Parole danzanti, mani e corpo che si muovono in sintonia con la natura e con le voci interiori, sono il ricamo ordito da Silvia Moro nel  suo progetto itinerante portato al MACRO di Roma dall’8 al 13 ottobre: Arcadia mundi. Artista Silvia, che ha sempre realizzato formule narrative, lontane dal vittimismo e dall’autocommiserazione, per celebrare una biodiversità di genere e ambientale, un’idea di mondo armonico, dove le donne, DEE  della creazione e della sua cura perenne, non morissero per mano degli uomini, che sono sempre “nati di donna” come ripete da anni la poeta e femminista Edda Billi. Una mappa allora, una grande  Magna Carta terrestre che non rimanda solo ad una terra felice, l’Arcadia appunto, cantata da poeti bucolici o riferita ad accademie letterarie, ma ad un pianeta irreale, realmente percepibile, ad un’utopia dell’oggi, palpabile, concreta e poetica insieme.

Silvia riscopre di nuovo una manualità corporea ed emozionale, con i piedi  ben piantati nella madre terra, incapsulando il cielo stellato o ombroso. Le mani allora scrivono, disegnano, abbozzano, abitano lo spazio in una grande tela dove tutti possono esprimere emozioni, pensieri, desiderata, simboli, fantasie, gioie o dolori.

Riflessioni, forse confessioni collettive o personali espresse  dai tanti studenti, studentesse, associazioni, persone  che hanno partecipato all’iniziativa. Tra le associazioni Reterosa, con Nadia Palozza presidente, aderente all’Affi della Casa APS internazionale delle donne di Roma, Irene Giacobbe vice direttora di Power & Gender e co presidente Affi.  Un laboratorio suddiviso tra sei spartiti giornalieri che partono dallo spazio e dalle risorse dei territori arcadici, sino ad arrivare alle dinamiche delle relazioni umane, dall’economia circolare alla celebrazione arcadica, con suoni e balli.  Assemblaggi, trasformazioni e visioni del pianeta in cui tutti viviamo, sopravviviamo o non riusciamo più neanche a riconoscerci o “vivere sopra”, spaziando invece nei sottofondi dell’animo o nell’indigenza.

La terra e gli esseri viventi, tutti noi,  portati da Silvia nel grande affresco appeso ad una parete, si barcamenano in una esistenza piena di conflitti, contraddizioni, malanni, corse e rincorse. Pur sempre una vita degna di essere vissuta all’interno di un universo da cambiare  però, perché il vivere di ognuno e di tutti sia davvero dignitoso. La terra e i terrestri che ci propone  Silvia Moro albergano da qualche parte lontana da noi, in un altrove da costruire o cercare, o abitano in noi ?

Come dice Silvia, parafrasandola :”La vera terra ed i veri umani sono là dove esiste una semplice abbondanza condivisa, dove non c’è esercizio di potere e sfruttamento, dove le donne sono capaci di fare una rete arcadica e dirimere i conflitti, dove c’è il rispetto vero di sé stessi e di tutti, dal latino respicere, guardare dentro, guardare di nuovo ri-guardare.  Vedere tutto con altri occhi, occhi di donna e di persona, ricostruendo un modo differente di stare insieme e salvare natura e viventi , cioè la nostra Casa comune: la terra.