A 10 anni dal G8 di Genova, Amnesty International ha rilevato che solo un numero limitato di indagini e di procedimenti ha avuto luogo e che le autorità italiane non hanno ancora pubblicamente condannato e chiesto scusa per i maltrattamenti subiti dai manifestanti. L’organizzazione per i diritti umani ha chiesto all’Italia di rafforzare le misure contro [l’uso arbitrario e l’abuso della forza da parte della polizia->http://www.amnesty.it/impunita-per-violazioni-del-G8-Genova-2001-una-macchia-intollerabile].

“Le vittime e le loro famiglie meritano delle scuse” – ha dichiarato Nicola Duckworth, direttrice del Programma Europa e Asia Centrale di Amnesty International. “L’Italia non ha mai avviato un’inchiesta indipendente, approfondita ed efficace sull’operato delle forze di polizia durante le manifestazioni del luglio 2001. Di conseguenza, la brutalità dispiegata nelle strade di Genova è rimasta ampiamente impunita”.

Nei giorni del summit del G8, oltre 200.000 presero parte alle iniziative antiglobalizzazione nelle strade della città ligure. Sebbene la maggior parte di esse manifestò in modo pacifico, alcune proteste degenerarono in atti di violenza, che procurarono ferimenti e ingenti danni ai beni.

Alla fine del summit, si contavano un manifestante morto, Carlo Giuliani, ucciso da un colpo di pistola sparato da un carabiniere e diverse centinaia di persone ferite negli scontri con le forze di polizia.

Una considerevole quantità di prove ha messo in luce che i manifestanti vennero sottoposti a maltrattamenti sia durante le manifestazioni che all’interno della scuola Diaz, adibita a dormitorio, e del carcere provvisorio di Bolzaneto.

Nel corso degli anni successivi al G8 di Genova, Amnesty International ha accolto favorevolmente l’apertura dei processi per i fatti della scuola Diaz e del carcere provvisorio di Bolzaneto. Tuttavia, poiché il codice penale italiano non prevede il reato di tortura, i pubblici ufficiali sospettati di aver torturato i manifestanti non sono stati incriminati per tale reato ma per altri che, sottoposti alla prescrizione, hanno portato sostanziale impunità.

Le autorità italiane inoltre non hanno predisposto meccanismi efficaci per prevenire l’uso arbitrario della forza da parte delle forze di polizia e non hanno adottato alcuna misura concreta per garantire procedimenti giudiziari nei confronti di tutti i rappresentanti delle forze di polizia sospettati di tortura, uso eccessivo o non necessario della forza e altre violazioni dei diritti umani.

“Dal G8 di Genova del 2001, abbiamo assistito in Italia a 10 anni di tentativi largamente falliti di chiamare le forze di polizia a rispondere di fronte alla legge dei reati commessi contro i manifestanti” – ha sottolineato Duckworth.

L’Italia deve ancora ratificare il Protocollo opzionale alla Convenzione Onu contro la tortura e istituire un Meccanismo nazionale di prevenzione della tortura e dei maltrattamenti.

“Le autorità italiane devono immediatamente rivedere le procedure in materia di ordine pubblico e garantire che il personale sia equipaggiato e addestrato a ricorrere alla forza e alle armi da fuoco solo come risorsa estrema” – ha concluso Duckworth.

Oggi, nel corso di un’audizione presso la Commissione straordinaria diritti umani del Senato, una delegazione della Sezione Italiana di Amnesty International ha ricordato come l’impunità per le violazioni dei diritti umani commesse a Genova nel 2001 resti una “macchia intollerabile” sulla storia dei diritti umani in Italia. L’organizzazione ha espresso disappunto per il fatto che negli ultimi dieci anni le istituzioni italiane non abbiano affrontato lacune strutturali e legislative, creando così i presupposti di possibili analoghe violazioni dei diritti umani.

[Firma l’appello ->http://www.amnesty.it/italia_polizia_operazione_trasparenza]”Operazione trasparenza – Diritti umani e polizia in Italia”