Quattro giorni di iniziative promosse dal Comune che hanno affrontato problemi e proposte di soluzioni riguardanti l’ambiente, la geopolitica, il clima, le migrazioni, e soprattutto l’acqua.

Non un elemento ma un componente formato da idrogeno e ossigeno due elementi altamente infiammabili ma che uniti formano ciò che li può spegnere. Una legge del contrappasso, ha sottolineato Mario Tozzi che si è confrontato con Giacobbe Covatta. Due persone diverse e complementari  come lo possono essere l’acqua e il fuoco.    Autodefinendosi “scienziati”  hanno più volte ribadito all’unisono come l’acqua  attraversi inesorabilmente paure e drammi del nostro tempo.

Il primo giorno è stato aperto con un interessante documentario proposto dall’Associazione Amici del Mondo Onlus sui pozzi da loro costruiti in Burkina-Faso dove,  come in molti altri paesi dell’Africa e del mondo, l’acqua è un bene anche più prezioso dell’oro, perché scarseggia persino nella stagione delle piogge. L’andamento delle piogge ha –hanno detto – forte influenza sui raccolti agricoli e la vita delle persone.  La mancanza di acqua è uno dei fattori che concorrono alla diffusione di epidemie e carestie. Le persone quindi per poter vivere spesso sono costrette a migrare altrove.  Garantire l’acqua significa: diminuire le malattie, favorire l’agricoltura domestica, insomma, permettere a queste popolazioni di vivere nei loro territori, e di non essere costrette ad attraversare deserti e mari per poter sopravvivere anche a costo di morire.

La terra, i viventi, le piante sono formate da altissime percentuali di acqua, l’acqua è vita ha ricordato Vandana Shiva e non la si può barattare per accumulare ricchezze, non la si può sprecare, avvelenare, non si possono ignorandone le sue dinamiche. E stupido o miope rimanere interdett* quando i fiumi o spariscono o vogliono, con prepotente violenza, riprendersi il loro letto tombato, cementato, deviato…violato.

Ricordiamo che l’acqua  è un bene quantificabile. Molta quella salata, molto meno quella dolce, pochissima quella potabile.  Ed ecco che il clima condiziona enormemente il variare di queste percentuali. Piogge dilavanti che arrivano rapidamente al mare diminuiscono la percentuale di acqua dolce. Come l’inquinamento e lo spreco diminuiscono quella potabile.  Vandana Shiva ha ricordato poi che pensare al ciclo vitale dell’acqua, quel ciclo che ci hanno insegnato a scuola: dai bacini, dai mari, dagli oceani l’acqua per il caldo evapora, si formano le nuvole che incontrando correnti d’aria fredda condensano formando  tante piccole gocce che riempiono di nuovo bacini, mari, oceani. Per Vandana Shiva ogni  goccia d’acqua è importante come è importante ogni persona per la democrazia. Una persona, tante persone possono dar vita a movimenti capaci di cambiare comportamenti dannosi per tutt* .

Paolo Rumiz  non ha parlato tanto di acqua quanto di confini e di ponti, ma entrambi presuppongono fiumi magari anche quelli che non si vedono come quelli tipici della sua terra: il Carso. Ha raccontato del suo amore-odio per questa linea tanto reale quanto immaginaria. Ha parlato della costruzione di una identità fluida e mutevole come l’acqua. Una identità   che si costruisce con gli incontri, con l’ascolto dove il raccontarsi  è ponte tra sé e gli altr*. La linea che de-limita l’io dal tu è proprio quella che permette il dialogo, la costruzione del discorso, il fluire del racconto. La fusionalità, l’omologazione cancella quella curiosità che è alla base di ogni intelligenza creativa.

Eh è proprio con la creatività letteraria che questo festival si conclude oggi alle ore 17 con i poeta Alberto Piersanti e il professore Gian Mario Anselmi  con la narrazione dell’acqua nella letteratura Italiana.

Buon’acqua a tutt*

PORRETTA CITTA’ DELLE ACQUE

La storia di Porretta Terme  è molto antica ed è collegata alla presenza delle acque curative. Una leggenda di epoca medievale narra che un bue malato fu lasciato libero dal suo padrone ed andò a dissetarsi in una delle fonti termali. Essendo ritornato al suo padrone completamente guarito, questa vicenda diede avvio alla fama delle acque curative e medicali. Il bue che si abbevera è rimasto come simbolo del comune di Porretta. Ma le terme erano certamente conosciute e frequentate già in epoca romana, come testimoniato da numerosi rinvenimenti archeologici, in particolare quello del famoso mascherone raffigurante il muso di un leone, recuperato nel 1888 nel greto del Rio Maggiore, risalente al I sec. d.C. e rimasto come simbolo delle Terme di Porretta. La presenza di tutti i reperti archeologici nella zona circostante le sorgenti curative testimonia della notorietà delle acque di Porretta in epoca classica e della presenza di un centro abitato.

I secoli dell’alto medioevo vedono lo spopolamento del luogo e l’abbandono delle fonti termali. Con l’affermazione del Comune di Bologna, Porretta ne entra a far parte e da allora seguirà sempre le sorti della comunità bolognese. La nuova situazione politica genera una “riscoperta” di Porretta e delle sue terme, che a partire dal XII secolo cominciano ad essere frequentate anche da classi sociali agiate e provenienti da fuori. In quel periodo nascono le prime strutture ricettive e prende forma l’abitato dell’attuale cittadina. Dal XV secolo ad oggi le Terme di Porretta acquistano una fama ed una risonanza che non accennano a diminuire. Si citano fra i visitatori più illustri Lorenzo il Magnifico, Niccolò Machiavelli, Andrea Mantegna, Gioachino Rossini.

Porretta segue le sorti di Bologna nel passaggio allo Stato Pontificio e, con la creazione delRegno d’Italia unitario, entra a far parte della provincia di Bologna col nome, da sempre in uso, di Bagni della Porretta, rimasto in vigore fino al 1931 quando fu sostituito dall’attuale.

La Seconda guerra mondiale vede Porretta nell’inverno 1944 a breve distanza dal fronte attestatosi sulla Linea Gotica, periodo in cui la città è stata usata come quartier generale della prima divisione brasiliana.[8] Sulle montagne circostanti sono attive le brigate partigiane, comandate dal 1944 dal partigiano Armando. L’aspra lotta con le truppe nazifasciste porta agli eccidi dell’alto Reno e a danneggiamenti alle infrastrutture stradali e ferroviarie. La ricostruzione dopo la liberazione è rapida e restituisce Porretta al suo ruolo tradizionale di affermata stazione turistica. (da Wikipedia)