Sono state ventiquattro ore frenetiche quelle che hanno preceduto il
presidio di Bologna del 14 febbraio davanti all’Ospedale Sant’Orsola. Ore
cariche di dolore, rabbia, paura e speranza. Il dolore condiviso con le
donne di Napoli, che hanno assistito alla profanazione di un ospedale e di
un reparto, quello di ginecologia, che parevano ancora lontani da atti di
violenza di Stato, che dovrebbero essere luoghi di assistenza, di cura, e
perciò sicuri e accoglienti.Invece sette uomini in tenuta anti-camorra
hanno superato quel limite, trasformando un rifugio in un presidio militare
come un altro, trasformando l’ideologia antiaborista in una pratica di
sopraffazione, e senza mandato, non hanno pensato due volte prima di
accanirsi su una donna per difendere un feto.
_ Perché lo scambio, è stato
chiaro, era questo: una donna per un feto. Come nel Medioevo, quando pur di
garantire il paradiso a bambini non nati, i preti squarciavano il ventre
della donna, sacrificandola, per benedirne l’interno. Sembra macabro, ma non
dimentichiamo che nel nostro Occidente e nel nostro paese in particolare il
problema più grande che ha toccato bioetica e biopolitica è stato ed è
proprio quello della status ontologico della donna (in quanto “diversa”),
per giungere a quello delle persone omosessuali, bisessuali e transessuali
(in quanto “non conformi”).

{{Sono i nostri corpi, le nostre vite che vengono messe in gioco}}, i nostri corpi di donne ancora considerati solo per la
funzione riproduttiva, ancora temuti e quindi criminalizzati per il “potere”
della riproduzione. La Legge 194 ha legalizzato una pratica, l’aborto, che
esiste da sempre, ma che in forma clandestina ha causato milioni di vittime.
La Legge 194 non è perfetta ma sancisce la libertà di scelta delle donne sul
proprio corpo, sulla propria salute, o meglio la restituisce.

La rabbia, insieme alle lacrime, si è scatenata nel vedere una donna
criminalizzata, interrogata come una delinquente qualsiasi, nel momento più
delicato, forse, della sua vita: durante un aborto terapeutico. Nel non
voler credere che un Paese laico, a suo dire, possa permettere lo scempio di
una rimonta del potere e del controllo patriarcale sulla vita e le scelte
delle donne. Nella consapevolezza di una campagna elettorale che investe il
corpo delle donne come oggetto del contendere.

{{Le donne che erano in assemblea a Bologna}} martedì 12 Febbraio alla notizia dei fatti di Napoli non hanno avuto dubbi: saremo con le donne, ma a Bologna, davanti all’Ospedale
Sant’Orsola. Davanti al reparto di ginecologia ove tante donne si sono viste
negare finanche la “pillola del giorno dopo”, cioè il diritto alla contraccezione d’emergenza, dove il numero di obiettori di coscienza è
troppo alto.
[La Rete delle donne di Bologna->http://www.retedelledonnedibologna.blogspot.com/] stava discutendo di temi
importanti, ospiti dell’associazione Orlando (ospiti perché in attesa da due
anni, dalla chiusura della Sala dei Notai, di uno spazio autonomo delle e
per le donne), del centenario dell’8 Marzo.
_ Si pensava a una manifestazione
incentrata sull'”autodeterminazione”, ci chiedevamo come tradurre, declinare
un termine così profondo in modo da renderlo comprensibile alle nuove
generazioni.
_ Si parlava della campagna [Obiettiamo gli Obiettori->1525] lanciata dal
collettivo femminista Mai Stat@ Zitt@ di Milano, e la decisione era chiara
anche prima di ricevere la notizia del Policlinico napoletano. Aderiamo,
“staniamo” gli obiettori, {{creiamo una mappa per le donne fatta di luoghi,
orari in cui possano essere certe di ricevere il servizio che spetta loro}}.
Poi la notizia, e la decisione di esserci, con la paura di non essere
abbastanza. Con la speranza di vedere le donne in strada a difendere i
propri diritti, la propria libertà di scelta.

Così è partita una e-mail, un appello.
_ Ed ecco che le donne rispondono, e davanti all’Ospedale le generazioni si
incontrano. Più di mille decidono di bloccare Via Massarenti per poi portare
il corteo non autorizzato fino a Piazza Maggiore. La mancata autorizzazione
viene rivendicata dalle manifestanti: “nemmeno la Polizia era autorizzata a
fare irruzione a Napoli”.
_ Ma la mediazione di alcune parlamentari e la
spontaneità nel trattare con gli agenti hanno fatto sì che la manifestazione
si svolgesse pacificamente lungo Via San Vitale fino al centro. Con le
nostre voci, i nostri corpi, con la rabbia ma anche la gioia di ritrovarsi
insieme, con la consapevolezza delle donne e delle ragazze che non è finita,
la strada è lunga, ma che ci siamo tutte e che la nuova generazione di donne
(precarie) è pronta a lottare.

“La 194 non si tocca, la difenderemo con la lotta”, “L’integralismo non è
lontano: in Italia abbiamo il Vaticano!”, “Ferrara, babbeo, beccati ‘sto
corteo!”, “Papi, papà, padrini e padroni, decidiamo noi senza condizioni”,
“Tremate, tremate le streghe son tornate, le figlie e le nipoti non vi
daranno i voti!”, “Il nostro problema non è la cellulite, ma come liberare
le nostre vite”.