Angelica Kauffman La speranza

Assonanze magiche tra Raffaello, di cui ricorrono i 500 anni dalla morte e dunque è al centro di molte celebrazioni e Angelica Kauffman che con la sua opera “La Speranza” fa da corona, insieme ad altri pittori del suo tempo, di coloro che dall’Urbinate, pur a distanza di secoli, furono influenzati.

Si potrà ammirare l’opera della Kauffman, nata nel 1741 e morta nel 1807, nella mostra allestita a Roma all’Accademia di San Luca a Palazzo Carpegna.

Di origine svizzera e di famiglia borghese, Angelica incappò in un matrimonio combinato. Pensare che aveva lasciato cadere la serrata corte che le veniva da Joshua Reynolds, pittore assai in voga e molto quotato.

Sappiamo che già da bambina faceva ritratti a pastello che lasciavano incantati coloro che ebbero il privilegio di vederli.

Angelica era dotata anche nel canto e nella musica tanto che si ipotizzò per lei una carriera operistica. Ma lei scelse l’arte figurativa. Quando nel 1766 approdò a Londra creò un fanatismo tale quanto all’epoca riscossero le crinoline!

Goethe nel 1786 andò a farle visita. Lei abitava nei pressi di Trinità dei Monti. Lui le recitò brani della sua Ifigenia.

Nei ritratti Angelica si mostrava particolarmente indulgente con i suoi modelli. Le signore ne erano entusiaste e anche gli uomini, pur senza darlo troppo a vedere, ne erano decisamente soddisfatti.

In “Paride ed Elena” come in altri dipinti le reminiscenze del viaggio di istruzione che intraprese con il padre in Italia sono evidenti. Del resto come non rimanere incantate a Bologna dai Carracci, dal Correggio a Parma e a Firenze da Michelangelo e Leonardo?!

Infine non va dimenticato che alla sua morte Canova le scolpì un busto.

Utilissimo a futura memoria!