È successo. Ieri, in molte città, tantissime donne hanno manifestato con rabbia e autodeterminazione dopo il blitz all’ospedale di Napoli. Si sono organizzate in due giorni scambiandosi messaggi in rete e via sms. A Napoli, Milano, Brescia, Bologna, Roma hanno occupato le piazze e le strade bloccando il traffico. Le città si sono dovute fermare a riflettere. Ciò che è successo a Silvana, la donna interrogata dalla polizia subito dopo l’interruzione volontaria di gravidanza, non doveva succedere, non dovrà più succedere. ‘Silvana non sei sola, siamo tutte con te’.

Dopo la grande manifestazione contro la violenza maschile sulle donne del 24 novembre, le femministe sono scese ancora una volta in piazza. La presa di parola contro la criminalizzazione delle donne da parte di uomini laici e non, è pubblica. È la loro soggettività politica a parlare. Le donne parlano di autodeterminazione, di libertà, di diritti. Le donne rivendicano le loro scelte, le loro decisioni e il loro diritto a prenderle.

A Roma il sit-in davanti al ministero della Salute si è trasformato in un corteo, le donne volevano raggiungere l’ospedale Fatebenefratelli all’isola tiberina ma poi hanno deciso di proseguire. Hanno urlato basta, non si può costruire la campagna elettorale sul corpo delle donne. ‘Scelgono le donne’ era uno degli slogan e ‘Siamo tutte assassine’ hanno risposto a Ferrara che ha definito l’aborto ‘un omicidio perfetto’.

Il corteo, nato spontaneamente, giunto a Largo Argentina, si è dovuto fermare. La polizia ha bloccato le strade, ha iniziato a caricare e ha portato via una donna. ‘Tutte libere’ hanno gridato le manifestanti alla polizia. Si sono sedute e hanno aspettato, non hanno abbandonato la piazza fino al rilascio di Giovanna. Dopodichè sono andate via cantando ‘Ciao amore, ciao amore, ciao amore, ciao’. Molte si sono riunite in assemblea, perché altre iniziative sono state organizzate, insomma non è finata qui.