Oggi non devo votare e non lo farò neanche
domani o dopodomani per cibarmi. Non mi sento chiamata a raccolta, non
mi sento un’ invitata importante e tantomeno una mendicante di libertà
e democrazia.

Lasciatemi scrivere qualcosa di cucina,
sono anni che preparo, pur senza essere uno chef e faccio i conti.
_ Già
perche quando si parla di cuochi, come per le grande occasione del G8
in Abruzzo, esiste solo quello maschio, senza tante distinzioni e
propensioni sessuali, come Michele Persechini,
il cuoco personale di Silvio Berlusconi, che allestirà il suo noto menù
tricolore, di pennette al pomodoro, al pesto e ai quattro formaggi,
compreso il gelato in versione trina bianco rosso e verde.

Anche tale Alfonso Iaccarino,
si affretta ad applaudire la scelta della dieta mediterranea del
Presidente del Consiglio, dalla sua “filiale”a Marrakesh al La
Mamounia, uno degli alberghi piu’ belli e lussuosi di tutto il mondo.

Vengo anche a sapere che altri uomini hanno deciso una certa dieta per le tendopoli
abruzzesi:
“Risulta che il governo, o la Protezione civile [che è la stessa cosa],
abbia proibito nei campi di tende dei terremotati abruzzesi bevande e
cibi quali il caffè, la cioccolata, la Coca cola e il vino.La ragione è
che si tratta di {eccitanti}. Si vogliono sedare i senzatetto per
evitare tumulti, litigi o manifestazioni come quella che sabato 30
maggio ha violato la {zona rossa} [citata così da tutti i tg] del
centro dell’Aquila, al grido sovversivo di la {città è nostra}.

Scrivo ancora una volta per lamentare o meglio
spiegare che non mi manca il cibo in prossimità delle elezioni. Non mi
pesa dire no, grazie magari, a una cena informale o un’ altra dove ti
sazi come un cammello ed esci magari col ricordo in borsa del caro
candidato o alla serata con persone amiche, quando non affannate
compagne del tempo che fu e non ricordo quando.

Io so che si vanno a comprare i pomodori
pachino anche se non è ora, ma fa caldo e poi sono italiani, a euro 2
se tutto va bene, una mozzarella che è bianca che nemmeno un candeggio
la farebbe così, la rucola del contadino raccolta proprio vicino alla
discarica, il prezzemolo incellofanato a 13 euro il chilo.

Io so che non vado a comprare tutto questo ma
quando si è in 2 o 3 o più attorno a una tavola, qualcosa devi pure
mettere, fosse un piatto di pasta con sugo e parmigiano, facciamo grana
che costa un po’ meno.

Tutti i giorni mi chiedo che cosa preparo e quanto posso spendere, non solo sotto
Elezioni.
_ Eppure c’è un affanno e devo motivare perchè non vado a questo buffet.
Si ripete spesso nell’ultimo decennio, la lotta sul Menù, propiziatorio e del
futuro, la partecipazione all’evento.
_ Bene, forse gli anni che crescono, forse la
speranza che decresce, mi fanno amare tutto quello che tocco, che
odoro, che vedo e che sento, anche le parole possono essere d’aiuto ma
non a tavola.

Non mi si può parlare di Menù dei prossimi anni, di purghe che mi colpiranno o di
assicurati buoni pasto.
_ Non vivo di banchetti o scampagnate con i
compagni, vivo oggi e domani non so. E oggi preferisco affidare ad un
amico l’orto che sto trascurando: mi assicura l’insalata e forse anche
qualcos’ altro che ce l’ha fatta a nascere, per lui e per me e
imprecisati noi che non mancano.

Oggi so che posso offrire un caffè o
una tisana alla menta, cicoria ripassata e ciliege raccolte e un po’
malandate per la pioggia improvvisa.

Oggi non devo votare e non lo farò neanche
domani o dopodomani per cibarmi. Non mi sento chiamata a raccolta, non
mi sento un’ invitata importante e tantomeno una mendicante di libertà
e democrazia.
Fate conto che sia straniera e neanche sposata con un
italiano. Non voto.