Il 13° Premio Lina Mangiacapre(ex Premio Elvira Notari), curato dall’Associazione Le Tre Ghinee/Nemesiache,collaterale alla 72.Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, è stato assegnato al film Heart of a Dog di Laurie Anderson. Come è espresso nella motivazione della giuria, composta da Valerio Caprara, Titta Fiore, Simone Manceau e Franco Mariotti, questa opera prima della Anderson, rappresenta un universo assolutamente personale ma al tempo stesso universale.

Tutti i linguaggi artistici sono presenti e creano un mosaico visivo-sonoro ,un prisma dalle molteplici facce , un caledoscopio di immagini e suoni che si perdono e ritrovano ,svaniscono e ricompaiono…eppure compongono una visione completa della vita dell’artista. Ce ne presenta solo tre episodi: la morte della sua amata cagnetta Lolabelle,il rapporto non facile con la madre, un grave incidente avuto da piccola ma la narrazione va oltre : è una immersione profonda, tra conscio e inconscio, un flusso ininterrotto di pensieri espressi dalla sua magica voce che tesse trama ed ordito della storia rendendo visibile anche la parte invisibile tracciata nel film e la universalizza.

E’ la voce della coscienza? l’anima? l’inconscio e la sua illogica logica? il coraggio dell’innocenza? la memoria delle piccole cose che perdurano ossessive dopo la separazione? la forza per continuare a vivere ? la paura del pericolo che arriva inaspettato? la paura di morire?…e sulla paura della morte intesse speranze e illusioni prospettando, come nel ‘bardo’ della cultura tibetana ,un periodo di 49 giorni in cui decidere di rincarnarsi e ritornare alla vita.

Il finale del film con la voce di Lou Reed (il suo amato compagno perso nel 2013) che canta “Turning time around” sembra quasi sottolineare che l’operazione alchemica dell’artista è riuscita e che il tempo si è ‘riavvolto’ perché la sua traccia è ora indelebile.

E mai come per questo film possiamo affermare con Lina Mangiacapre che “…il cinema è soprattutto memoria…un ritorno del valore della storia, uno sguardo sprofondato in modo profano e blasfemo oltre le soglie della morte. Orfeo con la musica del cinema valica le sponde dell’Averno e riporta alla luce”.