I tentativi degli statunitensi di scendere a patti con i taleban non hanno né
sorpreso né sconvolto le donne afghane.
Le donne afghane non sono ingenue come le donne progressiste in giro per il mondo,
oggi profondamente frustrate da questo tradimento statunitense. Le donne
progressiste avevano riposto le loro speranze negli Usa, che promisero che si
sarebbero sbarazzati dei taleban. Oggi, dunque, sono molto sorprese dagli attuali
sforzi fatti dall’amministrazione Usa per portare i taleban a una trattativa.

Le mie
sorelle afghane non sono impressionabili. Hanno vissuto gli orrori di 30 anni di
guerra civile, l’esperienza ha insegnato loro che l’imperialismo lavora solo per il
suo profitto.
Nonostante i media abbiano dipinto i taleban come “anti-americani”, le donne afghane
non ci hanno mai creduto.

Stanno emergendo sempre più prove riguardo al tacito
sostegno che gli Usa avrebbero fornito ai taleban negli anni ’90, per aiutarli a
rendere stabile il loro regime.
_ Non è stata la totale esclusione delle donne dalla vita pubblica sotto il regime dei
taleban a renderli universalmente impopolari tra le donne.

Ma le donne afghane
odiavano i talebani per gli insulti ricevuti in pubblico se una donna non era
vestita in modo consono (cioè se portava i tacchi alti) o se rideva.
Qualche mese fa, una fustigazione pubblica nella valle dello Swat ha scosso il
Pakistan. Nelle strade di Kabul, durante il regime dei taleban, questo era lo
spettacolo quotidiano.

Quando due coraggiose attiviste, rischiando la vita,
filmarono l’esecuzione pubblica di Zarmina nello stadio di Kabul, nessun canale
televisivo statunitense volle mandare in onda le immagini. Il filmato che mostrava
Zarmina in burqa, accovacciata in mezzo al campo di calcio con un fucile puntato
alla testa da un taleban vestito di bianco venne considerato scioccante per il
pubblico statunitense.

Fu solo dopo l’11 settembre che RAWA (Revolutionary Afghan Women Association), le
cui attiviste avevano filmato quell’orribile scena che mise in allarme il mondo
intero sulla condizione delle donne afghane, iniziò a ricevere telefonate da parte
dei responsabili di canali televisivi statunitensi.
_ Tutti volevano mostrare
l’esecuzione di Zarmina. In vista dell’invasione dell’Afghanistan il video non era
più considerato scioccante per il pubblico statunitense.

Quando infine i taleban sono stati sostituiti da un regime formato da brutali,
misogini e sadici signori della guerra riuniti sotto il nome di Alleanza del Nord è
stato evidente che la retorica sulla liberazione delle donne afghane era solo un
pretesto.
_ I signori della guerra dell’Alleanza del Nord erano gli stessi che per
quattro anni si erano divertiti a distruggere, prima dell’arrivo di taleban. In
confronto al regime dell’Alleanza del Nord anche le crudeltà dei taleban nei
confronti delle donne erano apparse come un sollievo. Almeno, con i taleban, le
donne non venivano rapite e violentate ma “soltanto” insultate, soggiogate ed
escluse dalla vita pubblica.

Poi, nel periodo post taleban le donne afghane hanno sentito un certo sollievo. Ma
oggi la situazione delle donne afghane non dovrebbe essere paragonata a quella
dell’era taleban o a quella dei mujaheddin (1992-96), quando l’Alleanza del Nord
controllava il paese.

Paragoniamola al periodo 1970-80 per capire quanto le donne
afghane, da allora, abbiano perso potere. Non è un esercizio nostalgico ricordare
gli anni ’70 e ’80. A quel tempo le donne afghane godevano di qualche diritto,
almeno nelle grandi città; invece, purtroppo, nelle zone rurali, non ci sono mai
stati cambiamenti radicali.

Ma ora, dopo nove anni di occupazione americana, noi donne afghane non siamo neppure
prese in considerazione. Da molto tempo siamo state escluse dai discorsi ufficiali.
E più gli insorgenti taleban avanzano, meno le donne afghane vengono prese in
considerazione. E non si tratta di amnesia.
Gli Usa hanno avviato, due anni fa, trattative con un famoso signore della guerra,
Gulbuddin Hekmatyar.

Si sono svolti degli incontri in Arabia Saudita, sotto lo
sguardo dei reali sauditi. Hekmatyar ha conquistato la sua fama come leader degli
studenti negli anni ’70 all’università di Kabul. Era un membro del gruppo
fondamentalista Salafi ed era tristemente noto per gettare acido in faccia alle
ragazze che non portavano l’hijab.
_ Fu nell’università di Kabul che iniziò la sua
carriera di criminale, uccidendo il leader degli studenti maoisti Saidal Sukhandan.

Durante la jihad contro i sovietici venne sostenuto dalla Cia, dall’Isi e dai
sauditi. I suoi crimini meriterebbero un saggio a parte. Va aggiunto che dopo l’11
settembre si è alleato con i taleban.

Così, dopo aver corteggiato Hekmatyar, gli Usa hanno ci stanno provando con i
taleban. Probabilmente alcuni di loro verranno pagati per deporre le armi. Altri, i
più duri, rimarranno nascosti nelle grotte.
Per compiacere i disertori taleban, Karzai verrà costretto a islamizzare
maggiormente il suo regime. Infatti, per fare un favore agli estremisti sciiti del
suo governo, ha già legittimato ciò che è visto dai più come uno stupro in famiglia
(la legge si applica solo alle donne sciite). Ora vedremo quali brutalità misogine
verranno legalizzate da Karzai per compiacere taleban. Comunque sia, l’intento di
queste trattative è solo quello di stabilizzare l’occupazione Usa in Afghanistan,
anche se questo significa imbarcare nuovamente i taleban. Così, le donne afghane
saranno di nuovo, e ancora più di adesso, le vittime sacrificali della cosiddetta
sharia che i taleban vorranno imporre. Il circolo dell’ipocrisia si chiude. Nel 2001
gli Usa hanno occupato il nostro paese in nome delle donne afghane. Ora Washington
tratta con i taleban a spese delle donne afghane.

*Attivista afghana (saharsaba@yahoo.com)