Sollecitata da Luisa Barba che ha segnalato al giornale il sito dell’Università Tor Vergata di Roma: GRAMMATICA E SESSISMO – CENTRO DI RICERCA DIPARTIMENTALE MULTIDISCIPLINARE  sono andata a verificare quanto scritto da Prisca Righetti sul Secolo d’Italia. Così ho potuto leggere  su questo storico giornale legato a fascisti della prima e dell’ultima ora, l’articolo dal titolo: “Addio a ‘presidenta’ e ‘ministra’: il Palazzo rinnega e resetta la Boldrini “.   L’articolo   parla di un provvedimento (  né votato, né varato) sollecitato da un gruppo di deputate della lega che,  prese da un incontrollato desiderio di restaurazione,  ha pensato bene di muoversi all’attacco della lingua italiana la  cui bellezza sta proprio nella capacità plasmare e farsi plasmare dalla realtà che cambia.   Le parlamentari in questione hanno richiesto venga ripristinato un maschile universale come genere nutro  che, pur non  previsto dalla nostra grammatica, dovrebbe così inglobare il femminile, cancellandolo nelle parole che designano professioni, mestieri e ruoli che da tempo le donne ricoprono in un numero a volte superiore di quello degli uomini.

Ma per meglio capire come questa cultura  faccia perno su ignoranza e voglia di riporta l’Italia, compresa la sua lingua, indietro nel tempo quando nazionalismo, maschilismo, razzismo, fascismo… venivano imposti prima con leggi,  poi con la forza, vi propongo la lettura dell’articolo di Righetti. così che possiate vedere con i vostri occhi come la cultura oscurantisca penetri ovunque.

 

DAL SECOLO D’ITALIAAddio a ‘presidenta’ e ‘ministra’: il Palazzo rinnega e resetta la Boldrini “ di Prisca Righetti

Sono passati 2 anni e due esecutivi – e in mezzo la debacle elettorale della sinistra, incassata a fatica il 4 marzo – da quando l’allora presidentessa della Camera, Laura Boldrini, femminilizzò diciture, carte e badge in circolazione a Montecitorio, costringendo addetti ai lavori e accademici della Crusca a una repentina inversione di tendenza linguistica, cominciando proprio dai gruppi parlamentari chiamati ad attuare le modifiche delle cariche dei dipendenti della Camera, declinandole al femminile. Ma da oggi, con l’iniziativa di un gruppo di deputate del Carroccio, si inserisce la retromarcia e, preso atto che lo stesso colpo di spugna passato dagli elettori sul Pd e sulla “presidenta” può essere passato pure sulle carte intestate, i tesserini, i cavalieri e i siti del Palazzo, si ritorna alla tradizione maschilista spazzata via nel 2016 dal provvedimento boldriniano. 

Intestazioni femminilizzate dalla Boldrini: si cambia  E così, come riporta Libero, «alla faccia della Boldrini, non fosse che i soldi spesi dall’ex presidente della Camera per “femminizzare” tutte le carte intestate e i badge della Camera erano i nostri»… «Nelle comunicazioni ufficiali, per esempio, la leghista Erika Stefani fa scrivere testualmente “il signor ministro Erika Stefani”, mentre sul sito del governo le parole “ministra” e “sottosegretaria” sono scomparse per tutte le donne componenti dell’esecutivo». Insomma, niente più consigliera in luogo del canonico consigliere, e stop all’interprete-traduttore diventato all’occorrenza anche traduttrice, con buona pace delle deputate pasionarie – molto poche, per la verità – favorevoli all’inedita declinazione al femminile che, invece, moltissime altre colleghe hanno ritenuto, e da subito, discriminatorie al quadrato. Un’iniziativa, quella dei nuovi “indirizzi in tema di linguaggio di genere” targata Boldrini, datata 2016 e rispedita al mittente oggi, considerata dal suo esordio, sempre e comunque un passo indietro, anacronistica almeno quanto formalmente risibile. La parità di genere, insomma, non passa necessariamente per la grammatica: e così oggi, con l’iniziativa della deputate leghiste, le intestazioni al femminile sono rinnegate e resettate. Contrordine compagne, anzi compagni…

Alma Sabatini

 

A dispetto dei loro desideri una lingua si modifica e cambia per motu proprio. 

Quando la linguista Alma Sabatini, quasi 50 anni fa, sollecitava ad avere una maggiore attenzione nel narrare il protagonismo delle donne attraverso parole che le facessero riconoscere nella forza del loro genere ricordo che molti uomini colti, letterati, giornalisti e scrittori la irrisero.

Lei fu la voce, forse la prima di un movimento che cominciava  ilproprio cammino. Anno dopo anno, lentamente, le cose sono cambiate. La preoccupazione è che questi cambiamenti si fermino per la volontà di chi fa della paura di tutto ciò che è diverso il suo credo.