Con i metodi della democrazia partecipativa, a Parma si sono affrontati i temi che andranno a costituire l’ identità di A.L.B.A., decidendo alcuni punti chiave, e impostando il percorso successivo, che porterà a definire uno statuto e un articolato programma di lavoro.Sono stata troppo immersa nell’organizzazione delle due giornate di A.L.B.A. a Parma per poterne scrivere con quella giusta distanza che le scuole di giornalismo, che non ho mai frequentato, consigliano di tenere di fronte all’oggetto di cui si vuol parlare. Il breve articolo di [Anna Pascuzzo->https://www.womenews.net/spip3/spip.php?article10665] mi ha risolto il problema: lei, a cui è lecito l’entusiasmo della partecipante, sottolinea la novità dell’incontro e dice quanto fosse ingenerosa l’accusa fatta al soggetto politico nuovo, quando ancora non si chiamava A.L.B.A., di essere troppo attento agli aspetti metodologici.

Perché {{“democrazia” è prima di tutto un metodo,}} un metodo per stare insieme, per affrontare i problemi insieme, per decidere insieme.
E quindi con i metodi della democrazia partecipativa si è cominciato ad affrontare tutti i temi che andranno a costituire l’ identità di A.L.B.A., decidendo alcuni punti chiave, e impostando il percorso successivo, che, altrettanto democraticamente, anche se con una pluralità di strumenti diversi, alcuni anche da inventare, porterà a definire uno statuto e un articolato programma di lavoro su cui impostare iniziative e alleanze.

Sul sito ([http://www.soggettopoliticonuovo.it/a-parma-lassemblea-programmatica-di-a-l-b-a-del-30-giugno1-luglio/esiti-di-parma/->http://www.soggettopoliticonuovo.it/a-parma-lassemblea-programmatica-di-a-l-b-a-del-30-giugno1-luglio/esiti-di-parma/]) sono comparsi da alcuni giorni i documenti approvati in assemblea la domenica, frutto del lavoro fatto il giorno prima da circa 320 persone che hanno discusso per più di 5 ore in 17 gruppi (tavoli). Gruppi relativamente piccoli dove l’interazione orizzontale era la regola, e dove il contributo delle persone più esperte aveva il crisma dell’autorevolezza e non dell’autorità o del ruolo.

Sono state definite {{alcune discriminanti}}: A.L.B.A. e il suo manifesto non hanno più davanti il berlusconismo, per la cui fine a un certo punto poteva sembrare che tutte le alleanze fossero possibili. Abbiamo davanti {{il montismo}}, un governo “rivoluzionario e costituente” che, ridando all’Italia un ruolo nell’Europa delle nazioni neoliberiste, sembra a qualcuno una buona cosa. Ed è invece un avversario da battere. Perché si deve lavorare “alla costruzione di un’altra Italia e di un’altra Europa”, per un’altra via di uscita da questa crisi “che non faccia a pezzi dignità e diritti del lavoro, relazioni, ambiente e vita delle donne e degli uomini”.

Questo vuol dire che {{di fronte alla scadenza elettorale }} ormai vicinissima, ad A.L.B.A. non interessano coalizioni con forze politiche, come il Pd, che si muovono nella logica di Monti, di cui vogliono mantenere l’agenda, se non addirittura il governo, anche nella prossima legislatura. Interessa invece costruire un progetto radicalmente nuovo intorno a cui raccogliere quella ampia parte di società italiana, che dopo le vittorie referendarie ed elettorali (amministrative), e dopo iniziative di movimento che hanno riempito le piazze, come non accadeva da anni, di donne, uomini, giovani e meno giovani, continua ad essere ricacciata nell’insignificanza da un ceto politico miope e autoreferenziale.

La chiave di volta di un programma in grado di governare l’uscita dalla crisi, non solo a livello nazionale ed europeo (perché la crisi come sappiamo non ha confini di sorta) è {{una riconversione ecologica dell’economia a livello globale.}} Sui temi del{{ lavoro}}, bisogna riconoscerlo, è mancata per ora la capacità di declinare il termine al plurale, per cogliere pienamente l’intreccio fra produzione e riproduzione, per vedere il lavoro nella sua complessità, fatto da donne e da uomini, che hanno con esso relazioni asimmetriche. Ma su questo {{un incontro nazionale in programma a Torino per il prossimo autunno }} consentirà certamente di fare molti passi in avanti.

Nel futuro di A.L.B.A. ci sono quindi altre iniziative di confronto e di riflessione e iniziative di lotta. {{Il conflitto,}} parola di cui si era lamentata l’assenza nel manifesto fondativo, ha attraversato tutta la discussione a Parma: va praticato in tutte le forme, vecchie e nuove, utilizzando tutti gli strumenti esistenti per cancellare, prima di tutto, le modifiche legislative che dal berlusconismo al montismo hanno ridotto nel nostro Paese gli spazi di libertà e di democrazia, e per ricostruire spazio pubblico agibile.

Quanto all’organizzazione di A.L.B.A., a Parma si è deciso su alcuni punti caldi: l’adesione è solo individuale, mentre con i soggetti collettivi saranno via via definite modalità di cooperazione per singole iniziative, campagne politiche, passaggi elettorali. L’organizzazione si caratterizza per una forte orizzontalità, avendo la forma di una Rete e, come punto di aggregazione, il Nodo territoriale, e per una spiccata inclusività, consentendo cioè a chi aderisce ad essa di mantenere una pluralità di appartenenze.
{{
La definizione dell’organizzazione di A.L.B.A. avverrà alla fine di un percorso di circa tre mesi,}} che vedrà il coinvolgimento di tutti i nodi e di tutte le persone aderenti, che saranno chiamate a interagire con un gruppo di lavoro nazionale, a cui spetterà il compito di redigere ed aggiornare le bozze di lavoro dello Statuto e del Codice etico.

Anche a Parma, come già a Firenze, a saper guardare si notava {{una presenza di donne superiore alla media che troviamo di solito negli appuntamenti politici nazionali.}} Non solo infatti c’è stata una buona presenza femminile fra gli interventi e nelle presidenze, ma è stata forte la presenza di donne nell’organizzazione della discussione ai tavoli, condotta con il metodo partecipato denominato PARTY (sul quale uscirà a breve un libro, per chi vorrà utilizzarlo in altre occasioni).

Ma, come a Firenze, {{donne presenti e invisibili ai media}}. Chi ha letto il Manifesto, il quotidiano che fin dall’inizio ha dato più spazio all’avventura di A.L.B.A., ha trovato l’intervista a un uomo e solo nomi di uomini citati nell’articolo di domenica mattina. E nei giorni successivi firme di uomini di A.L.B.A. a dar conto dei risultati.

Forse questo è un problema, e non è il problema meno urgente che le donne e gli uomini di A.L.B.A. devono affrontare.