“Amazzoni e Minotauri” è il titolo del libro di poesie e grafiche in bianco e nero di Lina Mangiacapre presentato a Napoli, lo scorso 10 giugno, a Palazzo Serra di Cassano nel corso di una iniziativa a cura dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici e dell’Associazione Culturale Le Tre Ghinee/Nemesiache. Alla presentazione del volume sono intervenute Adele Cambria, Tjuna Notarbartolo, il poeta Elio Pecora. Cristina Donadio, attrice, e Enza Di Blasio, cantante e attrice, hanno letto alcune delle poesie di Lina. La presentazione si è conclusa con un video di Niobe (Teresa Mangicapra) con immagini di archivio dell’artista.

Amazzoni e Minotauri è un{{ libro postumo}} (Lina è scomparsa nel 2002), curato da Niobe/Teresa e da Walter Raffaelli, raccoglie 37 poesie e 9 disegni di Lina, con una prefazione di Elio Pecora e una postfazione di Adele Cambria.
_ E’ un libro, come dice Teresa nel risvolto di copertina, dedicato agli “esseri in lotta per la bellezza” che preferiscono restare come Minotauro “nel labirinto della creazione” piuttosto che farsi irretire e manipolare dal mercato “in produzione effimera di un oro inutile”.

Credo ci tenesse, Teresa, nel suo breve testo di presentazione, a rimarcare la {{solitudine di chi cerca la bellezza come essenza della vita}}.
_ In un breve intervento, nel corso dell’incontro, anche {{Conni Capobianco}}, anche lei Nemesiaca, ci ha tenuto a dire che Lina aveva scelto il mito e la storia, non il tempo – che è sempre il tempo mondano, quel “regno dei vivi”, carico “di cieca e sorda necessità” (Orfeo) -.
_ Il mito, e non la parola manipolatrice, l’arte per cambiare il mondo, l’arte, ha detto Conni, come “creazione quotidiana da condividere con le altre”.

Parlando di Lina, di un’artista così poliedrica (poeta e pittrice, col nome di {{Màlina}}, regista, giornalista e tanto altro ancora), soprattutto ora che lei non c’è più con l’esplicito, straordinario e concreto – a volte violento – suo presentarsi, è facile scivolare nell’ovvio.
_ Soprattutto chi non l’ha conosciuta di persona, può soffermarsi sulla considerazione di quanta energia trasparisse dalla sua figura o altre cose simili, rammaricandosi che non ci sia più un’artista del genere, salvo poi, se se ne presenta un’altra come lei – cosa difficile, ma non impossibile – non riconoscerla, così come è stata spesso misconosciuta, in vita, Lina/Nemesi.

Una volta sottratta all’ovvio – ora che non c’è più lei a farlo, dobbiamo farlo noi – Lina attraverso le sue poesie continua a tenere il filo di Arianna e a tendercelo.

Parlando di Lina, si può anche fare come {{Adele Cambria}}, provare a farne “un ritratto quotidiano”, ma bisogna avvertire chi non l’ha conosciuta, dice Adele, che “il suo quotidiano fu sempre straordinario, nella passione nella gioia nella danza, nel dramma.”

E così troviamo {{Lina degli anni ’7}}0, l’animatrice del gruppo femminista delle Nemesiache, che persegue ostinatamente la Bellezza, producendo “allarme” tra le donne, anche tra le femministe, per quel suo essere “doppia”, androgina, Lina con i suoi regali, le psicofavole, innanzitutto, e il mito – fu lei a donarlo, dice Adele, all’intero movimento delle donne -, Lina nell’agrumeto, in Calabria, a scrivere la sceneggiatura del film “{Didone non è morta}” (ispirato al primo romanzo di Cambria, “Dopo Didone”).

{{L’impegno di Lina per la bellezza}}, Adele Cambria l’ha raccontato anche ricordando la mobilitazione contro l’evacuazione del Rione Terra di Pozzuoli per il bradisismo, un’evacuazione che ha lasciato una rocca di inestimabile bellezza vuota e disgregantesi per quasi 30 anni.
_ Il fatto è che una vita a servizio dell’arte e della bellezza, come quella di Lina, {{non ha mai smesso, in realtà, di essere una vita a servizio della città, delle donne}}.

In una commemorazione di Lina, fatta al Castel dell’Ovo di Napoli qualche mese dopo la sua morte, c’era un vecchio striscione, uno striscione dietro il quale le femministe napoletane avevano marciato dopo il terremoto del 1980 perché la ricostruzione non fosse, come è sempre stato e come è stato anche questa volta, senza e contro le donne.
_ Anche il {{lavoro con le donne psichiatrizzate dell’Ospedale “Frullone”}}, negli anni in cui si combatteva per la chiusura dei manicomi, è un esempio di impegno nel sociale da cui Lina non è stata mai distante.
_ Forse, come dice {{Elio Pecora}} nella sua prefazione al libro, ciò che la muoveva era “l’urgenza della vita vera” e il voler arrivare in presenza della verità, questa è in fondo l’essenza della poesia. Questo percorso, dice Pecora, lascia ferite immedicabili, ma sono le ferite “di chi s’avvia incontro alla verità e chiede e assicura compagnia.”

P.S. Mi rendo conto, alla fine di questo scritto, di aver parlato poco delle poesie di Lina e di aver seguito un filo forse solo a me chiaro.
_ Le amiche del Paese delle Donne mi avevano chiesto di raccontare la Napoli di questi giorni, una città sommersa dai cumuli di rifiuti e, solo in qualche sua parte (isolata rispetto all’opinione pubblica) mobilitata contro la discarica e per un modo diverso di gestire il problema dei rifiuti. _ Ho un dubbio: che questi mesi di disagio e di ansia che marcano la città abbiano forse annientato, insieme a vane illusioni, anche l’urgenza di vita e la consapevole competenza sulla vita che spingeva le nostre amiche a dire la propria parola di donna sul terremoto, sul manicomio, su tutto?

Lina Mangiacapre
_ “{Amazzoni e Minotauri}”
_ Raffaelli Editore, Rimini, 2008