Ancora uno stupro, questa volta in via Andersen. La prima cosa che viene in mente è che, purtroppo, non è una favola come quelle dello scrittore a cui la strada è intitolata. Alice è entrata nel paese degli orrori.{{Intervenire sulla mentalità che conduce ancora uomini a offendere, uccidere, stuprare donne}} è un compito di cui tutti insieme dobbiamo farci carico.
_ Non per punire il colpevole, non per confortare la vittima, ma per mettere le basi perché non accada
_ Alice, la chiameremo così, è stata soccorsa – dopo – visitata e medicata – dopo – e poi interrogata
_ Questa donna offesa, nel corpo e nella mente, questa donna come le altre, il cui dolore ogni donna sente nella propria carne quando viene alla luce questo tipo di delitto, ha detto che i suoi aggressori erano uno straniero e un italiano.
_ In un telegiornale gli stupratori venivano indicati come entrambi stranieri.
_ Come se avesse importanza.
_ Questo {{cercare di prendere le distanze attraverso l’utilizzo della diversa nazionalità}}, non già tra vittima e carnefice, sia chiaro, è un patetico e bugiardo insinuare che gli italiani no, loro queste cose non le fanno, o non così tanto. Se poi vogliamo conferma di questo, {{l’italiano che ha stuprato la ragazza rumena}} che faceva le pulizie nel call-center pretende giustificazioni per “un momento di debolezza”.

Sono uomini che stuprano, umiliano, aggrediscono, non è questione di nazionalità, e lo fanno verso donne.
_ {{Non chiedono di che nazionalità sei, ma se sei donna}} e se il momento e l’occasione sembrano favorevoli per una possibile impunità.

Tanto basta.