Chi salva le donne della Campania sono le donne: coi loro gesti responsabili, ripetuti con caparbietà nelle situazioni più difficili. Sono i gesti che rendono possibile il lavoro di chi sgombra dai rifiuti le strade nelle ricorrenti emergenze determinate dal sempre più dissennato ciclo consumo/rifiuti.L’emergenza rifiuti in Campania, è quella che a tratti non si vede per le azioni mirate a “restaurare” un senso esteriore del decoro, che può essere accettabile solo in vista dell’immediato avvio di opere di bonifica per la riduzione dei guasti.

Per diversi livelli di disonestà criminale e cinismo, la Campania è stata, e non ha cessato di essere, il contenitore fisico della parte indesiderata dello sviluppo basato sulla logica del PIL incurante del futuro del territorio. L’allarme per l’inquinamento da asbesto e scorie di ogni genere a cielo aperto, tra i medici e la cittadinanza, è altissimo: dopo aver sgombrato i luoghi di rappresentanza resta ancora indisturbata la cultura del buttare altrove, o peggio del buttare male.

Le donne hanno offerto ed offrono quotidianamente i loro gesti responsabili,mentre la catena dei consumi non ha cambiato stile né per i volumi e per l’incongruità degli imballi, né nella mole e l’invasività delle pubblicità inquinanti ed ingannevoli di prodotti di cui si paga ciò che si butterà.

Sono i rifiuti “inutili” ma necessari a nascondere i veleni che ancora si riversano nel territorio Campano.

Consapevoli di tutto questo le donne continuano responsabilmente, ignorate, a fare ciò che si deve fare.

Ignorate e vilipese, oggi, anche da uno spot di Pubblicità Progresso, che come Udi di Napoli denunciamo per la {{lesività della dignità femminile e l’ingannevolezza del messaggio}}.

Lo spot che reclamizza “i grandi risultati ottenuti in Campania”, è interpretato da un’{{attrice sepolta tra i sacchetti dell’immondizia, che immobile ed ignara aspetta “i salvatori”}}: offrendo un’immagine assolutamente negativa di donne che invece hanno garantito sempre la vivibilità facendo nelle piazze e materialmente la raccolta dei rifiuti, spesso vanificata dalle ditte appaltatrici. {{Le donne hanno vigilato, instradato e pubblicamente fatta la loro parte}}: altro che sepolte e salvate.

Infine il messaggio aggiunge la corriva suggestione: {{vale la pena di salvarla perché è bella!}}, come dice il testo recitato dall’attrice. Immaginiamo che gli autori dello spot, illuminati da questa lettura, e non ne è possibile un’altra, vogliano adeguarsi al loro codice di autoregolamentazione e dissuadere i committenti da altri errori grossolanamente offensivi per la dignità delle cittadine.