L’Udi nazionale ha aperto il dibattito politico sulla campagna “50E50” con un incontro, svoltosi a Roma il 22 febbraio, che rappresenta l’avvio di una rete fra luoghi ed esperienze diverse di donne che si confrontano e si rendono visibili su un obiettivo: la presenza paritaria nei contesti decisionali, come condizione di democrazia.{{“50E50 ovunque si decide per una democrazia paritaria”}} (questo lo slogan della campagna) vuole essere altra cosa dalle quote: lo dicono le relazioni iniziali (quella di Pina Nuzzo e quella di Milena Caronte e Stefania Guglielmi), lo confermano gli interventi delle altre donne che hanno esperienze politiche in luoghi diversi dall’Udi.
_ {{Non siamo una quota, una categoria fra le altre}} e non basta puntare ad un “riequilibrio della rappresentanza” (perché equilibrio non c’è mai stato); {{si tratta di cambiare le regole di un gioco che non funziona più,}} di “squotare” la politica sottoponendola a critica e facendo sì che maggiore quantità delle donne diventi qualità, rappresenti cioè la messa in atto di un punto di vista duale, sessuato, possa incidere sulla qualità dello sviluppo nelle politiche complessive. Si tratta di ripensare la cittadinanza con una critica dal margine. La crisi governativa del giorno prima non fa che confermare la necessità di modificare il “gioco”.

Come già era manifesto nei primi documenti diffusi (di cui abbiamo già dato notizia su il paese delle donne on line), {{50e50 vuole essere una campagna complessiva che non contiene solo una proposta di legge di iniziativa popolare}} di cui vengono illustrate alcune linee in attesa della sua stesura definitiva. Nella proposta, 50E50 “significa affermare intanto un principio fondamentale e cioè che la Repubblica italiana riconosce a fondamento della Democrazia la compresenza paritaria dei due sessi in ogni contesto nel quale si decide, dettando quindi norme che vanno ad incidere sui meccanismi che regolano le candidature per le Assemblee elettive”.
_ E si aggiunge: “Sul piano tecnico dell’articolato, le norme riguarderanno le Assemblee elettive, cioè i contesti ai quali si accede con una candidatura sul territorio nazionale. Pensiamo ad una norma che valga per tutto, per tutte, per tutti a prescindere dai sistemi elettorali in vigore, cioè una norma che vada rispettata sia quando le formazioni politiche presentano le proprie candidature in un sistema maggioritario con collegi uninominali, sia in elezioni con sistema proporzionale, sia quando si prevedono liste bloccate, sia con voto di preferenza. La sanzione per il mancato rispetto delle norme sarà l’irricevibilità delle liste, o – a seconda – delle candidature complessive”.

{{E’ sottolineata da molte la difficoltà e la complessità di un percorso su cui convogliare molte forze}} e che per le donne dell’Udi appare come “il tema di fondo e di sfondo a tutte le battaglie dell’Udi”. La giornata del 22 febbraio, con la presenza di donne già impegnate in luoghi diversi sui temi della rappresentanza (dalle associazioni della Casa internazionale delle donne di Roma ad “Usciamo dal silenzio” di Milano, dalla Cgil ad Arcidonna), costituisce – si dice – una buona premessa per portare avanti un processo complesso; ma si tratta ora di andare alle vere interlocutrici che sono “le donne”: parlare alle donne per parlare al mondo.

{{L’8 marzo}} sarà un ulteriore tappa: a Roma, un tavolino sarà allestito nella Galleria Sordi a largo Chigi proprio per cominciare a parlare di questa aspirazione con le donne della città.