Tra Giovedì 9 e Venerdì 10 ottobre Matriarchy Now ha organizzato presso la Casa Internazionale delle donne di Roma, a partire dalla presentazione del libro Società matriarcali -Studi sulle culture indigene del mondo di Heide Goetner Abendroth, un incontro a cui sono intervenute anche Cecile Keller sulla medicina matriarcale e  Genevieve Vaughan sull’economia del dono.

Heide Göttner-Abendroth nata nel 1941 in Turingia, ha conseguito nel 1973 presso l’Università di Monaco il Dottorato in filosofia della scienza, ha poi insegnato per dieci anni. Dal 1976 si è impegnata in women’s studies e in una ininterrotta ricerca sul matriarcato. Dal 1986 dirige la International Academy HAGIA che promuove studi sul matriarcato. Numerose sono le sue pubblicazioni e i riconoscimenti ottenuti a livello internazionale. Nella prima giornata Heide Göttner-Abendroth ha illustrato quanto in tanti anni di lavoro ha appreso e intende comunicare sul matriarcato. Ha infatti studiato e riletto con sguardo nuovo le società patriarcali, a partire da quelle più antiche fino a quelle contemporanee, diffuse in diversi continenti, nate da valori materni e organizzate su principi comuni.

Ciò le ha consentito di capovolgere il significato attribuito dal patriarcato vincente alla parola matriarcato e quindi al tipo di società a cui si riferisce. La filologia esatta della parola greca ARCHE’ prevede come primo significato inizio/principio poi anche potere /autorità. Da ciò “all’inizio le madri” e non” potere delle madri”.
I clan matriarcali perciò non rappresentano solo un rovesciamento del patriarcato, con le donne al potere sugli uomini, come il solito errore di interpretazione ci trasmette. Sono società centrate su valori materni: cura, nutrimento, dono, mediazione, non violenza. Valori reali che scaturiscono dai bisogni a cui possono rispondere tutti, per tutti sono validi: per le madri e per le donne che non sono madri, per le donne e gli uomini allo stesso modo.
Le società matriarcali sono consapevolmente costruite su questi valori materni e nella seconda giornata di lavori Heide Göttner-Abendroth , facendo riferimento alla realtà sociale contemporanea, allo sgretolarsi di tutte le organizzazioni sociali occidentali, alla sofferenza di noi esseri sociali, al diffuso bisogno di rinnovamento, avverte che non possiamo certamente inventarci tout court una politica matriarcale. Possiamo prendere suggerimenti.
Possiamo chiederci come il riconoscimento della madre influenzi la qualità delle relazioni tra i sessi, la struttura economica e politica di una comunità, il processo di formazione delle decisioni, la gestione dei conflitti, la concezione e il livello della qualità della vita.

In alcuni clan matriarcali da lei conosciuti ha ripetutamente osservato che i legami di sangue parentali, tipici delle società individualiste, vengono sopraffatti da scelte elettive. Un esempio: in gruppi dove tutti si occupano dei bambini propri o degli altri, durante un gioco rituale i bambini richiesti di scegliere genitori e nonni sceglievano più genitori…  nonni diversi.
In questi gruppi generazioni diverse convivono rispondendo a bisogni reciproci. Contro una economia capitalistica distruttiva propongono una economia di sussistenza. Ciò non vuol dire che ognuno vive del proprio giardino ma che ogni città vive del proprio territorio, è indipendente, produce artigianato, cultura, tecnologia. La regione è la comunità più grande per questo tipo di comunità e di economia, di politica basata sul consenso, su una spiritualità che, abbandonando tutte le religioni gerarchiche è basata, come la stessa medicina, sulla conoscenza dei cicli della vita e sul rispetto dell’ambiente e di tutti gli uomini e le donne.

Infine Heide Göttner-Abendroth osserva che molti gruppi alternativi attuali, che si occupano di pace, di ecologia, gruppi indigeni che lottano per sopravvivere nel proprio ambiente, portano avanti valori matriarcali senza saperlo, nascono dal basso, hanno bisogno di sostegno dall’alto, dovrebbero invece essere consapevoli per pretendere ciò che spetta loro…

A proposito di consapevolezza Genevieve Vaughan, importante teorica del paradigma del dono, collaboratrice e sostenitrice dell’International Academy Hagia, identifica questo paradigma invisibile con il modo di essere della donna e propone di renderlo visibile “per determinare uno spostamento fondamentale dei valori con cui gestiamo le nostre vite e le nostre politiche”.
Infatti un valore, con cui ripercorrere tutta la cultura, è il riconoscimento dell’origine della comunicazione e del linguaggio nel dono originale, invisibile, unilaterale da madre a bambino, non come scambio.

I bambini sono esseri sociali e fin dall’inizio fanno protoconversazioni (gesti, sguardi, pianto, sorriso…) con la madre o con chi li accudisce. Si sentono, comunicano. Dare e ricevere è alla base della comunicazione, seguita poi dal dare e ricevere verbale, attraverso doni/parole. Su questo processo si basa la stessa sintassi linguistica, il cui modello iniziale è il dare/ricevere di madre/bambino.
Ma anche della cultura basata sulla comunicazione linguistica il patriarcato ha espropriato la donna.