporto di Human right watch documenta come in Bangladesh le leggi discriminatorie e arcaiche che regolamentano la separazione o il divorzio impoveriscono molte donne e le costringono a soportare matrimoni violenti per non finire in miseria e le lotte che le donne capofamiglia e le vittime di violenza stanno conducendo.Quando Namrata, una indù del Bangladesh, ha chiesto un bicchiere d’acqua, il marito le ha dato un bicchiere di acido. Oggi, con la bocca e la gola distrutta, mangia attraverso un tubo di alimentazione. Dopo aver speso i suoi risparmi di una vita, il maritoè scomparso dopo l’attacco.

Eppure Namrata non può legalmente divorziare dal marito a causa delle arcaiche leggi che regolano il diritto di famiglia indù, leggi che, in alcuni casi, sono state approvate più di un secolo fa.
In Bangladesh esistono leggi separate per i musulmani, indù e cristiani, unite solo dal filo rosso della discriminazione delle donne che spesso vengono quindi lasciate senza beni e nessun posto dove vivere quando i loro matrimoni finiscono.

Il Bangladesh è famoso come la culla della microfinanza e servizi bancari rivolti alle piccole imprese e per i prestiti concessi alle persone con pochi beni.

Ma ciò che è meno noto è che il diritto di famiglia del Bangladesh obbliga le donne a una condizione di povertà, se i matrimoni finiscono. Molte famiglie vedono il matrimonio come una forma di sicurezza economica per le loro figlie – e per questa ragione oltre il 55 per cento delle ragazze e delle donne in Bangladesh di età superiore ai 10 si sposano.

Le donne e le ragazze contribuiscono in molti modi alla vita domestica: cucinando e pulendo, allevando i/le figl* e prendendosi cura dei suoceri, lavorando nei campi o aiutando la gestione delle imprese familiari. Ma quando matrimoni finiscono, gli uomini in genere tengono per sé case e proprietà della famiglia, mentre alle donne non rimane praticamente nulla.
Le Nazioni Unite hanno infatti identificato l'”instabilità coniugale” come la causa principale della povertà estrema tra le donne capofamiglia in Bangladesh.

Il rapporto ‘[Will I Get My Dues … Before I Die?->http://www.hrw.org/reports/2012/09/17/will-i-get-my-dues-i-die-0] recentemente pubblicato da [Human Right Watch->http://www.hrw.org/] mostra nel dettaglio i danni che possono causare queste leggi arretrate e in che modo esse finiscono per negare alle donne i loro diritti economici.

La maggior parte dei bengalesi sono musulmani e possono divorziare legalmente, ma mentre un uomo ha il diritto automatico di divorzio senza colpa, sua moglie ha questo diritto solo se il marito chiede di inserirlo nel loro contratto di matrimonio. Percorsi alternativi al divorzio sono dispendiosi e difficili. Le leggi consentono anche la poligamia per gli uomini, ma non le donne. Se una coppia divorzia, la donna può solo ricevere assegni alimentari dal suo ex marito per 90 giorni, ma tali pagamenti sono difficili da ottenere nei tribunali familiari.

Shefali S. viveva con il marito e suoceri. Ha lavorato nel campo della famiglia e ha fatto tutto il lavoro domestico. Quando era incinta del loro primo bambino, ha appreso del piano del marito di risposarsi e lo ha affrontato.
Questi l’ha presa a calci e costretta a stare nuda tutta una fredda notte d’inverno come punizione. Una volta l’ha picchiata fino al punto di portarla all’incoscienza e alla fine l’ha abbandonata e si è risposato.
Shefali sapeva di avere poche speranze di ricevere denaro dal marito, e i suoi genitori non potevano aiutarla quindi è stata costretta a continuare a vivere con i suoi suoceri e a sopportare le loro percosse.

Tra i cristiani il divorzio è consentito, ma ottenerlo è molto più facile per gli uomini. Un uomo ha bisogno solo per dimostrare che la moglie ha commesso adulterio. Una donna, invece, deve provare l’adulterio, più altri atti – come la sua conversione a un’altra religione, bigamia, stupri, bestialità, sodomia, o l’abbandono.

Legalmente in base alle leggi cristiane, le mogli hanno il diritto al mantenimento dai loro mariti. Ma i tribunali familiari non funzionano a dovere e questo significa che le donne devono aspettare mesi o anni per i risultati.

Il Bangladesh ha approvato una legge contro la violenza domestica nel 2010, che dà alle donne vittime di abusi il diritto di risiedere nella casa coniugale, ma questa riforma è ben lontano dal riconoscimento giuridico della parità delle donne nel matrimonio.

Sul piano teorico lo stato ha previsto anche programmi sociali per aiutare le donne che non possono contare sull’aiuto dei mariti per sostenersi. Uno di questi programmi, ad esempio, dà diritto alle donne al pagamento di 300 taka (US $ 4) al mese. Tuttavia, la maggior parte delle 120 donne intervistate non sapeva nulla di questi programmi.

Human right watch sta quindi lavorando a stretto contatto con i gruppi che difendono i diritti delle donne del Bangladesh per sostenere il cambiamento delle leggi arcaiche e delle procedure che regolano i tribunali della famiglia.
L’organizzazione umanitarria è particolarmente impegnata a trovare mezzi che facilitino l’accesso delle donne povere ai programmi di protezione sociale, affinché non debba più accadere che una donna, come Namrata, non possa permettersi di divorziare da un marito che ha distrutto la sua vita.