In 80 dipinti, la scelta di una donna che ha fatto della sua storia privata una storia pubblica; la riproposizione di un passato che è costitutivo del presente. A Mantova, alla Casa di Rigoletto (Piazza Sordello 23), sabato{{ 5 marzo }} p.v. alle ore 17.30, si inaugura a cura del Gruppo7 – Donne per la pace e con il contributo della Provincia di Mantova, della Fondazione Comunità Mantovana e dello Spi-Cgil, la mostra di Lorenza Mazzetti, Album di famiglia – storia di una bambina sotto il Fascismo.

Si tratta di {{80 dipinti, a tecnica mista }} ma soprattutto ad acquerello, di varie misure, che ritraggono familiari e ambienti del passato dell’autrice, oggi ottantaquattrenne: sono pagine autobiografiche, di diario, dipinte e scritte, che {{ripercorrono una storia drammatica raccontata con la leggerezza di un racconto d’infanzia. }} La mostra si guarda e si legge, perché ciascun dipinto è corredato da una lunga didascalia che, in un linguaggio infantile inconsapevole della tragicità della vita, sereno e spesso divertito, affianca lo snodarsi del racconto pittorico, a sua volta naif come lo sguardo della bambina del tempo di guerra.

L’iniziativa è inserita in quelle {{‘perduranti’ del Giorno della Memoria }} proprio per la realtà storica che rievoca, ma è parsa {{opportuna anche per l’otto marzo}}; e non per una finalità celebrativa (che pure oggi, dopo il 13 febbraio, ha un suo valore simbolico riattualizzato), ma per l’occasione preziosa di un incontro del quale avvertiamo la consonanza e la fascinazione: è {{la scelta di una donna che “ha fatto della sua storia privata una storia pubblica”}}, con una capacità creativa e una semplicità poetica che ci lasciano ammirate e ci inteneriscono; è la scelta di un’opera che, pur attraverso la levità del segno pittorico, il candore fanciullesco delle didascalie, lascia trasparire il valore profondamente etico della riproposizione di un passato che è costitutivo del presente, che, nella storia di Lorenza Mazzetti, ‘è’ presente.

{{Questa narrazione pittorica}}, questa serie di “ritratti d’antenati”, incorniciati alla maniera delle fotografie primovecentesche o collocati in paesaggi di vacanza nella campagna toscana o nelle spiagge romane, ha la grazia dell’infanzia, come se Lorenza – è stato detto – rimanesse sempre bambina. Ha, la narrazione, un piglio alla Vamba, il segno ingenuo e ammiccante insieme delle illustrazioni e del racconto di Gian Burrasca: anche per noi un divertito rimando all’infanzia.
Ma, sullo sfondo, la ferocia degli uomini.

Ancora una volta, nella storia delle mostre organizzate dal Gruppo, una scelta di mente e di cuore, che individua nel lavoro di artiste che stanno per scelta a margine del mercato un valore aggiunto.

La mostra, pur nella sua autonomia, rimanda al{{ romanzo della stessa Mazzetti, “Il cielo cade”}}, che, pubblicato da Garzanti nel 1961, fu un caso letterario e vinse il Premio Viareggio nel 1962. L’ultima edizione, del 2009, è uscita per i tipi di Sellerio.

Dal romanzo nel 2000 fu ricavato {{l’omonimo film dei fratelli Frazzi}}, {{con Veronica Niccolai, Isabella Rossellini e Jaroen Krabbè.
}}

{immagine da} http://www.pbase.com/ribes/album_di_famiglia_di_lorenza_mazzetti