Siamo ammutolite e spaventate da quello che sta succedendo in queste ore nel nostro Mediterraneo. Non possiamo stare zitte.

Warsan Shire è una giovane poetessa nata nel 1988; kenyota di nascita, ma somala da parte di entrambi i genitori trasferitisi in Inghilterra quando lei aveva appena un anno, ha scritto la poesia “Home”, che sta circolando molto in questi giorni di proteste contro il “muslim ban” di Trump. Proponiamo una delle versioni scritte dalla giovane poetessa sia in traduzione italiana che nell’originaleinglese .https://bottegadinazareth.com/2017/05/15/home-di-warsan-shire/

Una poesia della giovane scrittrice Warsan Shire, britannica, nata in Somalia da genitori kenyoti.

CASA

Nessuno lascia la propria casa  –  a meno che casa sua non siano le mandibole di uno squalo  –  verso il confine ci corri solo  –  quando vedi tutta la città correre  –  i tuoi vicini che corrono più veloci di te  –  il fiato insanguinato nelle loro gole  –  il tuo ex-compagno di classe  –  che ti ha baciato fino a farti girare la testa dietro alla fabbrica di lattine  –  ora tiene nella mano una pistola più grande del suo corpo  –  lasci casa tua quando è proprio lei a non permetterti più di starci.  –  Nessuno lascia casa sua a meno che non sia proprio lei a scacciarlo  –  fuoco sotto ai piedi  –  sangue che ti bolle nella pancia  – Non avresti mai pensato di farlo  –  fin quando la lama non ti marchia di minacce incandescenti  –  il collo  –  e nonostante tutto continui a portare l’inno nazionale  –  sotto il respiro  –  soltanto dopo aver strappato il passaporto nei bagni di un aeroporto  –  singhiozzando ad ogni boccone di carta  –  ti è risultato chiaro il fatto che non ci saresti più tornata  –  Dovete capire  – che nessuno mette i suoi figli su una barca  – a meno che l’acqua non sia più sicura della terra  –  Nessuno va a bruciarsi i palmi  –  sotto ai treni  –  sotto i vagoni  – nessuno passa giorni e notti nel ventre di un camion  –  nutrendosi di giornali a meno che le miglia percorse  –  non significhino più di un qualsiasi viaggio.  –  Nessuno striscia sotto ai recinti  – nessuno vuole essere picchiato  –  commiserato  –  Nessuno se li sceglie i campi profughi  –  o le perquisizioni a nudo che ti lasciano  –  il corpo pieno di dolori  –  o il carcere,  –  perché il carcere è più sicuro  –  di una città che arde  –  e un secondino  –  nella notte  –  è meglio di un carico  –  di uomini che assomigliano a tuo padre  –  Nessuno ce la può fare  –  nessuno lo può sopportare  –  nessuna pelle può resistere a tanto

 

Andatevene a casa neri  –  rifugiati  – sporchi immigrati  –  richiedenti asilo  –  che prosciugano il nostro paese  –  negri con le mani aperte  –  hanno un odore strano  –  selvaggio  – hanno distrutto il loro paese e ora vogliono  –  distruggere il nostro  –  Le parole  –  gli sguardi storti  –  come fai a scrollarteli di dosso?  –  Forse perché il colpo è meno duro  –  che un arto divelto  –  o le parole sono più tenere  –  che quattordici uomini tra  – le cosce  –  o gli insulti sono più facili  –  da mandare giù  –  che le macerie  –  che le ossa che il corpo di tuo figlio  –  fatto a pezzi. –  A casa ci voglio tornare,  –  ma casa mia sono le mandibole di uno squalo  –  casa mia è la canna di un fucile  –  e a nessuno verrebbe di lasciare la propria casa  – a meno che non sia stata lei a inseguirti fino all’ultima sponda  –  A meno che casa tua non ti abbia detto  – affretta il passo  –  lasciati i panni dietro  –  striscia nel deserto  –  sguazza negli oceani  –  annega  –  salvati  –  fatti fame  –  chiedi l’elemosina  –  dimentica la tua dignità  –  la tua sopravvivenza è più importante  –  Nessuno lascia casa sua se non quando essa diventa una voce sudaticcia  –  Che ti mormora nell’orecchio  –  Vattene,  –  scappatene da me adesso  –  non so cosa io sia diventata  –  ma so che qualsiasi altro posto  –  è più sicuro che qui.

Mediterranea -11 giugno 2018