Riceviamo dalle autrici la seguente lettera aperta, inviata anche a La Repubblica, in cui si propone, soprattutto alle donne dei partiti del centro sinistra, la costruzione a Bologna di uno spazio pubblico di confronto dal quale condurre la battaglia per l’autonomia e l’autodeterminazione delle donne.A Bologna le donne hanno bisogno di far sentire la loro voce, soprattutto {{le donne dei partiti}}, perché quelle impegnate nella {{Rete}} e nelle {{Associazioni}} stanno facendo un lavoro importante, ma faticoso perchè spesso osservato con noncuranza.

{{Bologna, sembra soffocare in}} {{un pensiero unico greve}}, che a tante e tanti crea disagio, che non dà aria ad un confronto vero, che lascia più l’amaro in bocca dell’impoverimento piuttosto che della liberazione di energie.

E a Bologna, fra tanti silenzi, {{ le donne della politica, ma soprattutto le donne del PD}}, a noi pare siano le più silenziose, le più ritirate, le più scomparse dalla scena pubblica, una scena illuminata dagli attacchi di coloro che, prevalentemente uomini, anche a Bologna, non intendono accettare l’idea che sui diritti delle donne si definisce la qualità della democrazia di una comunità.

Gli attacchi vergognosi di questi mesi e le provocazioni scandalose di questi giorni contro la legge 194 cos’altro si portano dentro se non il rifiuto del riconoscimento delle donne come persone moralmente responsabili?

Con tante compagne dei Ds, oggi nel Pd, abbiamo combattuto battaglie per i diritti e le libertà di tutte e tutti. Abbiamo fra di noi praticato percorsi di autonomia femminile, relazioni di libertà e responsabilità.
Ci rivolgiamo a loro perché sentiamo {{l’urgenza dei tempi}} che stiamo vivendo che avrebbero bisogno di parole molto forti di donne, anche a Bologna. Ma non è così, purtroppo.

Allora perché non trovarci ancora insieme, tutte noi donne del centro sinistra, delle associazioni, della società civile, delle istituzioni, donne che non si riconoscono in alcuna organizzazione, donne credenti e non credenti, ognuna nel rispetto delle idee e dei percorsi dell’altra.

Perché non uscire dai recinti di appartenenza per darci {{uno spazio pubblico di incontro}} dal quale, insieme, condurre ancora oggi la dura battaglia per l’autonomia e l’autodeterminazione delle donne, consapevoli come siamo che nell’operare contro le donne si restingono gli spazi per tutta la società.

Per {{respingere insieme il pensiero di Monsignor Caffarra e di tanta parte della Chiesa}} secondo il quale la sacralità della famiglia fondata sul matrimonio si difende negando
riconoscimento pubblico e diritti a quelle persone etero e omosessuali che fanno famiglia in altro modo.

Per {{difendere con intransigenza la laicità dello Stato}}, perché la laicità è l’unico principio che consente la convivenza delle differenze.

Ci servirebbe di {{riaprire un dialogo}} per poter decidere insieme le forme e i tempi per farci sentire tutte insieme.

La proposta che rivolgiamo {{alle donne del PD e a tutte le altre}} riguarda la costruzione di {{uno spazio pubblico di relazione}}, di riconoscimento reciproco, di visioni condivise, di definizione, pur nelle nostre differenze, di percorsi di lavoro comuni.

A Bologna se ne sente davvero un gran bisogno.

Katia Zanotti
Vania Zanotti