Un denso “speciale acqua” corona il quinto numero di “Ilaria”, la rivista della Cooperazione Italiana, e a “un diritto, non una merce” è legato l’editoriale della vice ministra degli Affari esteri Patrizia Sentinelli. All’interno di tutto il numero, si squaderna davanti al lettore un impensato giro del mondo in 96 pagine: grazie a {{25 articoli densi d’interesse, ciascuno dei quali (rap)presenta una lettura multipla, un approfondimento su singole, difficili, realtà sociali sparse per il globo}}, veniamo letteralmente trasportati in Paesi per lo più sconosciuti ai nostri media (e, cosa ben più grave, ai tg nazionali). L’Etiopia e la Bosnia-Erzegovina, il Brasile e la Bolivia, il Senegal e l’Angola, l’Uganda e l’Algeria, El Salvador e la Bielorussia. Le splendide fotografie a colori contribuiscono a evocare per noi scenari sconosciuti e spesso suggestivi, nella loro incontaminata bellezza (non così per le discariche a cielo aperto del Guatemala: a noi che siamo sempre concentrati sul nostro ombelico, ritenendo che il caso napoletano incarni un {unicum} su scala planetaria, farà bene dare un’occhiata). Altri scatti evocativi riguardano primi piani dei volti espressivi di molti poveri lavoratori appartenenti a Paesi del Terzo e del Quarto Mondo. Una parola a parte merita il fotoreportage dedicato alla {“saga dell’oro blu”} (si parla dell’acqua, e non del metano!)

Largo spazio viene dedicato all’interno di quest’ultima edizione alla recentissima {{Conferenza tenutasi in Guatemala}}. La {“Conferenza sulla Cooperazione Italiana in Centro America e nei Paesi andini”} si è difatti svolta il 4 e 5 dicembre scorsi. Ben quattro pezzi vanno a formare un corposo dossier sulla complessa situazione del paese centro-americano. La presenza del nostro Paese nel Guatemala risale al 1989 con il pionieristico programma {“Prodere”}: un primo aiuto alla popolazione indirizzato alla lotta contro la povertà e per la tutela e lo sviluppo territoriale sostenibile. Un impegno che nel corso degli ultimi vent’anni è aumentato significativamente, anche per numero di finanziamenti, portando ad alcuni risultati concreti. Valga per tutti la creazione di un Master in cooperazione internazionale allo sviluppo, volto alla creazione di operatori umanitari da formare tra personale del luogo.

Riempie d’orrore, all’opposto, la vicenda dei {“ninos guajeros”}, vale a dire {{i bambini costretti fino al 2005 a lavorare nel {“basurero”} di Città del Guatemala, la più ampia discarica del Centro America}}. Il pezzo in questione rende conto altresì delle storie di alcune ragazze impegnate nella strenua lotta per strappare sorelline e fratellini a un destino simile al loro, indirizzandoli piuttosto verso l’impervia strada dell’istruzione scolastica.

Altra notizia degna della massima attenzione – e della quale non ci pare aver letto nulla altrove – riguarda la creazione di {“A24”}, {{la prima emittente radiofonica panafricana}} (probabilmente attiva entro la fine dell’anno). Un’“{Al-Jazeera”} dell’Africa, come la descrive l’autrice del pezzo: del cosiddetto {“continente nero”}, lo sappiamo bene, si parla unicamente in occasione di crisi gravissime (e anche lì, solo per lo spazio di un rapidissimo passaggio nei telegiornali, i quali riterranno, per parte loro, di lavarsi in tal modo la coscienza). Un progetto ereditato dal figlio dell’ideatore, Mohammed “Mo” Amin, il più noto fotografo e cineoperatore africano, tragicamente scomparso in un incidente aereo nel 1996. L’intento di Amin padre era quello di portare l’Africa sulle prime pagine dei giornali e sui titoli di testa delle news televisive. Impresa non da poco, ma il progetto va seguito con interesse e partecipazione.

Il cuore della rivista è, però, occupato interamente dal consueto speciale di {“Ilaria”}, dedicato stavolta a quello che si sente spesso definire – ma molti non fanno altro che riempirsi la bocca, con tale formula – come {“il bene più prezioso”}. Non una merce, come viene sottolineato in più di un passaggio, quanto un diritto di tutti. L’insufficienza del fabbisogno d’acqua in Paesi come la Palestina, l’Uganda, il Brasile e tutti quegli altri che abbiamo summenzionato, rappresenta {{uno dei problemi più gravi e urgentemente avvertiti da parte delle popolazioni più povere del mondo}}. Che attendono aiuti da parte di chi potrebbe dargliene e invece è impelagato in pensieri e considerazioni ben più miseri. Tanto che un tema tanto vitale non fa che slittare dai primi punti in agenda.

{“Ilaria”}
_ {{ANNO I,
_ N. 5
_ Dicembre 2007}}