Dal Coordinamento Donne CGIL, appello di adesione alla manifestazione dell’8 marzo contro la guerra

Due focolai di guerra, tra i tanti nel mondo, rischiano di indurre il nostro governo a scelte pericolose e anticostituzionali.

Il primo riguarda la Libia. Il gravissimo errore compiuto nel 2011 quando offrimmo sette delle nostre basi aeree e più tardi una flotta di cacciabombardieri per aggredire un paese sovrano, violando gli articoli 11, 52, 78 e 87 della nostra Costituzione, ha provocato la distruzione di uno stato sicuramente dispotico ma laico, in cui la condizione economica e civile delle donne era tra le più avanzate nei paesi arabi. Ora la Libia è lacerata da bande, islamiste e no, e la ricomposizione della pace e sicurezza della popolazione non può essere raggiunta a colpi di cannone o con bombardamento aerei.

Il secondo riguarda l’Ucraina. L’abbattimento del presidente Yanukovych fu ottenuto con un putch di piazza, limitato alla capitale Kiev, da parte di una coalizione di cui fa parte a pieno titolo la formazione neonazista Svoboda. Le successive elezioni, a scarsissima partecipazione popolare, hanno confermato un governo di centro-destra filo-occidentale. La popolazione russa della Crimea e del Donbass, da sempre residente nell’est Ucraina, ha cercato l’autonomia e l’indipendenza, ottenendo una reazione repressiva del governo in nome dell’unità nazionale. Da ciò la guerra attuale, con migliaia di morti civili, donne e bambini in primo luogo.

E’ chiaro che la Russia non tollererà la presenza di forze militari Nato sul confine nazionale, per cui il conflitto può allargarsi in maniera pericolosa rischiando di esplodere con una guerra globale.

Di fronte a tutto ciò il governo italiano è subalterno agli interessi delle grandi potenze: degli USA nei confronti dell’Est Europa, della Francia nei confronti del Nord Africa. La logica della Nato prevale sul ruolo dell’ONU, dell’Unione Europea e degli Stati sovrani. Gli interessi militari sembrano avere la meglio sull’azione politica tesa a salvaguardare la pace e la sicurezza.

E’ questa l’occasione che la ministra della difesa Pinotti aspettava per rimangiarsi la promessa di dimezzare l’acquisto dei costosi (e difettosi) cacciabombardieri F35. Ora si riparla di acquisire tutti i 90 velivoli, con un costo economico enorme a fronte dei tagli lineari nella sanità e nella scuola.

I tagli riguardano anche i servizi della salute e della tutela delle donne, tra cui i consultori, i centri anti-violenza e gli ammortizzatori sociali. L’occupazione femminile è in caduta libera ma il governo propone una spregiudicata politica di privatizzazione e di monetizzazione: voucher invece di contratti stabili; risarcimenti invece del reintegro per le donne licenziate ingiustamente; bonus bebè invece di asili nido.

In quest’ottica la guerra di aggressione, così come viene ventilata in Libia e indirettamente in Ucraina, non solo è anticostituzionale, non solo provoca morte e distruzione tra i civili, ma anche sottrae fondamentali risorse allo stato sociale. Le prime a farne le spese saranno le donne.

Opponiamoci alla guerra e al riarmo! Celebriamo un 8 marzo chiedendo il rispetto della dignità, della vita, della salute delle donne!

Troviamoci domenica 8 marzo alle ore 11 per manifestare in Piazza della Borsa a Trieste

Luisa Barba – Trieste