Dal sito www.forumdonne.org riprendiamo questa rifessione di Elettra Deiana sulla crisi della politica e della sinistraLa politica in crisi, ridotta a mera tecnica di costruzione del consenso elettorale e a esercizio del potere, inventa i marchingegni della sua sopravvivenza, fruga tra gli orpelli e le occasioni che questo tempo può offrirle, costruisce stucchevoli affabulazioni narrative per celare il declino, ingannare gli sguardi, consolidare poteri vecchi e nuovi stando al riparo dallo sguardo del mondo.

L’ossessiva reiterazione della parola “innovazione”, a fronte della ripetizione senza scampo di pratiche antiche, ossificate e un po’ mortifere, e nella totale incapacità di dar vita a qualche autentica sperimentazione innovativa, è, soprattutto in Italia ma non
solo, uno di questi orpelli.

{{Mentre cresce a dismisura la crisi della politica di sinistra}} – parliamo di questa perché è soprattutto questa a essere in crisi – mentre
si accentuano i fenomeni di disincanto ed escono dagli argini come un torrente in piena l’ostilità e l’astio di uomini e donne verso tutto ciò che ha a che vedere con i palazzi della politica, l’ossessiva ripetizione di quella parola – innovazione – diventa lo schermo che i politici – leader, gregari, aspiranti capi e capetti – costruiscono a mo’ di schermo davanti alla loro incapacità di rinnovarsi veramente, di trovare il modo di dare un taglio alla zavorra.

Ripensare veramente la politica, la sua grammatica, le sue pratiche, il suo senso. Anche la politica del “I have a dream” e “ve lo racconto alla grande” fa parte del repertorio.

{{A destra}} ne è stato magniloquente inventore, con successo e seguito, all’epoca dello sfascio della Prima repubblica e purtroppo anche oggi, il fatale cavaliere, inventore anche della “cosa azzurra”.
Nel campo avversario, il più grande rimane {{Walter Veltroni}}, poetico narratore di un vago e improbabile sogno africano e profeta del rinnovamento della politica per via buonista e indifferenziata. Forse
anche a lui potrà andare bene.

Come dice {{Barbara Spinelli}} in uno dei suoi penetranti editoriali sulla Stampa, quando gli uomini sentono la scontentezza di sé “guardano
oltre le proprie frontiere e credono di trovarvi straordinari modelli di governo o straordinari uomini-guida: da invidiare o corteggiare, adorare e imitare”.
_ Negli animi maschili la crisi della politica induce oggi sete di nomi più che di programmi, di uomini forti più che di istituzioni durevoli, di suggestioni più che di fatti.
_ Dalle nostre parti a esercitarsi nell’impresa è, tra gli altri, il giovane {{Michele De Palma}} che periodicamente ci somministra per stampa, grazie alla benevolenza di Liberazione, corroboranti iniezioni di sogni, speranze, letterari assalti al cielo e via discorrendo.

Per ultimo è incappato in Barak Obama, candidato in corsa forse con
successo per la presidenza degli Stati Uniti. Ne è stato letteralmente conquistato, così ci dice lui stesso e in una improbabile “lettera alla sinistr”a pubblicata generosamente in prima pagina da Liberazione, si esercita nell’individuazione di simboli e suggestioni, cicli politici che si aprono e altri che si chiudono, inediti orizzonti di speranza che irrompono dai land della Germania alle case da gioco del Nevada e via dilagando.
_ A quel che è dato capire dal suo complicato più che
complesso eloquio, siamo in una fase elettrizzante, il neo liberismo è in crisi, si aprono orizzonti di gloria per la sinistra. Basta pensare a quello che sta succedendo intorno a Barak Obama e animarsi dello stesso slancio sognatore?

{{Insomma noi della sinistra come Obama?}} Ci andrà male, se questa è la strada. C’è già Veltroni a imbastire con spirito decisionista e occupazione di suolo inediti orizzonti di speranzosità.
_ Una volta la sinistra non riusciva a muoversi dall’analisi della condizione
materiale e dei rapporti di forza sul campo. Greve nei suoi orizzonti ideologici e nel suo immaginario sovietico, tutto lotta sociale e “partito” con la p maiuscola, impastoiata in quel “prima il pane e poi le rose” che non arrivavano mai, sempre in ritardo sulle cose della vita e delle esistenze, su ciò che dovrebbe essere il cuore pulsante della politica.

Adesso, quella parte che sopravvive, è prigioniera del politicismo di palazzo, che la separa dalla realtà della vita; oppure svolazza nei
cieli di un vacuo simbolico fine a se stesso, in dimensioni disincarnate e senza epoca, e anche da questo lato la sinistra suggella la sua stellare distanza dalla realtà.
_ {{Quello che sta succedendo negli Stati Uniti}}, nella competizione per la Casa Bianca, è di grandissima importanza culturale e impatto simbolico. Non è questo il problema e sottovalutarlo sarebbe sciocco.
_ {{Una donna alla guida della Casa Bianca, o forse un
nero}}, o forse un ticket tra loro due: non si tratta soltanto dell’affermazione formale che i diritti sono uguali, che lo stigma negativo del disvalore simbolico – che ancora così fortemente pesa su donne e neri anche negli States – è rotto – in qualche parte, in qualche modo – e che donne e neri possono vedere uno, una di loro sedersi sulla tolda del comando supremo del mondo e possono, se ne hanno voglia, se
ne sentono l’esigenza, rispecchiarsi in lui, in lei, con l’idea che da là derivi una
pienezza e completezza anche di senso della cittadinanza, fino ad oggi negato.

{{Obama}}, soprattutto lui più che Clinton, ha smosso cuori e acceso speranze, mobilitato giovani e donne, uno straordinario coulered people, attori e professori universitari, femministe, qualche magnate. Si è mossa una scheggia di popolo, poca cosa rispetto al potenziale elettorato americano che invece se ne starà a casa ma in grado, quella scheggia, di diventare un evento mondiale per il magico combinato disposto di tante cose. Il programma di Barak Obama, a conoscerlo fuori dalla
retorica e dal sogno, è piuttosto moderato oltre che assai vago, più di quello di {{Hillary Clinton}} già vago e moderato.

{{Ma la politica talvolta riesce ancora a essere molto di più che un programma}} e può riuscire a intercettare anche altro, rispondendo
anche ad altro: speranze e desideri della vita, senso delle cose, voglia di altre dimensioni umane. Negli States Obama ha fatto centro. Anche là la politica è in crisi e dal suo interno l’establishment, in vista delle elezioni presidenziali del prossimo autunno, ha cercato di costruire occasioni di rilancio, acchiappando dove ha potuto i mezzi necessari alla sua sopravvivenza. Ha puntato all’innovazione.
_ In fondo a ben guardare la stessa cosa è successa anche a destra con la candidatura e il successo “di tendenza” di un out sider come di {{Mc Cain}}. Innovazione non a chiacchiere ma con le scelte concrete. Una lezione dunque da tenere a mente.

{{Non il sogno ma la lezione di tempestività e coraggio politico}} che ci viene da quel grande, contraddittorio per molti aspetti straordinario paese. La politica ha rimescolate concretamente le carte, aperto le porte al mondo: per non morire di marines che muoiono sui fronti di guerre odiose, di incubi da ground zero che incombono nella memoria collettiva, di impoverimento sociale che inghiotte intere fette della
popolazione.

{{La politica dei democratici}}, la più colpita dopo otto anni di bushismo,
scontri di civiltà, odio anti-americano nel mondo, gioca la carta di scommettere su una donna alla Casa bianca – potere a una donna e non politically correct per le donne – e poi si lascia facilmente trasportare dalla fascinazione di un nero affascinante.

{{Che una donna e un nero possano essere considerati come la risposta
alla crisi è una scelta spiazzante}} per il livello a cui ciò avviene – il livello più alto nel mondo – ma anche un imprevisto del tutto prevedibile. In altre parole, questo mutamento proviene dall’interno del sistema politico {{non è espressione di un rilancio dei movimenti}} per i diritti e delle lotte delle donne.

Per dirla con {{Portelli}}, “l’altra faccia della medaglia dell’immaginazione simbolica che rende possibili le candidature di Obama e Clinton è la sensazione che {{attraverso di loro un sistema politico e una classe dirigente in crisi cerchi di darsi una nuova legittimazione}}, cambiare molto perché molto resti com’è”.
_ E qui si va ai programmi, alle cose concrete per modificare regole, rapporti di forza, la vita delle persone oltre che il loro immaginario. Anche questo un aspetto imprescindibile della politica ma forse troppo ingombrante e poco affascinante perché i nostri maestri di immaginario importato se ne occupino. Le rose prima del pane e il pane che non arriva mai? Così ormai vanno le cose. Anche a sinistra.