In questi giorni si sono susseguiti(finalmente) manifesti o comunque esortazioni agli intellettuali perché agissero davanti a un mondo, a una società, soprattutto a una Italia, così diversa da quella che abbiamo imparato  a conoscere nella nostra cultura e nella nostra storia, passata e recente.

Trovandomi per caso in vacanza in una casa piena di cassette (VHS, proprio quelle vecchie, mania di mio marito) ho rivisto da poco Novecento di Bertolucci e mi è rimasta impressa la bella sequenza in cui Stefania Sandrelli esorta le donne a partecipare attivamente alle lotte dei contadini.

Mi sono detta, allora,  che noi studiose di pensiero femminile e femministe ( la parola non spaventi), che tanto abbiamo operato per diffondere un pensare e agire nuovo, il grande patrimonio della riflessione femminile a tutti e tutte, e ciò non senza difficoltà e sotto lo sguardo tollerante di colleghi, nell’Università, ma anche nei luoghi più diversi come teatri, sale  di cinema, nell’agora insomma, noi dobbiamo riprendere la voce, rialzarci, parlare ed agire.

Non è il caso di ricordare -nell’anno in cui si celebrano i 50 anni del 68- quanto il movimento politico e teorico delle donne abbia contribuito in modo determinante a superare quelle che desidero chiamare le frontiere di genere: rivendicazione dell’ uguaglianza, raggiungimento della parità, ma insieme riconoscimento della differenza  e delle differenze. Il movimento di emancipazione delle donne, nato negli anni 50 e culminato nel 68 (battaglie per l’occupazione, scolarizzazione, rifiuto dei rapporti gerarchici nella famiglia, ripensamento della morale tradizionale) ha consentito l’ingresso delle donne in campi che prima erano esclusivo appannaggio maschile,è ciò in qualche modo alla pari nel mondo del lavoro, delle professioni, della politica. Negli anni 70 si afferma poi il riconoscimento della differenza, cioè la consapevolezza che la differenza sessuale e quindi l’identità femminile  di genere sono un valore primordiale fondante la soggettività. Il risultato ultimo che oggi può sembrare paradossale è stata l’affermazione dell’uguaglianza dei diritti.

Si è trattato di un lungo viaggio, di superamenti di frontiere, appunto, in quanto di fronte al nostro inquieto oggi, le donne contemporanee  vogliono tracciare un itinerario, di cui non si conosce l’andamento o il termine, tentando l’interpretazione dei segni e delle cifre di quello, delineando una nuova mappa del mondo in cui ci troviamo a vivere.

Allora avanti donne, riprendiamo questo viaggio, riprendiamo la  parola, facciamo sentire la nostra voce e mi rivolgo alle tante donne dei movimenti, dei gruppi, delle associazioni, delle comunità, sorte e sviluppatesi in questi anni(moltissime ne ho conosciute) : tutte hanno contribuito a rendere il nostro mondo migliore, e soprattutto mi rivolgo alle giovani generazioni,che spesso non conoscono questo itinerario,e ne usciranno arricchite e cittadine in senso pieno.

Infine per essere concrete, per deformazione professionale,propongo di organizzare ovunque ci troviamo, incontri, dibattiti, eventi per ripercorrere questo cammino. Noi come GIO, Osservatorio interuniversitario di studi di genere, parità e  pari opportunità offriamo la nostra presenza e le nostre competenze.

Francesca Brezzi Presidente GIO, Università Roma Tre,e il Consiglio Direttivo.

(L’osservatorio interuniversitario di genere,parità è pari opportunità,www.giobs.it) comprende docenti di La Sapienza,Tor Vergata,Roma tre)

Un grazie a  Graziella Rivitti per aver dato la possibilità di pubblicare il testo di Francesca Brezzi