Ci opporremo in ogni modo all’innalzamento dell’età pensionabile per le donne. Una misura che non è affatto obbligata dalla recente sentenza della Corte europea di giustizia, a cui pure si è arrivati per gravissima responsabilità del II e III governo Berlusconi, che hanno risposto con omissioni o non hanno risposto affatto alle richieste di chiarimenti sulla legislazione vigente nel nostro paese.L’innalzamento dell’età pensionabile per le donne sarebbe una scelta profondamente ingiusta nei confronti delle donne e regressiva per l’intera società.
_ Inaccettabile rispetto alla situazione esistente, inaccettabile rispetto al futuro che vogliamo costruire.

{{Ci opponiamo perché}}:

1. Tutto il dibattito pubblico è viziato dall’{{occultamento voluto di un dato}} che, se fatto valere, avrebbe determinato con ogni probabilità un esito diverso anche del contenzioso con la Corte di Giustizia. Le donne nel nostro paese, infatti, {{non sono “costrette” dalla normativa esistente a andare in pensione a 60 anni}}. Possono farlo se lo scelgono. Secondo l’articolo 4 della [legge 903/77->http://www.giustizia.it/cassazione/leggi/l903_77.html], una legge che esiste da ben 31 anni “Le lavoratrici, anche se in possesso dei requisiti per aver diritto alla pensione di vecchiaia, possono optare di continuare a prestare la loro opera fino agli stessi limiti di età previsti per gli uomini da disposizioni legislative”.

Non si può configurare dunque {{nessuna discriminazione, ma solo una possibilità, un’opportunità positiva}}. Che le colpevoli omissioni dei governi Berlusconi producano come esito, l’obbligo di andare in pensione più tardi, questo sì, sarebbe punitivo e discriminatorio. Che il ministro Brunetta rilasci interviste pubbliche che falsificano i dati di realtà, questo sì, è politicamente e moralmente inaccettabile.

2. “{Non c’è nulla che sia più ingiusto quanto far parti uguali fra disuguali}” diceva Don Milani. Questa considerazione tanto elementare quanto decisiva, non serve per perpetuare l’esistente, come strumentalmente viene sostenuto da molti. Serve all’opposto per obbligare a riconoscere le disuguaglianze e a fare scelte che non le aggravino ma all’opposto operino positivamente per rimuoverle. {{La vita delle donne nel nostro paese è gravemente segnata dal persistente assetto patriarcale dello stato sociale}}.
_ L’asimmetria tra i generi è tra le più aspre su scala europea.
_ L’Italia è penultima in Europa per occupazione femminile, la precarietà colpisce in maniera accentuata le donne, il differenziale retributivo medio rispetto agli uomini è del 23%.

Concorrono a questa situazione più motivi: {{l’inadeguatezza e il sottofinanziamento complessivo dello stato sociale, insieme a un contesto culturale e simbolico}} che, più che altrove, perpetua l’inferiorizzazione delle donne dentro la tradizionale divisione di ruoli nella famiglia. L’ingresso delle donne nel mondo del lavoro è avvenuto senza che la società nel suo complesso abbia messo in discussione la divisione sessuata tra la sfera della produzione e la sfera della riproduzione biologica, domestica e sociale.
_ Senza che si sia operato dunque né per la necessaria redistribuzione del lavoro, della responsabilità e del tempo della cura nè per l’altrettanto necessario sviluppo della rete dei servizi. Le conseguenze sono pesantissime.

Il lavoro, il reddito, i percorsi contribuitivi delle donne restano accessori e supplementari. {{Il 20% delle donne lascia il lavoro alla nascita di un figlio}}, il {{60% nella fascia di età tra i 35 e i 44 anni è costretta a ridursi l’orario di lavoro}} per prendersi cura dei figli minori. {{Il 77% del lavoro domestico e di cura è a carico delle donne}}. Una divisione di ruoli particolarmente rigida, rimasta pressoché invariata negli ultimi vent’anni. Secondo l’Istat, il tempo dedicato dagli uomini al lavoro familiare è cresciuto di 16 minuti in 14 anni. In questa situazione l’innalzamento dell’età pensionabile, non farebbe altro che rendere ancora più insostenibile la vita di tante donne.

3. A questa situazione si può porre rimedio solo con la {{riqualificazione e l’espansione dello stato sociale}}, portando la spesa sociale complessiva al livello della media europea e con la ripresa di una stagione di lotte per i diritti, la libertà e l’autodeterminazione delle donne, come fondamento di un diverso modello sociale più giusto e solidale.

Il governo Berlusconi dal suo insediamento ha messo in atto politiche opposte, segnate dall’ulteriore erosione delle protezioni e dei diritti civili e sociali, mercatiste e familiste al tempo stesso.
_ Ha abolito la [legge 188/2007->http://www.lavoro.gov.it/NR/rdonlyres/750A7BB6-9206-4693-BED3-FDD2DA945F9D/0/20071017_L_188.pdf] che eliminava la pratica dei licenziamenti mascherati da dimissioni e ha precarizzato ulteriormente il lavoro. Ha tolto risorse ai centri antiviolenza. Ha eliminato le misure di contrasto a evasione e elusione fiscale, la cui entità nel nostro paese è la vera ragione del sottofinanziamento dello stato sociale. Ha programmato per il triennio 2009-2011 tagli pesantissimi per la sanità, per i comuni e le regioni, per l’istruzione. Ha tagliato il fondo per le politiche sociali, abbandonato il disegno di legge sulla non autosufficienza e previsto per il 2010 l’azzeramento del fondo relativo. Ha attaccato il lavoro pubblico.

L’obiettivo dichiarato nel [Libro verde del ministro Sacconi->http://www.lavoro.gov.it/NR/rdonlyres/7494E9D8-980B-4B82-9ECD-17DE4D368B52/0/PaginedalibroverdeDEF25luglio_presentezione.pdf] è quello di privatizzare sanità, assistenza, formazione. Quello stesso Libro verde in cui sta scritto che si dovrà valutare “{la necessità di promuovere un ulteriore innalzamento dell’età di pensione}” anche per gli uomini. E in cui {{si chiede alla famiglia, cioè alle donne, di diventare un “soggetto virtuoso”}}.

La volontà di aumentare l’età pensionabile per le donne non è la conseguenza della sentenza della Corte di Giustizia, è {{parte integrante di un disegno sessista e classista}}, della {{volontà di fare regredire gravemente la qualità della vita e delle relazioni di donne e uomini}}, i livelli di civiltà guadagnati e ancora da guadagnare dalla soggettività politica e dalle lotte delle donne.

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{{L’immagine è tratta dal sito http://www.cgilgioiatauro.it}}