Albertina Pozzi
Albertina Pozzi

Durante la seconda tappa al Castello Manservisi (Alto Reno Terme) della mostra-convegno itinerante sui 70 anni del voto alle donne,  più di una donna che aveva votato nel 1946 chiese di poter raccontare la sua esperienza. Il passa parola nella valle fu rapidissimo e molte si rammaricarono per non essere state avvisate dai familiari di una iniziativa così importante per loro. Una iniziativa molto partecipata e che ha permesso  di poterne parlare anche dopo.

Vi proponiamo dunque, la prima testimonianza che ci è arrivatavoto46-4pozzi

Io sottoscritta Pozzi Albertina nata a Bagni della Porretta il 2-04-1925 e domiciliata a Gravellona Lomellina, piccolo paese della provincia di Pavia ho avuto la fortuna di votare il 2-06-1946.

La possibilità di votare, per  la prima volta,  data alle donne, aveva scatenato ovunque un’euforia indescrivibile. Finalmente anche noi contavamo qualcosa e, nei giorni precedenti  al 2 giugno, si respirava dovunque un’aria di allegra.

Alla mattina del giorno tanto atteso io, come tutte, avevo indossato l’abito più bello, mi ero messa a posto i capelli per essere, anche esternamente, pronta ad affrontare questa responsabilità.

Verso le dieci, col papà e la mamma, uscii di casa invidiata da mia sorella, allora dodicenne, che, per l’età non poteva seguirci.

Per strada incontrammo altri nuclei familiari che si dirigevano verso le scuole elementari dove erano stati preparati i seggi.

La mia sicurezza però era solo esterna. Dentro di me c’era una gran lotta: votare per la monarchia o per la repubblica. La prima rappresentata da una famiglia che, per tutta la mia vita scolastica, era stata l’esempio da imitare. Inoltre i loro antenati, sicuramente per interesse, avevano aiutato l’Italia a unirsi, e,  finalmente togliere quei piccoli stati sempre pronti a combattersi.

La seconda scelta: votare per la repubblica, dove ogni cittadino poteva esprimere la propria idea e rispettando, in quel modo, gli ideali della mia famiglia.

Il cuore mi batteva forte quando mi fu consegnata la cedola. Entrai nella cabina e mi trovai a dover risolvere il dilemma: dare la responsabilità ad una sola persona  o a un popolo inter? Non ci furono dubbi:  traccia la croce sul quadratino della repubblica.

Sollevata e un po’ spavalda per la scelta, con passo sicuro, mi diressi verso l’urna dove lasciai cadere la scheda.

Ero consapevole che il mio voto avrebbe contato poco in relazione ai numerosi votanti, ma, in questo mdo, avevo contribuito a condurre l’Italia verso un nuovo destino.

Ero ancora coinvolta in questa atmosfera , quando sentii le risate di alcuni presenti: una nonnina diceva di aver fatto due croci per non scontentare nessuno. Uscita nel corridoio, vidi un’altra signora anziana assistita dal medico del paese.  Si era sentita male, forse per un calo di pressione, era felice di aver fatto, come diceva lei, il suo dovere.

Con babbo e mamma tornai a casa. L’ansia  che avevo avuto per tutta la mattinata, si era allentata e, con soddisfazione, pensavo di aver risolto, nel modo migliore, il compito che mi ra stato affidato.

Oggi ho 91 anni e quel giorno è ormai lontano, ma quando ci ripenso , le sensazioni provate allora ritornano, sebbene in modo più attenuato.

Alto Reno Terme 4-08-2016                Albertina Pozzi