“Proprio nei momenti in cui diffondiamo l’appello è stata diffusa la notizia di un possibile spostamento del G8 all’Aquila” è il post scriptum all’appello che il presidio permanente No Dal Molin lancia a tutte/i per il 4 luglio: giornata dell’indipendenza a Vicenza. Nello stesso giorno (23 aprile) una {{delegazione vicentina a Washington}} ha deposto di fronte alla commissione Appropriations Subcommittee on Military Construction, Veterans Affairs and Related Agencies della Camera del Congresso degli Stati Uniti d’America, commissione riunita per definire l’ulteriore finanziamento per la realizzazione della nuova base Usa al Dal Molin di Vicenza.

Cinzia Bottene ha illustrato le ragioni della opposizione alla realizzazione di tale progetto, in particolare l’ubicazione dell’installazione progettata e l’assenza della Valutazione d’Impatto Ambientale.

Nel [comunicato->http://www.nodalmolin.it/comunicati/comunicati_299.html] del Presidio permanente No dal Molin, si sottolinea che il Presidente della commissione “ha dato disposizioni perché sia contattato il Pentagono per sapere se le oggettive ragioni di contrarietà siano state prese in considerazione e se esiste la possibilità di riconsiderare il progetto.

Al termine dell’audizione, in collegamento telefonico con Piazza dei Signori a Vicenza, Cinzia Bottene ha espresso soddisfazione per l’incontro dichiarando, tra l’altro, che «segnali concreti ricevuti da alcuni membri della commissione che mi hanno avvicinato al termine della deposizione mi fanno essere fiduciosa».

Come messo in luce dallo stesso presidente della commissione Edwards, {{in 50 anni questa è stata una delle rarissime volte in cui dei cittadini stranieri sono stati ammessi a parlare di fronte alla commissione”}}

{{L’appello per la giornata dell’indipendenza di Vicenza}}

“Quando nel corso di eventi umani, sorge la necessità che un popolo
sciolga i legami politici che lo hanno stretto a un altro popolo […]
un conveniente riguardo alle opinioni dell’umanità richiede che
quel popolo dichiari le ragioni per cui è costretto alla secessione.
[Incipit alla {{Dichiarazione d’Indipendenza degli Stati Uniti d’America}}]”. E’ questo anche lincipit dell'[appello->http://www.nodalmolin.it/notizie/notizie_37.html] con cui alla vigilia del G8 e dell’arrivo in Italia di Obama si invitano “tutte e tutti a Vicenza per liberare il Dal Molin dalla nuova base di guerra”.

“Vogliamo essere {{indipendenti nel costruire il futuro del nostro territorio}}; vogliamo che quest’ultimo sia sensibile alle opinioni di gran parte dell’umanità che rifiuta e, troppo spesso, subisce la guerra come strumento di controllo e oppressione.

Vogliamo costruire l’Altrocomune come pratica di autogestione e autonomia dei cittadini, fondandolo sulla disobbedienza alle imposizioni e sulle pratiche condivise; vogliamo riprenderci la nostra terra come luogo del vivere bene collettivo e non come oggetto di scambio tra governi.”

Riferendosi alla iniziale scelta de La Maddalena per il vertice del G8, “un’isola volutamente scelta perché inaccessibile a ogni voce di dissenso” – ma Berlusconi si è già augurato che il dissenso non vada a L’Aquila per rispetto dei terremotati – l’appello prosegue “capi di stato e di governo si riuniranno per decidere le sorti del nostro futuro, senza di noi. Tra essi, ci sarà il Presidente statunitense Obama: come si giustificano le sue promesse sulla fine dell’arroganza militare statunitense quando a Vicenza fa base la guerra al Dal Molin? […]

Come annunciato da importanti esponenti dell’amministrazione nordamericana, il Dal Molin sarà oggetto di discussione del summit al G8, non per restituire la democrazia a coloro a cui è stata negata, bensì come oggetto di accordo segreto e scambio tra governi per la ridefinizione, a partire da Africom, della presenza militare statunitense in Italia.

Vicenza, patrimonio Unesco, è assoggettata alle servitù militari; la città che ha espresso la propria netta opposizione e ha ricevuto per questo la solidarietà di ogni angolo d’Italia, ha visto il bavaglio stringersi sulla sua bocca: palesi illegalità progettuali hanno accompagnato il tentativo di “sradicare alla radice il dissenso locale” prima impedendo alla città di esprimersi, poi perseguendo centinaia di cittadini con condanne pecuniarie e procedimenti penali.

Ma Vicenza è anche uno dei tanti luoghi di costruzione di quel mondo che non accetta il diktat di quanti, riuniti per pochi giorni nelle regge imperiali, vorrebbero scrivere a tavolino la nostra storia.
Quello del movimento vicentino non è un romanzo romantico e triste; le donne e gli uomini di questa città vogliono riscrivere la storia reale, stracciando le pagine su cui politici e militari hanno già disegnato il suo futuro di asservimento e tacita accettazione. […]

Il 4 luglio, giornata in cui gli statunitensi festeggiano la propria indipendenza dall’impero britannico, vogliamo decretare la nostra indipendenza dall’impero militare statunitense, liberando la terra dalla presenza di una nuova base di guerra.[…]”