La situazione vissuta dalle donne è al centro di numerosi studi e ricerche effettuate in questi ultimi anni nel nostro paese. Secondo gli “studiosi” vi sono numerosi segnali che fanno pensare che l’essere donna, per lo meno a certe condizioni, esponga maggiormente a rischi di disagio anche grave. Molti di questi studiosi sottolineano innanzitutto la scarsa visibilità , ad esempio, della povertà al femminile.I diversi rapporti di indagine statistica effettuati in questi anni si soffermano ad {{evidenziare alcuni fattori, che contraddistinguono la condizione femminile}} e la espongono a particolari rischi: il tipo ed il grado di dipendenza a cui la donna è sottoposta, l’uso del tempo, la disparità nelle disponibilità di risorse socio-economiche, specialmente nell’ambito del lavoro e della famiglia.

Se va detto che {{sono aumentate le occupate in qualifiche elevate}} , le imprenditrici, le libere professioniste, tuttavia una lettura più attenta e dettagliata dell’occupazione fa scorgere da un lato il {{permanere di una situazione di svantaggio rispetto agli uomini}} e, dall’altro, una più forte dipendenza dai mutamenti e dalle fluttuazioni del mercato del lavoro.

Gli {{ultimi rapporti dell’ISTAT}} relativi all’anno scorso fanno emergere un dato importantissimo riguardo al peso della “doppia presenza”, cioè la {{soddisfazione rispetto al tempo libero è più alta nelle casalinghe}} (55%) rispetto alle lavoratrici (48%) , comprese tra i 20 ed i 34 anni.

Questo significa che le donne avvertono il {{carico della “doppia presenza”}}, ossia lavoro extra-domestico e lavoro di cura, dove il lavoro di cura strutturato su un modello tradizionale di famiglia è affidato completamente alle donne.
_ Sempre in questo contesto di ricerca viene evidenziato come {{solo le donne senza figli riescono ad avere un tempo libero}} paragonabile a quello maschile.

Volendo poi focalizzare il problema della {{povertà femminile}} si nota come questa si caratterizzi non tanto come condizione permanente ma come una serie di percorsi ad intervalli temporanei.
Il dato più significativo è che {{vivere sola, per una donna, comporta un rischio di povertà doppio rispetto a quello di un uomo}}. Tra le {{donne anziane}} quelle a maggior rischio di povertà sono quelle titolari di pensioni sociali. Le {{pensioni delle donne sono più esigue}} di quelle degli uomini, e ciò va letto come conseguenza delle varie difficoltà di accesso e di carriera del mondo del lavoro, nonché le interruzioni dovute a carichi familiari e alle retribuzioni inferiori.

La situazione diventa molto più pesante se si pensa che{{ il 17.4% delle anziane sole non ha il telefono}} ed ancora all’interno della categoria “anziane sole”vi sono gruppi a rischio come le nubili e le separate/divorziate, quelle che non hanno un soggetto economicamente forti che le tuteli.
_ E cosa succede quando si intrecciano povertà-salute-emarginazione?
Le {{condizioni non cambiano per le donne sole più giovani}} specialmente con i figli.

I rischi di povertà sono altissimi come confermano studi condotti in Italia, i quali dimostrano come proprio la rottura del matrimonio metta a nudo quella disparità economica tra i coniugi.
_ La condizione di madre sola oggi è un fenomeno che per ampiezza e qualità tende a diventare un serio problema sociale.